Ute: I soggetti del diritto – La preghiera nella musica classica

Il dr. Spagnuolo questa volta ha potuto svolgere la lezione programmata (l’ultima volta aveva risposto a una richiesta venuta dai soci ).

Ogni essere umano è titolare di diritti dal momento della nascita fino alla morte; ai diritti si accompagnano i doveri. Sono soggetti di diritto le persone fisiche (ogni persona) e le persone giuridiche ( associazioni, enti, società….)

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Trump, il sarcastico.

Nel maggio 2023, in campagna elettorale, Trump aveva detto: “Stanno morendo, russi e ucraini. Voglio che smettano di morire. E lo farò, lo farò in 24 ore”.

Credo che siano passate più di 24 ore dall’insediamento di Trump, ma in Ucraina si continua a morire.

Nell’articolo che ho linkato sopra, si dice che il Presidente americano ha ammesso di essere stato sarcastico quando ha fatto quella affermazione, ma il sarcasmo non impedisce ai soldati di morire e certo, mentre vengono trucidati, non gli viene da ridere pensando a quanto è spiritoso Trump.

Forse Trump è stato sarcastico anche quando ha annunciato l’aumento dei dazi, visto che poi ha fatto un sacco di contorsioni tra conferme e smentite, ma intanto forse lui stesso e i suoi amici avranno fatto un sacco di soldi in modo perlomeno sospetto, a scapito di chi?

Io non so rispondere, ma so che il sarcasmo di Trump non mi piace.

UTE: Il mito dell’arte africana – Follia

Tra la fine dell’ ‘800 e i primi anni del ‘900, in Europa era molto di moda tutto ciò che sapeva di esotico. Era il tempo delle grandi esplorazioni e delle conquiste coloniali; ogni spedizione esplorativa aveva tra i suoi componenti un pittore che doveva coi suoi disegni e i suoi dipinti documentare paesaggi, usi e costumi dei luoghi visitati.

In quegli anni cominciarono le grandi esposizioni universali per mostrare al mondo i risultati prodigiosi del progresso tecnologico: ogni paese aveva il suo padiglione, nel quale c’era anche un ampio spazio dedicato alla ricostruzione di villaggi delle colonie in cui si mettevano in mostra anche gli abitanti stessi di quei luoghi. C’è allo stesso tempo una grande diffusione di oggetti artigianali tipici dei paesi africani e anche nell’arte sorge una corrente denominata “Primitivismo” che sostiene sia necessario liberare l’arte dalle regole e dalle convenzioni che l’hanno dominata nei millenni precedenti per tornare alle origini, alla semplicità. Tra i sostenitori di queste teorie troviamo GAUGUIN, MATISSE e PICASSO.

Quest’ultimo rimane affascinato dalle maschere africane e ne fa collezione; ammira le loro forme geometriche, primordiali, stilizzate e nel 1907 dipinge “Le demoiselles d’Avignon” la prima opera che anticipa il cubismo. Picasso non dipinge la realtà come appare, ma ciò che l’artista sa e conosce di quella realtà.

Anche MODIGLIANI si ispira all’arte africana: da esse prende l’idea delle forme allungate, dell’essenzialità delle forme e delle linee.

La dr.ssa Beretta ci ha poi accennato a due artisti di strada afroamericani, HARING E BASQUIAT che con i loro dipinti denunciano la miserevole condizione dei neri nei quartieri degradati di New York. Le forme e i colori hanno una forte potenza espressiva e se l’estetica lascia a desiderare è proprio perchè l’osservatore sia indotto a soffermarsi più a lungo sul messaggio che l’opera vuole esprimere piuttosto che sul suo aspetto estetico.

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Ieri la prof. Tatafiore ci ha parlato prima di un libro di Patrick McGrath intitolato “Follia” consigliandone caldamente la lettura, poi ci ha fatto percorrere la storia della cura delle malattie mentali nel corso dei secoli.

Nel Medioevo e per molti secoli successivi la follia fu spesso classificata come possessione diabolica e come tali i folli venivano fustigati e messi al rogo. Solo nel 17° secolo, con la scomparsa della lebbra e con lo svuotamento dei lebbrosari, questi ultimi vennero adibiti a luoghi di internamento dei “folli”. Se in Inghilterra il primo manicomio fu aperto nel 1247, in Francia è con Luigi XIV che viene costruita la “Salpetrière, dove venivano rinchiusi ribelli, disadattati, prostitute, bestemmiatori, atei, sifilitici, vagabondi, poveri. I folli non venivano curati, ma puniti. Solo nel XVII secolo si comincia a riconoscere la follia come malattia mentale.

