Se ridi, o febbraio piccino,
col sole sia pure d’un dì,
è un riso che dura pochino,
pochino pochino così.
Appena quel tanto che basta
a fare cantare le gronde
dell’acqua mutevole e casta
che lascia la neve che fonde.
Ma basta quel primo turchino,
quel po’ d’intravvista speranza
a dare una nuova fragranza
al cuore e al destino.
E’ una piacevole poesia questa di Renzo Pezzani: alle parole semplici, si accompagna la musicalità gentile delle rime e la scelta di immagini che danno allegria. E’ evidente che parla di un febbraio d’altri tempi, quando ancora il freddo non mollava la sua presa ed era spesso il mese più difficile di tutto l’inverno.
Leggendo questa poesia mi è venuta la curiosità di saperne di più sul suo autore e ho scoperto la vita di un uomo dalle passioni forti che lo hanno trascinato in diverse avventure di segno diametralmente opposto: prima interventista e volontario nella Grande Guerra, poi pacifista e sindacalista; da simpatizzante del fascismo nascente ad oppositore del regime.
Trova infine la sua serenità nell’incontro con la religione, ma non muore il suo amore per la letteratura e la poesia, così tenta più volte di fondare una propria casa editrice, ma ogni volta sprofonda nei debiti.
Credo sia stato il tipo di uomo che ha il coraggio di seguire il suo cuore senza fare troppi calcoli preventivi, ma ha anche il coraggio di capire i propri errori e quindi di ritornare sui suoi passi. Se poi aggiungiamo che è emiliano come me, mi è ancora più simpatico.