Ciò che rende più pesante il trascorrere dei giorni in questo periodo dell’anno è certamente la mancanza di luce; il buio che incombe su gran parte del giorno induce alla malinconia, porta pensieri tristi. Se è così per tanti di noi che viviamo in queste nostre zone, possiamo ben immaginare quanto diventi oppressiva la fame di luce in chi vive nell’estremo nord del mondo , in cui per mesi non si vede un raggio di sole.
Dicembre è sempre stato il mese
in cui si smetteva di esistere.
Si diventava una parentesi nel buio, o poco più.
Si accendevano lanterne, lampade e candele.
Ma era evidente
che non bastavano
contro il fiume straripante delle tenebre.
È facile capire
un messaggio natalizio
più pagano, più primitivo:
A qualsiasi costo con torce e fiaccole
riavere una luce solare
il cui ritorno non era mai scontato.
La mancanza di luce, l’assedio delle tenebre, il tentativo di vincerle con torce e fiaccole è ciò che ricorda il poeta svedese Gustafsson del suo paese nel mese di dicembre. La gente smetteva di esistere e si spiegano così gli antichi riti nei quali con ogni mezzo si cercava di esorcizzare la paura di non rivedere più la luce del sole.