Giornalisti o cortigiani?

Sto ancora ripensando al giorno della presa di potere di Trump e soprattutto a come i nostri giornalisti televisivi hanno raccontato quell’evento.

Mi sono sintonizzata prima su una rete Mediaset, poi su una rete RAI e quello che mi ha disgustato è stato lo stesso tono trionfalistico e adulante dei cronisti che commentavano le immagini di per sé piuttosto angoscianti.

Quello che mandava in visibilio i vari cronisti era soprattutto il fatto che potevano sottolineare la presenza della Meloni, come unico capo di governo europeo invitata alla cerimonia. Lo stesso tono di giubilo era presente anche più tardi su RAI1 in “XXI secolo ” condotto da Giorgino.

Ma, dico io, cosa c’é di positivo per noi nell’elezione di un presidente che si dichiara apertamente nemico dell’Europa, della Nato, dell’OMS (infatti ne è già uscito) e che promette di imporre dazi alle merci europee con prospettiva di crisi economiche a catena e perdita conseguente di milioni di posti di lavoro?

Cosa c’è di bello nel vedere che solo la Meloni viene invitata? E’ un palese schiaffo alla Von der Leyen e all’Europa tutta. E’ chiaro lo scopo di Trump: mettere zizzania tra gli stati europei e spaccare l’UE, renderla ininfluente, perchè è evidente che nessuno stato membro è in grado di competere da solo con giganti come USA, Cina, India.

Eppure i nostri giornalisti fanno finta di non sapere, di non capire, per puro servilismo verso chi detiene il potere in questo momento: sono più cortigiani che giornalisti.

UTE: Le specie aliene – I profeti minori Naum, Abacuc e Aggeo

I tempi cambiano e anche le conoscenze naturalistiche si evolvono. Ricordate quando navigatori ed esploratori riempivano le loro navi con animali e piante esotiche con cui popolare zoo e orti botanici? Certamente non sapevano le conseguenze di quei loro comportamenti…

Il dr. Sassi oggi ci ha illustrato i problemi derivanti dal proliferare delle specie aliene. Prima di tutto però conviene definire che cosa si intenda con questo termine: viene definita specie aliena quella che proviene da altri ecosistemi e che mette a rischio l’equilibrio ecologico dell’ambiente che l’accoglie.

Attorno a noi, nei prati e nei boschi, è possibile trovare sempre più spesso piante che hanno trovato il modo di adattarsi alle condizioni ambientali dei nostri territori, occupando spazi in cui un tempo crescevano piante autoctone. Ci sono piante importate qui fin dal 1600 e specie (animali soprattutto) di nuovissima importazione, come i pappagalli “parrocchetto dal collare” che ormai si trova a gruppi in certi parchi. Essi si nutrono di semi, ma anche di gemme e possono per questo danneggiare gli alberi.

Il persico del Nilo è un grosso pesce dalle carni pregiate, che è stato immesso nelle acque del Lago Vittoria; lì ha distrutto la fauna ittica autoctona con grave danno per le attività economiche delle popolazioni costiere che basavano il loro sostentamento sulla pesca.

Dopo queste prime nozioni il nostro docente ha proseguito la sua bella lezione mostrandoci diverse diapositive di piante e animali provenienti da terre lontane e che sono riuscite a modificare i nostri boschi.

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I PROFETI MINORI – Mons. Angelo Pirovano conclude quest’anno il ciclo dedicato ai profeti parlando dei meno conosciuti.

Del profeta Naum (il cui nome significa “Dio ha consolato”), si sa solo che è nato ad Elcos nel periodo della dominazione Assira finita nel 612 a. C. ad opera dei Babilonesi.

Il libro si compone di soli tre capitoli e inizia con un salmo; prosegue poi sostenendo che Dio agisce e interviene nella storia e Ninive viene distrutta per volere della giustizia divina.

Abacuc, vissuto al tempo di Geremia scrive durante l’occupazione babilonese, dopo aver avuto una visione. Il suo libro si divide in tre parti: lamentazioni, imprecazioni, preghiera. Il tema più presente in questo libro è quello della contrapposizione tra l’empio e l’uomo giusto: perché i giusti devono subire soprusi e sofferenze, mentre gli idolatri trionfano? La risposta di Dio è che il giusto vivrà con la serenità che viene dalla certezza che Dio è vicino a lui, Dio è giusto e potente ed esige dall’uomo la fede.

L’originalità di Abacuc sta nell’affermazione che il giusto avrà alla fine la sua ricompensa.

Aggeo vive il momento in cui gli Ebrei tornano nella loro terra dopo la schiavitù, in seguito alla vittoria dei Persiani sui Babilonesi (538 a. C.). Il suo libro si compone di due capitoli e trentotto versetti; in esso Aggeo descrive le tristi condizioni di vita del suo popolo che trova i suoi antichi territori occupati da altre popolazioni. Egli afferma che la grandezza del popolo ebreo non è legata all’etnia, ma alla fede nell’unico Dio.

La torre di Babele.

C.E.I.:Genesi 11,1-4
1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra»
Toccare il cielo: ecco la sfida! Sentirsi onnipotenti, non accettare più di essere creature limitate, voler dimostrare di essere come Dio … questo è il peccato degli uomini di Babele e questa è la tentazione dei potenti di oggi. Come finirà?

Trump & Co.

Ieri alla cerimonia di insediamento di Trump è stata impressionante la parata di multimiliardari da cui era circondato.

Nelle mani di pochi uomini è concentrata la ricchezza di buona parte del pianeta e la loro influenza sul potere politico di uno dei paesi più potenti al mondo non può che far tremare le vene ai polsi.

E’ per questo smisurato potenziale economico a sua disposizione che Trump può parlare di prendersi Panama, la Groenlandia e chissà cos’altro?

