Da tanti anni non vivo più nel mio paese di origine, Rolo, ma mi fa sempre molto piacere ritornarci.
E’ un paesino piccolo di circa 4000 anime, che però vanta una storia antica e nobile, tanto che fino a pochi decenni or sono godeva di un singolare privilegio ereditato dagli antichi signori del luogo: poteva infatti scegliersi il parroco. Capitava così che una giunta rossa avesse la facoltà di selezionare le richieste degli aspiranti parroci e decidesse quale poteva essere il più adatto alla comunità. Ora questo privilegio feudale è stato abolito: era veramente un retaggio anacronistico ormai.
Rimane comunque la singolarità di questo paese: così a cavallo tra Emilia e Lombardia, sempre indeciso se gravitare attorno al suo capoluogo , Reggio Emilia, o la città di Modena e hinterland coi quali è meglio collegata.
Fino a qualche decennio fa era , oltre che centro agricolo importante, sede di numerose industrie manifatturiere e il suo centro era un susseguirsi di piccoli negozi sotto i portici caratteristici dei paesi della zona. Ora però molte industrie sono scomparse sotto l’ impeto della globalizzazione e a poco a poco chiudono anche i negozi, che non possono reggere la concorrenza coi supermercati.
Nonostante questo ci sono molti immigrati, asiatici in maggioranza.
Noto però sempre un grande impegno degli abitanti per mantenere viva la comunità e le manifestazioni culturali , civili , religiose e sportive si susseguono in ogni stagione.
Crescere in un piccolo paese è forse più bello e rassicurante che vivere in una grande città: stabilire relazioni umane è più semplice . E’ più facile “sentirsi a casa”. Sono contenta che i miei nipoti abbiano la fortuna di crescere qui.