Quando ancora ero alle superiori, in estate sono andata più volte a fare da educatrice /assistente a bambini e adolescenti in montagna. Erano gruppi organizzati dalla diocesi in modo molto semplice e informale.
Diquelle esperienze ricordo con gran piacere il senso di benessere che mi dava l’ aria di montagna, la bellezza e l’ incanto dei paesaggi, sia che fossero prati verdi dove l’ erba ondeggiava ad ogni soffio di vento, sia che fossero orizzonti sconfinati limitati da “cime ineguali” splendenti di neve; tutto questo era reso ancora più piacevole dall’ atmosfera di amicizia che si stabiliva sia tra gli adulti sia tra adulti e ragazzi.
La sera , quando i ragazzi erano ormai addormentati nelle camere, noi educatrici ci riunivamo per prendere accordi sulle attività del giorno successivo e alla fine c’ era sempre chi proponeva : – Facciamo una cantatina?- Allora si intonava un canto di montagna, o di lavoro o canti folkloristici. Questo serviva moltissimo a cementare l’ amicizia all’ interno del gruppo, a sentirsi “comunità”.
Il giorno seguente gli stessi canti accompagnavano le nostre escursioni o le soste nei rifugi al calore di un camino acceso.
Da allora la passione per il canto corale mi ha accompagnato sempre e mi ha indotto a far parte di una corale prima e poi a riservare sempre al canto qualche momento anche nell’ orario settimanale della programmazione per le mie classi.
Uniformare la propria voce a quella dei compagni e esprimere insieme la stessa emozione contribuisce molto a suscitare e rafforzare lo spirito di gruppo e crea un senso di appartenenza che dà sicurezza .