Convivere.

L’immigrazione in Inghilterra è cominciata molto tempo fa : “L’immediato primo dopoguerra vide l’istituzione del Welfare State britannico, tra cui uno dei primi e più completi sistemi sanitari pubblici, mentre l’economia della ricostruzione richiamò persone da tutto il Commonwealth delle nazioni, che contribuì a creare una società multietnica” (da Wikipedia). 

Prima il colonialismo inglese ha indotto, direi quasi naturalmente, un afflusso di cittadini dai paesi che sottostavano al controllo britannico, poi lo sviluppo economico attirò cittadini anche da paesi europei e da altri non appartenenti Commonwealth. Anche la diffusione dell’inglese come lingua franca ha attirato in UK molti studenti da aogni angolo del mondo, i quali, terminati gli studi, spesso non tornavano nei paesi di origine.

E tutto filava liscio, almeno apparentemente. Era infatti evidente la divisione tra zone residenziali abitate da inglesi e da benestanti e i grandi quartieri segnati dal disagio. Poi qualcuno ha cominciato a soffiare sulle differenze, su chi portava via il lavoro ai residenti, su quelli che venivano considerati “parassiti” del sistema e si è arrivati alla Brexit e alla politica delle deportazioni dei clandestini senza però che l’economia del paese ne beneficiasse, anzi la fuga degli stranieri dal Regno Unito ha determinato una pesante crisi di tutto il sistema economico e il governo attuale pare intenzionato a rivedere i rapporti con l’UE.

Forse è proprio questo che ha messo in allarme gli estremisti di destra inglesi. Bisognava trovare un pretesto per dare sfogo al loro odio, pretesto che puntualmente un ragazzino, probabilmente con disturbi mentali, di origini ruandesi ha offerto uccidendo brutalmente tre bambine.

La colpa individuale è stata trasformata in colpa collettiva ed è cominciata la rivolta in diverse città: distruggendo negozi gestiti da cittadini di origine straniera, assediando moschee e scontrandosi violentemente con la polizia. E’ l’espressione di un disagio creato dalle presenti difficoltà economiche, ma anche da un sistema sociale, che tende in modo esasperato, già a cominciare dalle scuole, non all’inclusione ma alla distinzione.

Ci sono stati alcuni giorni di gravi fisordini in diverse città, ma a far desistere i facinorosi dal continuare con le loro divastazioni sono scese in piazza migliaia di cittadini a dire “BASTA” . Alla testa di queste persone erano spesso le nonne, che ricordano bene a quali disastri portino l’odio e la discriminazione…

In un mondo sempre più connesso, l’unica possibilità di sopravvivenza è la pacifica convivenza, ma quando lo capiremo?