Draghi in Emilia ha elogiato gli imprenditori per lo spirito di collaborazione e per la positiva visione del futuro, che fanno da sempre dell’Emilia uno dei motori della nostra economia.
Già, …lo spirito di collaborazione…credo sia incorporato nel DNA degli Emiliani.
Forse è la stessa conformazione del territorio, così piatto, a rendere più facili i contatti tra la gente e gli spostamenti da una zona all’altra e ciò ha probabilmente reso inevitabile il confronto e la collaborazione, fin dai tempi più remoti, per affrontare le piene del Po e i lavori stagionali nelle campagne.
Ricordo quando, verso la fine dell’estate, si raccoglieva il granturco.
Sulle aie delle fattorie si vedevano enormi cumuli di pannocchie in attesa di essere liberate dalle brattee ormai secche. Allora correva voce per le strade della borgata: – Stasera si va a spannocchiare da… –
E dopo cena ci si ritrovava sull’aia, seduti sulle balle di paglia sistemate in cerchio attorno alla montagna di pannocchie e si procedeva alla spannocchiatura.
Era una festa: alla luce fioca di qualche lampada, gli adulti si davano da fare ad aprire le pannocchie per estrarne i chicchi dorati incastonati nel tutolo legnoso, mentre il cartoccio esterno veniva scartato (in parte veniva poi utilizzato per rinnovare i pagliericci che fungevano da materassi). L’aia si riempiva di chiacchiere allegre e ogni tanto una battuta più spiritosa o più maliziosa faceva scoppiare una risata generale. Noi bambini ci divertivamo a giocare tra di noi nella penombra dell’aia. Il contadino ospite offriva da bere a chi gli forniva preziosa mano d’opera gratuita, ben sapendo che presto avrebbe ricambiato lo stesso favore ai vicini.
Tra il gracidare delle rane nei fossi e il fastidioso ronzio delle zanzare sempre fameliche e sempre in agguato, a volte qualcuno intonava un canto, subito seguito da altri: le loro voci diverse, non sempre aggraziate, formavano però un coro gradevole la cui melodia si espandeva nella notte.
Quando la montagna di pannocchie era ormai sparita, poteva anche succedere che una fisarmonica cominciasse a suonare una polka o un valzer e l’aia diventava una pista da ballo.
Poi alla fine tutti si salutavano e si davano appuntamento per andare a spannocchiare il granturco in un’altra cascina.