In Italia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si è avuto un importante movimento contadino, forse il più grande d’Europa. E’ il 1882 quando migliaia di contadini della pianura padana incrociano le braccia per il primo di una lunga serie di grandi scioperi che presto dilagano nel Delta del Po, in Emilia, in Piemonte. (da RAI Storia)
E’ certo in riferimento alla stagione degli scioperi dei contadini verificatisi negli anni 20 del novecento, che mia madre raccontava con dolore:-Da una fattoria all’altra rimbalzavano i muggiti strazianti delle mucche che chiedevano di essere munte: i contadini avevano incrociato le braccia per giorni e giorni e le mucche chiedevano aiuto inutilmente.- Mia madre concludeva questi ricordi così: -Povere bestie! Loro non c’entravano !-
E’ vero! Le mucche non c’entravano, ma forse una lotta dura si era resa necessaria, inevitabile, se si pensa alle condizioni miserabili in cui erano costretti a vivere i contadini. Mi ricordo di una conferenza sulla pellagra, vero flagello in quei tempi: era provocata dalla dieta a base quasi esclusivamente di polenta e portava i malati alla pazzia. Tutti ne conoscevano le cause, ma invece di assicurare maggiore reddito ai contadini in modo che potessero arricchire la loro dieta, si optava per la costruzione dei manicomi dove rinchiudere i poveri disgraziati colpiti dalla malattia!!!
E’ anche risaputo che furono le mondine del vercellese a ottenere, nel 1906, per prime in Europa, il riconoscimento delle otto ore lavorative: donne forti e coraggiose che sfidarono la prepotenza dei proprietari terrieri.
Le lotte di quegli anni sono state il punto di partenza per la conquista del riconoscimento dei diritti di chi lavora, diritti che oggi in molti casi, anche qui da noi, vengono messi in discussione. I tempi cambiano, il lavoro cambia, ma il diritto a un lavoro dignitoso resta anche in tempi di globalizzazione selvaggia. Ricordiamocelo mentre festeggiamo il 1° Maggio.
(Anna Identici canta : Se otto ore vi sembran poche)