Il professor Marco Creuso ci parla oggi di un argomento abbastanza complesso ma affascinante: “Memoria selvatica. Anima e animale nel giardino della psiche”. Purtroppo, viviamo in un mondo malato, in un’epoca in cui il rapporto con la natura è conflittuale. Questo rapporto malato con la natura ha avuto come conseguenza la situazione drammatica che stiamo vivendo.
Il professore ci spiega che all’origine non era così. Nel Paradiso terrestre il rapporto dell’uomo con la natura era idilliaco. Così sarà alla fine, quando, come dice il profeta Isaia:” Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme”. Ma che cos’è il giardino e che cos’è la psiche? Il giardino è quello spazio protetto che circonda la nostra casa (il nostro nido) in cui ci incontriamo con la natura. Se il nostro giardino è ordinato, stiamo bene; se è disordinato, rischiamo di ammalarci. La “psiche”, poi, è diversa dall’anima, è uno spazio complesso dentro il quale possiamo far entrare la natura, è un luogo privilegiato dentro di noi, dove si formano i “pensieri”, dove l’”animale” va a incontrare l’”anima”. Il “giardino di psiche” è, dunque, quel luogo privilegiato dove anima e natura si incontrano. Dopo un lungo excursus sul concetto di “anima” da Omero alla filosofia greca con Socrate e Platone, dalla teoria della reincarnazione al Buddismo e al mito delle “Parche” della mitologia romana, il nostro professore ritorna ai nostri tempi imputando all’uomo moderno la convinzione che il mondo si conosce solo attraverso la tecnologia. Oggi, afferma il professore, dobbiamo salvarci dalla fine dell’umanità. Dobbiamo cominciare a occuparci delle cose invisibili, cioè l’anima, ma con essa dobbiamo occuparci anche degli animali, cioè la natura. Il 2020 si è aperto, dice il professore, con un cattivo auspicio: gli incendi del mese di gennaio in Australia hanno ucciso un miliardo di animali ed erano dolosi. Tutto questo, probabilmente, ha avuto come conseguenza la pandemia. Come continua a dirci Papa Francesco, è necessaria la conversione ecologica, perché “anima” e “animale” sono stati i primi abitanti della terra e se viene meno l’animale viene meno anche la connessione con l’anima. Per concludere il professore cita un detto spagnolo che dice che Dio è misericordioso perché perdona sempre, l’uomo, che è la sua immagine, se ne dimentica, e perdona solo qualche volta, la terra, invece, non perdona mai. A partire da questa prospettiva, possiamo provare a convertire la nostra visione del mondo, a guardare le cose e la stessa terra in maniera diversa. Così riusciremo a vedere in maniera diversa anche il Covid 19, non più come qualcosa di problematico, ma come un vaccino per la natura perché purtroppo il suo virus si è dimostrato essere l’uomo