Ute: La rivoluzione industriale nell’Erbese – F. Julien: Nutrire la vita.

Per Erbese si intende la zona comprendente la città di Erba, il circondario e la Valassina.

E’ del 1450 un documento che riporta un contratto tra i Missaglia di Canzo e gli Sforza per una fornitura  di ferro per armature, ne consegue che a Canzo dovevano esserci giacimenti di ferro e anche la tecnologia per l’estrazione e la lavorazione del metallo. 

Nel 1464 una parte del Lambro, in prossimità del ponte di Ponte Lambro, viene deviata per dar origine alla roggia Molinara che doveva alimentare fabbriche tessili.  Alla fine del 1400, Ludovico il Moro promuove la coltura del gelso, le cui foglie servono per l’allevamento dei bachi da seta. Questa attività, prima concentrata a Milano e alla prima periferia milanese, si diffonde  a poco a poco fino ad arrivare nel comasco e più tardi a Erba.

Nel 1715 ci sono a Caslino due filande , ma il loro numero cresce in fretta nei decenni successivi. La bachicoltura arricchisce i proprietari terrieri,  sfruttando il lavoro dei contadini e soprattutto il lavoro delle donne e dei bambini. Una volta arricchitisi, i proprietari terrieri investono nelle filande, nelle quali lo sfruttamento si fa, se possibile, ancora più feroce: le bambine già a 5 anni lavorano anche 12 ore al giorno e vengono pagate la metà delle donne, che, a loro volta, percepiscono un salario dimezzato rispetto a quello degli uomini, ai quali è affidato il compito della manutenzione dei macchinari.

Perché vengono accettate condizioni di lavoro tanto disumane? La terra in queste zone non produceva molto, le famiglie erano poverissime e spesso non avevano nemmeno la possibilità di mangiare a sufficienza, perciò anche il sia pur miserevole salario della filanda era prezioso per il mantenimento della famiglia (si pensi che solo il 4% della popolazione arrivava a superare i 60 anni e solo qualche privilegiato poteva permettersi di mangiare carne).

Tra il 1804 e il 1820 sono in funzione 20 filatoi nel Pian d’Erba, ma le frequenti disastrose piene del Lambro condizionano la situazione  economica della popolazione; il problema verrà risolto sotto il governo austriaco con la costruzione di nuovi argini e l’infossamento del greto del fiume.

Tra il 1830 e il 1840 si producono ventimila quintali all’anno di bozzoli e alla metà del secolo la quasi totalità del reddito prodotto nell’Erbese deriva dalla lavorazione della seta. E’ il momento in cui gli imprenditori stranieri vengono a investire in questa zona e sorgono così grandi fabbriche tessili, che però hanno bisogno di macchinari e quindi si sviluppa anche l’industria meccanica. Nella prima Esposizione di Milano viene premiata l’officina Zappa di Pontelambro.

Con l’annessione al Regno d’Italia, vengono costruite le ferrovie per collegare il nord con il sud del Paese: ciò apre mercati nuovi per l’industria lombarda a scapito della meno meccanizzata industria meridionale..

Malattie dei bachi e parassiti dei gelsi danneggiano a più riprese la bachicoltura, ma non le filande che importano la seta a minor prezzo dalla Cina e dal Giappone. L’introduzione dell’obbligo scolastico prima e il divieto di assumere bambini fino ai 9 anni poi, la costruzione dei primi asili e anche dei primi quartieri per gli operai  comportano un certo miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori delle fabbriche.

Verso la fine dell’800 l’Erbese diventa zona di villeggiatura per i ricchi milanesi; sorgono numerose ville gentilizie che necessitano di mobili di pregio e da questo nasce la rinomata industria del legno di Cantù, che a sua volta incrementa il lavoro per le fabbriche che producono maniglie, serrature, rubinetti, ecc.

Questa lezione della prof. Russo ha riscosso il gradimento e l’interesse dei numerosi presenti.

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“Nutrire la vita” è un saggio del filosofo francese Franςois Julien, tradotto in italiano dal nostro docente M. Porro, che oggi ci parla appunto di questa opera.

Julien si pone di fronte ad un’altra cultura (quella cinese) per capire meglio la nostra cultura occidentale che ha le sue radici in Socrate, Platone, Aristotele, ecc.

NUTRIRE è l’attività basilare che accomuna tutti gli esseri viventi e ci lega a madre terra. Ma “nutrire” può anche essere inteso in senso figurato, come nutrire un sentimento, un desiderio … ed ha in questo caso valenza simbolica. Ma cosa si intende per simbolo? E’ un segno concreto che indica qualcosa d’altro in un diverso livello di realtà

Platone distingue corpo e anima, questa si nutre del mondo delle idee; la nostra tradizione culturale ha fatto proprio questo pensiero di Platone, ripreso anche nella nostra tradizione religiosa, in cui si parla del Pane di vita, dell’acqua che sazia per sempre (episodio della Samaritana) e tale concetto è presente anche negli scritti dei principali dottori della Chiesa.

In Cina il Confucianesimo e il Taoismo seguono invece una strada del tutto diversa: se la vita è limitata e il mondo della conoscenza è invece illimitato, non vale la pena di inseguire la scienza e la filosofia. E’ più importante perseguire la saggezza e nutrire la vita (non ci si preoccupa di distinguere tra corpo e anima). Tutto è pervaso dal soffio-energia (da qui nasce l’agopuntura che vuole ripristinare il corretto flusso dell’energia). I Cinesi non si sono mai occupati dell’ immortalità dell’anima, ma il loro sogno è una lunga vita serena.

Con questa lezione il prof.  Porro ha posto il secondo tassello che ci porta a conoscere un filosofo moderno tra i più quotati e il misterioso mondo della Cina: molto interessante!!!