Ieri, leggendo come anche nel nostro paese si sia passati, un secolo fa, da una monarchia costituzionale alla dittatura fascista, mi sono ricordata di un libro letto tanti anni fa e riletto recentemente: “La fattoria degli animali” di Orwell, una lunga allegoria di come l’uso del potere possa essere distorto per asservirlo ai propri interessi.
Sono i maiali a guidare la rivoluzione contro il padrone della fattoria in nome di una giusta rivendicazione dei propri diritti, ma una volta al comando Napoleone, il capo dei maiali, fa cacciare il suo compagno di lotta Palladineve che si era messo in testa di istruire pecore, conigli, cavalli e pollame vario: l’istruzione delle folle è un pericolo per chi vuole poterle manovrare a proprio piacimento. Ecco allora che Palladineve, da eroe della Rivoluzione, decade al ruolo di nemico numero uno, al quale si possono attribuire tutti i mali e tutti i guai che possono capitare. Per fare questo però bisogna poter convincere la gente ed ecco che se ne incarica un maiale fedele a Napoleone: basta ripetere molte volte degli slogan ben mirati e la “plebe”, che non può accedere ad altre fonti di informazione, vince lo sconcerto iniziale e accetta la nuova versione dei fatti. Altro passo importante è il cambio delle regole in corso d’opera con piccole, ma sostanziali modifiche, ad esempio al primo comandamento “GLI ANIMALI SONO TUTTI UGUALI” , viene aggiunto notte tempo “MA ALCUNI SONO PIU’ UGUALI” e così accade agli altri comandamenti scritti a grandi caratteri sui muri della fattoria.
In breve i capi si trasformano a poco a poco in sfruttatori del tutto simili agli antichi padroni e le condizioni di vita degli animali, che con duro lavoro assicurano loro lauti guadagni, non solo non cambiano, ma addirittura peggiorano.
L’allegoria di George Orwell è chiaramente riferita alla Rivoluzione Russa, ma si può ben adattare anche a tutte quelle situazioni in cui un capopopolo arrivato a ricoprire un’alta carica con mezzi democratici riesce poi subdolamente ad accentrare tutti i poteri nelle mani sue e dei pochi “fedelissimi” che ne assecondano le mosse.