Pochi giorni fa, in un film alla TV, il solito mafioso italo-americano proclamava la sua religiosità e intanto comandava rappresaglie contro gli avversari; alla compagna che gli rinfacciava i tanti omicidi rispondeva: – Non sono omicidi, è solo lavoro!-
Per molti mafiosi è proprio così: gli omicidi, perpetrati per non farsi soppiantare dai rivali nel controllo del territorio, non sono omicidi come quelli che commette la gente comune e riescono a conciliare così nella loro coscienza distorta il delitto con la devozione al patrono o alla Madonna.
Questa aberrazione arriva addirittura alla consuetudine dell’ “inchino”: durante una processione, la statua del santo festeggiato si inchina davanti alla casa del boss locale, che, naturalmente, ha fatto una generosa offerta per contribuire alla riuscita dei festeggiamenti.
Ora Papa Francesco, così come aveva fatto Papa Giovanni Paolo secondo, vuole smantellare questo radicato malcostume, ma c’è da chiedersi come esso si sia potuto radicare: non c’è stato forse un atteggiamento di certo clero, che faceva finta di non sapere la provenienza di certe offerte? Si sa che il non accettarle poteva essere inteso come uno sgarbo punibile con la morte e forse far finta di nulla, in fondo, consentiva di aggiustare il campetto dell’oratorio o il tetto della chiesa …. e allora per quieto vivere si faceva buon viso a cattivo gioco.
Ora però nessuno deve più tollerare questo stato di cose e i preti come don Ciotti o come don Puglisi devono essere il modello da seguire per tutti i credenti.