Non avendo potuto seguire oltre la lezione, invito coloro che ne volessero sapere di più a cliccare QUI

UTE: Sfide alimentari globali – Lo scompenso cardiaco

Il dr. Simone Frigerio, amico della nostra Associazione, ci ha parlato di un argomento che preoccupa oggi più che mai.

La popolazione mondiale dal 1800 ad oggi è aumentata di sei miliardi e dal 1950 ad oggi (solo 70 anni) è triplicata, ne consegue che il problema di come nutrire tutti è sempre più pressante.

Poter avere cibo sicuro sufficiente per tutti è garanzia di salute e di tranquillità sociale, infatti la fame è fonte di ribellioni e di guerre.

Che cosa impedisce la possibilità di avere a disposizione cibo per tutti? Le cause sono diverse: la scarsità di risorse, la difficoltà di distribuzione, gli sprechi sia nella fase di produzione che in quella del consumo, lo sfruttamento eccessivo dei terreni negli anni passati.

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Poesia: Aprile (Renzo Pezzani)

Così aprile in un giorno
m’ha dipinto il giardino:
di bianca calce tutto il muro intorno
e tutto il cielo del più bel turchino.
Di verde non ha fatto economia.
E’ così verde questa terricciuola
che sembra l’orto della poesia.
Che chiasso di colori in ogni aiuola
e quanti fiori, quanta fantasia
di blu, di rossi, di celesti e viola!
C’è un fior per tutti in questo mio giardino!
Fanne un mazzetto da portare a scuola!
Così dipinse April questa mia breve
terra intingendo il pennello nel cuore
fin che bastò il colore.

Simpatica questa poesia di Pezzani! Aprile è un pittore che elargisce a piene mani i suoi colori “intingendo il pennello nel cuore”: è una bella immagine che sintetizza immagini visive e sentimenti.

UTE: Autismo – La Spagna medioevale.

L’autismo non è caratterizzato da particolari caratteristiche fisiche (come ad esempio la sindrome down), ma da un modo particolare di percepire la realtà e di relazionarsi con essa.

Gli individui che rientrano nello spettro autistico hanno bisogno di amici e di relazioni, ma spesso non sanno gestirle, per una incapacità di origine genetica, ma non se ne conosce il gene responsabile.

A volte questo “disturbo” si manifesta nei primissimi anni di vita, altre volte viene evidenziato dalla difficoltà di entrare in relazione con una realtà complessa come il mondo della scuola, altre volte ancora compare nel periodo dell’adolescenza.

Già verso i 18/20 mesi si possono notare alcuni segnali: il bimbo non risponde quando viene chiamato, non è in grado di fare certi giochi, non usa il linguaggio per comunicare e ha gesti e atteggiamenti ripetitivi.

Sono stati codificati tre diversi livelli di autismo: si possono avere casi in cui il bambino è gravemente disabile, casi in cui il soggetto ha bisogno di un sostegno sostanziale e casi di bambini in cui non compaiono segni evidenti. Alcuni poi possono avere capacità eccezionali in un particolare campo.

Si arriva alla diagnosi attraverso l’osservazione del comportamento nelle varie situazioni ed è possibile ottenere sensibili miglioramenti attraverso terapie individualizzate.

A Erba si attuano diverse iniziative a sostegno dei bambini autistici: all’Oasi Francescana si tengono attività stimolano le capacità relazionali e cognitive (attività sostenute anche dall’Università della Terza Età di Erba); il Tennis-Erba dedica un’ora del sabato pomeriggio a questi stessi bambini e i Lions finanziano interventi di specialisti per l’aggiornamento dei docenti in relazione a questo tipo di disabilità.

La lezione, tenuta dalla dr.ssa Francesca Gerosa, ha riscosso grande interesse e molti soci hanno posto domande. Qualcuno ha chiesto se sia stata evidenziata una relazione di causa-effetto tra vaccini e autismo e la dr.ssa Gerosa lo ha escluso categoricamente.

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LA SPAGNA MEDIOEVALE- Quando in Italia dominavano i Longobardi, in Francia e nella Penisola Iberica dominavano i Visigoti (già convertiti al Cristianesimo), ma all’inizio dell’VIII secolo arrivarono da sud i Mori (di religione musulmana), attraverso lo Stretto di Gibilterra (così chiamato dal nome del primo emiro che iniziò la conquista della penisola. In soli 10 anni i Mori arrivarono ad occuparla tutta. Solo i capi di questa forza di occupazione erano Arabi, il loro seguito era costituito da siriani, egiziani, magrebini e nord-africani in genere. L’Emirato Iberico, poi divenuto Califfato col nome di Al-Andalus, era una provincia dell’Impero che aveva per capitale Bagdad.

