Papa Francesco, in un momento difficile come questo, ha voluto mostrare cosa sia la Chiesa al di là di scandali e meschinità e a tal fine ha scelto come data di pubblicazione della sua terza Enciclica proprio la festività del Santo di cui, primo nella storia della Chiesa, ha voluto assumere il nome.
Ne ho letto, per ora, solo la parte iniziale e mi ha emozionato il grande respiro che emana da quelle parole: lo sguardo del Papa si allarga a tutto il mondo a tutti gli uomini del mondo a tutte le fedi di tutti gli uomini del mondo, a tutte le persone di buona volontà che ancora possono e devono impegnarsi per cambiare rotta all’umanità che si è incamminata su una strada che porta a creare sempre più disuguaglianze e divisioni, a innalzare muri, a depredare la terra dei beni che custodisce, a sottomettere buona parte del genere umano alle prepotenze e all’avidità di una minoranza che ha come unico obiettivo i propri vantaggi economici.
E’ un’analisi severa dello stato attuale del mondo quella che troviamo nelle pagine iniziali dell’enciclica di Papa Francesco, che denuncia quanto sia miope chi vede solo il tornaconto immediato.
E’ anche sorprendente come Francesco dica esplicitamente che le sue riflessioni si ispirano al documento firmato da lui insieme a un grande imam arabo ad Abu Dhabi non molto tempo fa. Anche per questo aspetto dell’enciclica Papa Francesco ha tenuto conto dell’insegnamento del Santo di Assisi, che, in un momento in cui si combattevano le crociate, ha trovato la forza e il coraggio di intraprendere un viaggio difficilissimo per incontrare il Sultano e portare parole di rispetto e di pace.
L’enciclica “Fratelli tutti” va letta con calma e va meditata, ma soprattutto va calata nella realtà di oggi, allo scopo di modificarla, di renderla più umana e più giusta, nel rispetto della Madre Terra e dei diritti di tutti i “fratelli” che la abitano.