Ridono tutte in fila le linde casette
ne’l dolce sole ottobrino,
quale colore di rosa,
qual bianca, come tante comari vestite
de’l novo bucato a festa.
Su le tegole brune riposano enormi
zucche gialle e verdastre,
sembianti a de’ crani spelati,
e sbadiglian da qualche fessura
uno stupido riso a ‘l meriggio.
Seduto su un uscio
un vecchietto sonnecchia
pipando, e un gatto nero gli dorme
tra i piedi.
Galline van razzolando intorno;
si sente il rumor de la spola
e d’una culla a ‘l ritmo
di lenta canzone; poi voci
fresche di bimbi, risa di donne;
poi brevi silenzi,
Il bel vecchietto russa,
inclinato su l’omero il capo
bianco, ne il sole. lo guardo
la placida scena e dipingo. (G. D’Annunzio)
Ho trovato questa poesia, che non conoscevo, e . che viene attribuita a D’Annunzio. E’ certo un D’Annunzio minore quello che avvertiamo in questa composizione descrittiva: accanto all’attenzione per i particolari della scena, non si avverte nessun coinvolgimento emotivo dell’autore e quindi nemmeno chi legge prova emozioni. Per me non è vera poesia.