Le popolazioni locali erano cristiane e non mancarono gli scontri, ma in 800 anni di dominazione araba, si ebbero nella penisola anche lunghi periodi di pace e di prosperità, favorite dalla reciproca tolleranza tra appartenenti a religioni diverse; tuttavia i dominatori imponevano ai cristiani di pagare una tassa in cambio del loro diritto a professare il proprio credo.

Nel tempo il Califfato si divise in tanti staterelli (così come in Italia c’erano le varie Signorie) e i Cristiani cominciarono la loro “Reconquista” che terminò nel 1492 con la sconfitta dell’ultimo Califfo che si arrese all’assedio del re di Castiglia per evitare la distruzione della città di Granada.

Agli Arabi si devono meravigliosi palazzi nelle città spagnole, l’importazione dall’Oriente di numerosi alberi da frutta (tra questi gli aranci), verdure, ortaggi e riso; furono grandi studiosi di medicina, matematica, astronomia e furono straordinari ingegneri idraulici.

Simpatica e piacevole questa lezione tenuta dalla prof. Daniela Piccolo, una recente conoscenza per i soci UTE:

“GENDER PAY GAP” (citando “QUADERNI ERBESI 2024”)

In casa si stava discutendo di condizioni di lavoro e di paghe orarie e mia madre disse a un certo punto con orgoglio che il sig. Tirelli, il proprietario terriero presso cui andava a prestare la sua opera di stagionale, l’avrebbe pagata con una paga quasi “da uomo”.

La discriminazione tra i generi nella retribuzione dei lavoratori era un dato di fatto che la gente accettava tranquillamente: una donna non poteva certo valere quanto un uomo. Questo non valeva soltanto nelle aziende private, ma anche nell’amministrazione pubblica.

Leggo infatti da “Quaderni Erbesi 2024” nel saggio dedicato all’ “Istruzione nel Comune di Arcellasco nell’Ottocento e nel Novecento” scritto dalla professoressa Alberta Chiesa, quanto segue: “La legge Casati del 1859 stabiliva tra l’altro che i compensi delle maestre fossero di un terzo inferiori a quelli dei maestri”.

Purtroppo, la discriminazione persiste tutt’oggi e le donne continuano a combattere per la parità di retribuzione contro quello che oggi viene definito con un termine inglese “gender pay gap”

P:S: Nello stesso articolo della prof Chiesa, a proposito della sede della scuola femminile da istituire a Ponte Lambro (anno 1962 ) si riporta quanto scritto nel verbale di Giunta del Comune di Arcellasco: nell’aula riservata alle bambine sarebbero stati disposti solo due o tre banchi per quelle che dovevano scrivere e “quanto ai sedili per le fanciulle si lascerà che per questo primo anno ognuna porti con sé la propria sedia” !!! (proviamo a immaginare come fosse faticoso andare per esempio da Arcellasco e dalle sue frazioni fino a Ponte con sedia e cartella a tracolla….).

Oggi i nostri bambini non fanno più un passo a piedi e nonni e genitori si precipitano a portare le loro cartelle fino al cancello della scuola.

A S. Siro.

Non ero mai stata in uno stadio, ma domenica scorsa ho potuto colmare questa lacuna.

Ben 4 pullman sono partiti dal parcheggio della stazione di Erba diretti a San Siro per un incontro tra i ragazzi cresimandi e il nostro Arcivescovo. File interminabili di pullman erano parcheggiati nelle adiacenze dello stadio, mentre una marea di gente si era già accodata ai cancelli. Noi di Arcellasco seguivamo il parroco che portava un improvvisato cartello che faceva da riferimento al nostro gruppo.

Dopo il faticoso ingresso, mi ha impressionato la grandezza della struttura sportiva che tante volte avevo visto in TV; gli spalti si andavano riempiendo di una folla chiassosa di ragazzi e accompagnatori che coloravano con le loro pettorine, dei colori dell’arcobaleno, i vari settori. Un complesso musicale e molti volontari cercavano di intrattenere quelli che già avevano preso posto.

Alle quattro è stato annunciato l’arrivo dell’arcivescovo, che, accompagnato dai vicari episcopali delle sette zone della diocesi, ha fatto il giro dello stadio per salutare tutti i cresimandi.

Poi è seguito l’incontro: ragazzi e adulti hanno posto delle domande a Mons. Delpini, il quale ha risposto con la consueta profondità e saggezza, indicando ai ragazzi presenti la strada da percorrere per diventare testimoni di fede. E’ stato incredibilmente emozionante sentire migliaia (eravamo in 50mila) di voci cantare insieme, pregare insieme, promettere insieme di volersi impegnare in una vita in linea con gli insegnamenti del Cristianesimo, che deve essere gioiosa, solidale, fedele, generosa …

Spero che il ricordo di questo incontro rimanga a lungo nel cuore dei ragazzi presenti.