Trentadue anni fa, avveniva la strage della stazione di Bologna. Ho cercato il sito dell” Associazione familiari delle vittime della strage e da lì ho copia-incollato la testimonianza del ferroviere che si trovava sul primo binario quella mattina alle 10 e 25..
“……Dovetti aspettare il treno Andria-Express. Era in ritardo. Così, con altri colleghi, ci recammo al deposito del personale viaggiante. Un caffè, quattro chiacchiere con altri ferrovieri. L’altoparlante annunciò l’arrivo del treno sul primo binario. Quattro passi a piedi. Passammo davanti alla sala d’aspetto di seconda classe. C’era gente seduta sui marciapiedi, ovunque, il chiosco dei gelati affollato, come quello dei panini, ristoranti stracolmi di persone.
Le 10.10. Andammo in testa al treno. Il capo ci diede i compiti. Il primo conduttore andò in coda, uno rimase là, in testa, e io mi recai al centro.
Le 10.15. Diedi informazioni sugli orari ad alcuni signori che erano appoggiati ai finestrini. Le 10.24. A quel punto ero con la faccia rivolta verso la coda del treno, la sala d’aspetto l’avevo sulla mia destra.Il capotreno fischiò d’improvviso, mi girai, vidi il segnale verde, alzai il braccio destro. Non feci in tempo a prendere il via libera dal conduttore di coda che scoppiò la bomba. Una fiammata enorme, un forte boato. Qualcuno usci dalla sala d’aspetto con gli indumenti bruciati. Intanto si sprigionò una coltre di fuliggine nera, era come se si camminasse dentro un tunnel, misi la mano sulla bocca per proteggermi, la polvere era dappertutto. In quell’esatto istante la sala d’aspetto crollò, anche la tettoia di lamiera e tutto quel fumo andò verso l’alto. E vuoto d’aria mi schiacciò contro la vettura, poi a terra. Sulla gamba mi cadde un pezzo di ferro. Non sentii alcun dolore, in quel momento. Ci fu un silenzio irreale, di due minuti, tremendo, la polvere scese e mi coprì il volto, le mani, tutto. Da quel torpore irreale, mi svegliò un urlo violento. Era qualcuno che si trovava sugli altri binari, vide la scena e urlò, così forte, così chiaro. Mi girai e vidi una persona che veniva verso di me. Mentre correva, gli cadde un masso sulla schiena. Rimase a terra a pochi centimetri. Aveva gli occhi sbarrati, ma forse voleva comunicare qualcosa, un segnale di aiuto. Da solo, cercai di togliere il masso dal suo corpo, ma era troppo pesante. Uscii dalla stazione e chiamai delle persone. Tornammo sul primo binario. Riuscimmo a spostare il blocco. Lui non gemeva. Se lo portarono via con l’autoambulanza. Solo allora mi accorsi che avevo un ginocchio gonfio, triplicato, e andai in ospedale. […]”
Sullo stesso sito si può trovare la cronaca di quella terribile giornata e della reazione della città, della mobilitazione immediata degli ospedali cittadini , dell’ uso dell’ autobus 37 per portare via i cadaveri e i feriti…le autoambulanze non erano sufficienti …
Aggiungo anche il post pubblicato due anni fa in ELDAS in cui mio fratello racconta la sua testimonianza di tecnico RAI sul luogo della strage.
Dopo 32 anni ancora la verità non è venuta a galla e questo rende più amaro il ricordo di quel giorno terribile.