Riporto da Eldas.
Credo di appartenere all’ ultima sfortunata generazione che ha conosciuto l’ incubo invernale della “cura” dell’ olio di fegato di merluzzo.
Al mattino, quando tii alzavi , appena uscita dalle coperte, ti dovevi confrontare con il freddo di una stanza dai vetri istoriati dal gelo e sapevi che, oltretutto, quei primi brividi non erano che un pallido assaggio di quelli che avresti presto sentito fin nelle ossa andando a scuola a piedi. Il tuo più grande desiderio perciò era di scendere in cucina , già riscaldata dalla stufa a legna, e di gustarti la colazione già pronta..
Ma il tuo entusiasmo veniva smorzato da una consapevolezza agghiacciante: prima della tua agognata tazza di latte bollente e prima dell’ uovo à la coque ti toccava inesorabilmente di inghiottire una cucchiaiata di nauseabondo olio di fegato di merluzzo…. Quali proprietà avesse io non lo ricordo, ma penso servisse più che altro a tranquillizzare genitori e medici, consapevoli delle carenze presentate dall’ alimentazione di allora. Se, infatti, i suoi benefici fossero stati reali, credo che il suo uso non sarebbe scomparso improvvisamente, come poi avvenne.
Già quando la mamma apriva la boccetta dell’ olio ne usciva un odore stomachevole che ti predisponeva il palato all’ incombente trauma gustativo, poi vedevi con angoscia quel liquido viscoso riempire il grosso cucchiaio; a questo punto chiedevi alla mamma se avesse già preparato il provvidenziale spicchio di mandarino . Sapevi che era inutile ribellarsi : era una tortura a cui tutti i bambini dovevano sottoporsi , lo sapevi benissimo… nessuno poteva sfuggire a quel destino.
Allora chiudevi gli occhi, aprivi la bocca e cercavi di inghiottire più in fretta che potevi per poi ingozzarti con qualche spicchio di mandarino che doveva cancellare dalle tue papille gustative ogni traccia del delitto.
Che sia per questo che non sopporto i mandarini? Forse mi ricordano quell’ incubo mattutino.