Nell’intento di valorizzare i tesori nascosti del nostro territorio, da alcuni anni la chiesetta di S. Bernardino di Arcellasco ospita un concerto in occasione della festa del santo patrono. E’ una deliziosa, piccola chiesa un po’ lontana dalle vie principali e quindi forse poco conosciuta, ma vanta una lunga storia e affreschi di pregio.
Attualmente la chiesetta dà il nome a tutta la frazione in cui essa sorge, che una volta, era chiamata “Arcellazzo”, toponimo che poi fu utilizzato per Brugora e per tutto il territorio adiacente a S. Pietro.
Da cosa trae origine la dedicazione di questo oratorio a S. Bernardino?
Il Santo francescano (1380-1444), passò da Erba, nel 1420. Il predicatore diffuse la devozione al S. Nomedi Gesù che faceva scolpire o dipingere su tavolette con la sigla IHS (Jesus Hominum Salvator)…..
La devozione al Santo senese si diffuse rapidamente in Lombardia, in particolare il Longoni riporta che
“ ad Arcellasco, presso le Cascine della Piota, esisteva un oratorio che alla metà del ‘400, venne riedificato e dedicato a S. Bernardino”
Ciò era avvenuto immediatamente dopo la sua canonizzazione, avvenuta nel 1450. Di questo abbiamo notizia sicura perché uno dei pregevoli affreschi, che ornano l’edificio, riporta la scritta 1459.
In locali adiacenti all’oratorio, nel 1460 si stabilirono dei laici del terz’ordine francescano, guidati da Baldassarre Grammatici con frate Bartolomeo da Lodi e frate Battista da Lugano. Questo romitorio, probabilmente, si ispirava ad esperienze simili vissute nel comasco, a Brunate.
Il 6 Aprile 1462, con bolla papale, fu dato al piccolo gruppo il riconoscimento apostolico.In pochi anni, i confratelli di San Bernardino stabilirono buoni rapporti con i locali, fecero affrescarela chiesetta da pittori che, secondo Longoni, forse provenivano dal territorio senese, cosicché questa parte della nostra parrocchia rievoca le modalità espressive dell’arte toscana. Si tratta di un linguaggio pittorico che riecheggia ancora, in qualche misura, la grande tradizione gotica, mentre in altre parti d’ Italia, specialmente in Toscana, per l’appunto, fioriva già la grande stagione dell’arte rinascimentale.
L’edificio è a navata unica, con tetto a capriate e una pregevole serie di affreschi tardo-gotici nell’abside e nella parete di fondo, scoperti in occasione dei lavori di manutenzione del 1956 e restaurati ad opera della Sovrintendenza delle Belle Arti del 1956.
Alcune parti di questi affreschi sono successive al 1400, come ad esempio una delle quattro raffigurazioni del Santo, quella a sinistra del Crocifisso, che è settecentesca.
Nel 1989 i lavori di restauro vennero ripresi, usando le tecniche più all’avanguardia, una delle quali prevede di non sostituire le parti mancanti o molto deteriorate, ma di stuccarle a neutro. Solo nella Crocifissione la Sovrintendenza permise di fare interventi integrativi, solo se indispensabili.
Precedentemente, nel 1983 e ’86, si era già dovuto intervenire sul tetto, completamente rifatto e sull’eliminazione dell’intonaco plastico esterno, lasciando la pietra a vista, che anche esteticamente è molto più gradevole Fra il ’92 e il ’93 ci fu un intervento economicamente molto gravoso: approfittando della rimozione del pavimento si fecero tutti i lavori necessari per togliere l’umidità e posare l’impianto di riscaldamento a pavimento.
Nel 2006, col restauro della statua della Madonna Immacolata, vengono completati tutti i lavori; agli abitanti della frazione di S. Bernardino va il plauso per aver sostenuto con generosità il peso finanziario dei lavori.
Attualmente, la chiesetta, riportata alla sua primitiva armonia, rimanda al visitatore un’atmosfera di spiritualità, rimasta intatta nel corso dei secoli. (da “Una data, una storia: 1517” di Catellani, Pontiggia, Vagliati)
Il concerto del 18 maggio, ore 21, intitolato “LAUDEMUS VIRGINEM” darà modo di ascoltare le belle voci dell’ensemble vocale “Ad Hoc” di Bellinzona e anche di meglio conoscere e apprezzare una piccola chiesa di grande fascino.