Erano le cinque questa mattina, quando si sono cominciati a sentire i primi scoppi fragorosi di tuono: era quel modo di tuonare, che tra uno scoppio e l’altro continua con un brontolio minaccioso (mia madre lo chiamava “truneina”). Poi dopo un po’ il vento e la pioggia torrenziale hanno prodotto un frastuono assordante: sembrava che stesse accadendo il finimondo. Mi sono alzata per controllare che non entrasse acqua da qualche finestra rimasta aperta per arieggiare le camere e il rumore era tale che temevo si stesse abbattendo sulla casa una tromba d’aria.
Quell’atmosfera da tragedia imminente è continuata per parecchio tempo e capivo che se anche qui non stava accadendo nulla di eccezionale, da qualche altra parte doveva essersi scatenato l’inferno. E i giornali di stamattina lo hanno confermato: a Milano il Seveso è esondato e i tombini parevano geiser.
Questi fenomeni così improvvisi e violenti sono manifestazioni inequivocabili del cambiamento climatico in atto. Non credo che possiamo permetterci di ignorare quello che sta accadendo e i governi di tutti i paesi del mondo dovranno tenerne conto nello stendere i loro programmi o il futuro sarà sempre più triste e incerto.