Quando le giornate si facevano più corte, al mattino vedevi, aprendo la finestra, una leggera nebbiolina alzarsi dal prato antistante, mentre ti arrivava alle narici il gradevole odore dell’uva ormai matura.
Ricordo che era il momento più bello dell’ anno, perchè il caldo soffocante era ormai passato e nei campi si stava bene, l’aria era tiepida e tutto intorno le foglie degli alberi cominciavano ad assumere il tipico aspetto autunnale, quando sembra che rilascino la luce del sole che hanno assorbito durante la stagione passata.
Allora era il momento della vendemmia.
Ogni vendemmiatore portava la sua roncola e il suo paniere e si andava nei filari dove l’ uva era più matura.
Cogliere i grappoli, riempire i canestri e svuotarli nelle cassette, che venivano poi caricate sui carri , era faticoso, ma ci si poteva permettere il lusso di scambiare qualche chiacchiera sui fatti del paese o di lanciare una battuta di spirito.
Le api si affollavano attorno ai grappoli più maturi e ricordo che anch’ io potevo fare buone scorpacciate scegliendo i grappoli più belli , che mi lasciavano le dita appiccicose, o andando a cogliere qualche pera ancora sull’albero.o qualche noce appena caduta .
Ricordo un personaggio in particolare: l’Albertino, il “putt” (cioè lo scapolo), della fattoria. Era un po’ balbuziente, ma quando cantava sembrava un vero tenore e spesso era lui che allietava le ore di lavoro, mentre gli altri assecondavano il suo canto facendo la “seconda voce” o canticchiando piano per non rovinare quell’ armonia .