Ancora poesia all’ UTE.

Oggi all’ UTE (Università della Terza Età) nella prima ora abbiamo assistito a una bella lezione di medicina sulla tiroide, tenuta dal figlio di una mia cara amica, che poi ho cercato di salutare personalmente.
La seconda ora è stata dedicata al Pascoli, quello meno conosciuto, quello più cupo, inquieto e insieme più moderno.
La sala era piena ( e mi sembra che gli uomini siano sempre più numerosi). Tutti in religioso silenzio abbiamo ascoltato la lettura di:
ARANO
Al campo, dove roggio nel filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s’ode
il suo sottil tintinnio come d’oro.

IL TEMPORALE
Un bubbolìo lontano…
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare;
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.

IL LAMPO
E cielo e terra si mostrò qual era:

la terra ansante, livida, in sussulto;

il cielo ingombro, tragico, disfatto:

bianca bianca nel tacito tumulto

una casa apparì sparì d’un tratto;

come un occhio, che, largo, esterrefatto,

s’apri si chiuse, nella notte nera.

Sono seguite poi IL TUONO – L’ASSIUOLO – IL X AGOSTO – e per finire una versione piacevolissima de “L’ aquilone” accompagnata da immagini suggestive e dal coro a bocca chiusa della Madama Butterfly.
Alla fine la sala è esplosa in un fragoroso applauso.
Sono veramente simpatici i pensionati erbesi che dimostrano di apprezzare tanto la poesia!