Non so se si parla ancora di mal d’Africa, cioè di quella nostalgia, di quella voglia di tornarci, che coglie coloro che l’hanno conosciuta e se ne sono poi allontanati.
Quand’ero piccola c’era un nostro vicino che era stato soldato in Africa e che affermava di sentirne ancora tanto il calore, che anche d’inverno lo si vedeva andare in giro in maniche di camicia.
Ora di Africa si parla ben poco; i nostri giornali hanno una visione del mondo molto limitata: in genere si occupano quasi esclusivamente di politica di casa nostra o al massimo di quella europea, ma dedicano ben poca attenzione al continente nero.
Chi riesce a tenerlo d’occhio è certamente Romano Prodi e lo dimostra questo suo articolo pubblicato ieri sul “Messaggero” non per parlare di mal d’Africa, ma per parlare di uno dei tanti mali dell’Africa. E’ la nostra dirimpettaia sulle rive del Mediterraneo e l’evoluzione più o meno positiva e pacifica dei tanti popoli che la abitano, determinerà anche il futuro dei paesi europei: vale la pena dunque occuparsene e darsi da fare per farne un continente pacificato e in grado di contribuire, con le sue infinite risorse, al benessere della comunità mondiale.