«Non uccidete il mare, / la libellula, il vento. / Non soffocate il lamento / (il canto!) del lamantino. / Il galagone, il pino: / anche di questo è fatto l’uomo. / E chi per profitto vile / fulmina un pesce, un fiume, / non fatelo cavaliere / del lavoro. L’amore / finisce dove finisce l’erba / e l’acqua muore. Dove / sparendo la foresta / e l’aria verde, chi resta / sospira nel sempre più vasto / paese guasto. Come / potrebbe tornare a essere bella, / scomparso l’uomo, la terra»
(Giorgio Caproni)
Io spero che non si debba arrivare all’estinzione del genere umano per consentire a nostra Madre Terra di ritornare al suo splendore, all’armonia tra tutte le creature che la abitano.
Spero che sapremo cambiare rotta senza perdere ancora tempo: è nostro preciso dovere lasciare a chi verrà dopo di noi un mondo in cui sia ancora possibile godere dei colori dei fiori, del profumo dei boschi, del canto degli uccelli, della maestosità delle montagne, dell’immensità di un mare pieno di vita e della perfezione stupenda di ogni altra creatura.
L’imperativo è “non perdiamo altro tempo”, come dice Papa Francesco “Non si può pretendere di vivere da sani in un mondo malato” e la pandemia ancora in corso è un campanello di allarme che non va ignorato.