“Scrivo da padre, un padre che soffre per il proprio figlio, per tutta la situazione familiare. Sono d’accordo con Lei, solo allontanandolo da questo ambiente il mio bambino avrà un futuro migliore. Se avessi avuto io le stesse possibilità forse non sarei dove sono ora. Decida Lei e stia tranquillo che, visto il mio passato e presente, non farei mai qualcosa che possa influire o danneggiare la vita di mio figlio. Io voglio soltanto il suo bene e mi impegnerò con tutte le mie forze a rispettare le prescrizioni che mi impartirà per il futuro”.
Questa lettera, che è tratta da questo articolo di Repubblica. it, fa sperare che qualcosa stia cambiando, che si possa spezzare quella catena di odio e di soprusi che avvelena l’aria di certe zone e che rendono quasi impossibile per chi vi cresce sottrarsi alle leggi della malavita.
Certo allontanare i bambini dalle proprie famiglie e dalle proprie radici sembra una misura atroce, disumana, ma se è questo il solo mezzo per evitare ai più giovani di rovinarsi la vita seguendo le orme di padri violenti, allora va bene così. E quel che consola è che lo stanno capendo anche i boss stessi…