Lo abbiamo ascoltato molte volte, specialmente nelle occasioni più importanti della nostra vita, ci ha fatto emozionare, ci ha commosso, a volte abbiamo pianto di gioia o di dolore al sentire la sua voce, eppure non sappiamo nulla di lui. Forse gli abbiamo rivolto uno sguardo distratto da lontano, senza chiederci come sia fatto, come funzioni, quali siano le sue origini e la sua storia…
Per colmare questa lacuna, ci viene offerta un’occasione unica: Sabato, 8 maggio, alle ore 20:00, nella chiesa parrocchiale di Arcellasco si parlerà del bene artistico più prezioso che in essa viene custodito: l’antico organo a canne che risale a 170 anni fa e che ora potrà essere restaurato dopo decenni di rinvii.
Data la complessità di questo strumento, pensavo fosse un’invenzione abbastanza recente, invece ho scoperto che le prime forme risalgono addirittura al III sec. A.C. e che l’uso che ne veniva fatto, in guerra e nei circhi, lo fece ritenere per molti secoli del tutto inadatto ad accompagnare i riti cristiani.
Come si sarà arrivati da quelle forme primitive a quelle sorprendentemente complesse dei giorni nostri? Come funziona un organo e cosa gli consente di produrre musiche di grande maestosità e potenza e altre di estrema dolcezza? Come può addirittura imitare il suono di molti altri strumenti?
Tutto questo ci verrà spiegato da relatori tra i più esperti in questo campo: gli organari restauratori Carlo Dell’Orto e Massimo Lanzini e l’organista e organologo Matteo Galli.
Il restauro dell’organo sarà un’opera lunga e impegnativa sotto ogni punto di vista, ma è l’unico modo per preservare un bene prezioso consegnato alle nostre cure dai nostri antenati e poterlo lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi.
Dopo averlo conosciuto, sono certa che sapremo apprezzare molto di più le sue melodie e vivremo con più intensità le emozioni che sempre un organo sa suscitare.