Alunni speciali.
Un’ insegnante di scuola secondaria superiore parla, in un libro, della sua esperienza con gli alunni portatori di handicap, mettendo in risalto come l’ integrazione in un gruppo classe di un alunno con disabilità non debba essere considerato come un peso per alunni e insegnanti, ma come un’ occasione di crescita umana e di formazione.
A dire la verità mi è parso di rileggere quanto si scriveva oltre trent’ anni fa prima che entrassero in vigore le leggi che regolano l’ inserimento di alunni con handicap e mi pare strano che si senta il bisogno di ripetere ancora oggi che è giusto offrire possibilità di inserimento anche a chi è meno fortunato: pare talmente ovvio tutto ciò… Posso capire che solo ora, forse, il problema si sta ponendo anche a livelli scolastici che prima non erano interessati dalle problematiche dell’ inserimento e che quindi si ritenga necessario proporre temi di discussione un po’ stantii.
Seppure a livello di scuola elementare, ho avuto sempre a che fare con l’ handicap e ho potuto sperimentare quanto sia stimolante doversi confrontare con problemi di apprendimento che richiedono la ricerca di nuove strade per comunicare , per rendere accessibili, in modo semplice, concetti e tecniche complessi, per adeguare alle capacità individuali gli obiettivi educativo-didattici, per ripensare l’ organizzazione della classe e delle strutture e questo alla fine è andato sempre a vantaggio anche dei ragazzi senza problemi. Vantaggi che non sono solo a livello di socializzazione e di sviluppo di una sensibilità umana e di una solidarietà più elevata, come parrebbe dall’ articolo linkato, ma anche e soprattutto a livello di qualità di apprendimento.