Polemiche infinite per le conseguenze disastrose della gestione dilettantistica dell’ emergenza neve a Roma.
Per combattere i disagi della neve bisogna conoscerla (la neve), così come occorre conoscere il mare per andare in barca o come bisogna conoscere le insidie della montagna per andare a fare escursioni in alta quota.
Più di quarant’ anni fa mi trovai a passare un inverno sull’ Appennino Emiliano: il borgo era composto da una ventina di case, c’ era un unico negozio che vendeva di tutto e una macelleria che apriva due volte la settimana. Il primo paese distava una decina di chilometri e per arrivarci c’ era un’ unica strada parzialmente asfaltata . Quando di sera o di notte cominciava a nevicare, non c’ era bisogno di scrutare il cielo per accorgersene: ai primi fiocchi infatti cominciavano a passare gli spazzaneve, che non smettevano il loro lavoro fino a che non finiva di nevicare.
Salvaguardare la percorribilità della strada che collegava quel borgo al resto del mondo era cosa troppo vitale per affrontare la situazione con leggerezza o superficialità e gli amministratori locali lo sapevano bene.
Forse Alemanno avrebbe dovuto far dotare i bus di catene da neve e avrebbe anche dovuto pretendere che anche i taxisti e tutti gli automobilisti ne fossero provvisti. Non importa se a Roma non nevica quasi mai.
Ieri un taxista romano ha ammesso candidamente che né lui, né i suoi colleghi sono provvisti di catene : certo un investimento di qualche decina di euro una tantum può essere un impegno troppo forte per i taxisti….