Infatti sopra al rigido materasso di crine di cavallo c’ era il pagliericcio: un saccone di tela con un’ apertura al centro, pieno di foglie di granoturco che la mamma, entrando con la mano nel saccone, risistemava ogni mattina. Anche dormirci sopra era un po’ rumoroso: ad ogni movimento le foglie scricchiolavano, ma erano fresche d’ estate e isolanti in inverno.
Poco dopo il saccone non fu più riempito di foglie, ma di piume di gallina e allora rifare i letti voleva dire sprimacciare per bene il “materasso”( proprio come si fa ora coi cuscini riempiti dello stesso materiale) fino a colmare la nicchia che ti aveva accolto durante la notte.
Sprofondare la sera in quella morbidezza era veramente una delizia, perchè ti sentivi avvolgere come in un abbraccio e potevi rigirarti a piacere senza sentire alcun rumore.
Ogni tanto poi la mamma svuotava il materasso e metteva le piume al sole dentro a un grosso recipiente e allora trovavi qualche piuma vagabonda nei posti più impensati.
Ero già grande quando vennero di moda i materassi a molle: erano più razionali e forse anche più igienici, ma ti accoglievano senza “abbracciarti”