La peste di Firenze ha trovato in Boccaccio il suo “cantore”, così come Tucidide lo fu della peste di Atene.
Boccaccio inizia a scrivere la sua opera in un momento di ristrettezze economiche per la sua famiglia. La bancarotta della corona inglese aveva, infatti, provocato gravi difficoltà alle banche fiorentine, in una delle quali lavorava il padre dello scrittore.
Boccaccio non è uno storico e non pretende di fare la cronaca della calamità abbattutasi sulla sua città, ma fa della peste la cornice entro la quale inserire le novelle narrate da dieci giovani fuggiti nelle campagne per scampare al contagio. Tuttavia dedica alcune pagine iniziali alla descrizione della pestilenza per mettere in risalto il disastro non solo economico, ma soprattutto morale e civile da essa provocato: si accentuano gli egoismi, i furbi e quelli senza scrupoli hanno sempre la meglio.
La peste sconvolge il tessuto sociale: si contano quasi centomila morti nella sola Firenze e molti antichi palazzi restano vuoti e abbandonati. Ne consegue una grave crisi economica e demografica che sfocerà poi in tumulti e rivolte. Essa è lo spartiacque che sancisce la fine del mondo Medioevale e dei suoi valori e la nascita di un modo nuovo di intendere il mondo e la vita: l’Umanesimo.
Come al solito don Ivano riesce sempre a farci rinfrescare le nostre conoscenze aggiungendo sempre tuttavia qualche cosa di nuovo e di avvincente.
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Oggi è stata la prima volta che il dr. Galdini ha tenuto una lezione per noi dell’UTE.
E’ stato un interessantissimo excursus su come nella storia sia stata curata la calcolosi renale (detta anche anticamente “il male della pietra). La prima documentazione di questa malattia è stata trovata in una mummia egiziana.
Per molti secoli si è tentato di curare chi era affetto dalla malattia con prodotti derivati dal mondo vegetale miranti a sciogliere (litolisi) o a espellere i dolorosissimi calcoli. Risalgono all’Illuminismo i primi tentativi di intervenire chirurgicamente (litotomia). E’ facile immaginare quanto detti interventi fossero dolorosi e rischiosi per il malato: non esistevano anestetici nè strumenti adeguati. Si dice che il re Luigi XI soffrisse di calcolosi e che abbia accettato di sottoporsi all’ intervento chirurgico solo dopo che era stato operato un galeotto, che ne aveva avuto in cambio la libertà.
Solo recentemente, negli ultimi decenni, il miglioramento degli strumenti e delle tecniche diagnostiche ha permesso di effettuare interventi efficaci per la frantumazione dei calcoli e la successiva espulsione anche senza intervenire chirurgicamente (quando la situazione lo consente).
Alla fine della lezione i soci hanno posto domande e il dr. Galdini ha soddisfatto ampiamente ogni richiedente e poi ha anche fornito ottimi consigli per prevenire la calcolosi renale: dieta sana (poco sale, poca carne, mola frutta e verdura, bere acqua).
Un grazie sincero al dr. Galdini per la sua interessante lezione!