Mi chiedo: è moralmente accettabile che un uomo solo (es. Musk) possa disporre di ricchezze superiori a quelle possedute da molti paesi ? Non è pericoloso che una persona sola possa pensare di assumersi l’onere di raggiungere Marte? Chi può controllare che tutta quella tecnologia sia messa a servizio del bene comune?

I progetti di Trump mi richiamano alla mente la presunzione di chi voleva costruire una torre tanto alta da raggiungere il cielo, ma vide poi naufragare miseramente il suo progetto nella confusione più totale.

Poesia: Bisogna, alle cose, … (Rainer Maria Rilke)

Bisogna, alle cose,

lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione

che viene dal loro interno

e che da niente può essere forzata o accelerata.

Tutto è: portare a compimento la gestazione – e poi dare alla luce…

Maturare come un albero

che non forza i suoi succhi

e tranquillo se ne sta nelle tempeste

di primavera, e non teme che non possa arrivare l’estate.

Eccome se arriva!

Ma arriva soltanto per chi è paziente

e vive come se davanti avesse l’eternità,

spensierato, tranquillo e aperto…

Bisogna avere pazienza

verso le irresolutezze del cuore

e cercare di amare le domande stesse

come stanze chiuse a chiave e come libri

che sono scritti in una lingua che proprio non sappiamo.

Si tratta di vivere ogni cosa.

Quando si vivono le domande,

forse, piano piano, si finisce,

senza accorgersene,

col vivere dentro alle risposte

celate in un giorno che non sappiamo.

Dedico questa poesia a chi è ancora abbastanza giovane da ritenere di poter sempre determinare il corso delle cose: in certe situazioni questo è possibile, ma più spesso conviene dare tempo al tempo, che è notoriamente galantuomo.

Io e l’UTE (dal “QUADERNO” per il 30°)

Questo è l’incipit di uno dei racconti contenuti nel “QUADERNO”, libro pubblicato in occasione del 30° anniversario dell’UTE di Erba A.P.S. In seguito, se sarà possibile, pubblicherò altri brani di altri soci per far conoscere la ricchezza del mondo che gravita attorno alla nostra UTE.

“Eravamo in riva al lago a passeggiare. La mia amica E., rivolta a me, disse: – Sai, la nostra amica F. (che mi stava accanto) è molto impegnata e quindi veniamo a passeggiare solo il lunedì e il giovedì, perché al martedì e al venerdì lei va all’Università della Terza Età .

Risposi:- A Erba c’è l’ Università della Terza Età? – cadevo dalle nuvole, non ne avevo mai sentito parlare!!

Era per me un periodo piuttosto difficile; da poco ero rimasta vedova e i miei figli erano lontani ormai da parecchio tempo. La lunga malattia di mio marito mi aveva fatto trascorrere gli ultimi anni tra un ricovero e l’altro, tra una terapia e l’altra, tra corse notturne al pronto soccorso e code negli ambulatori medici. Avevo perso i contatti con le vecchie amicizie …”




Ute: Il bestiario impossibile di Toti Scialoja – Il clavicembalo col piano e forte

Antonio (detto Toti) Scialoja è nato a Roma nel 1914 e, dopo essersi dedicato agli studi di giurisprudenza, sente di essere più attratto dall’arte che dal diritto. Nei salotti romani conosce gli artisti più noti del suo tempo, ai quali dedica una poesia costruita sui loro nomi, e si cimenta nella pittura dipingendo nature morte, ottenendo gli elogi di pittori come Gattuso e Brandi.

Si dedica anche alla scenografia di opere teatrali, ma la guerra e la censura pongono termine a questa sua attività e Toti si unisce ai partigiani.

Alla fine della guerra si dedica alla poesia ispirandosi ai favolisti antichi (Fedro), ma le sue brevissime favole in rima non hanno la pretesa di insegnare nulla, sono spesso giochi di parole ricchi di assonanze e allitterazioni, che suscitano un sorriso.

Negli anni ’70 del novecento si dedica nuovamente alla pittura dopo aver studiato gli artisti statunitensi; insegna poi all’Accademia d’Arte Romana basandosi non sulla teoria, ma sulla pratica della pittura.

Il prof Creuso non si smentisce mai e riesce sempre a stupirci proponendo argomenti molto originali e insoliti; questa volta inoltre si è fatto aiutare nella lettura delle poesie dalla bravissima Mita Bonzoni, che ha saputo interpretare con garbo e con estrema efficacia i versi dello Scialoja, di cui copio e incollo qui sotto qualche esempio:

«Una zanzara di Zanzibar / andava a zonzo, entrò in un bar, / “Zuzzerellona!” le disse un tal / “Mastica zenzero se hai mal di mar».

«Questa sarta tartaruga / fa modelli in cartasuga, / sotto gli occhi ha qualche ruga / con due foglie di lattuga / se le bagna, se le asciuga, / ma non sogna che / la fuga».

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IL CLAVICEMBALO COL PIANO E IL FORTE: storia di uno strumento rivoluzionario- Noi dell’UTE di Erba conosciamo il M°. Scaioli da molto tempo come valente pianista che accompagna le lezioni-concerto dei nostri amatissimi docenti Maria Rosaria Cannatà e Vincenzo Petrucci; oggi però lo abbiamo conosciuto nella veste di relatore e docente. Infatti ci ha accompagnato attraverso il tempo per ricostruire la storia del pianoforte moderno.

Gli antenati di questo strumento sono tantissimi e il primo di essi, il salterio, risale addirittura a 8 secoli prima di Cristo. Era uno strumento che veniva suonato pizzicando le sue corde con le dita o percuotendole con un “martelletto”. Passarono molti secoli e nel XV secolo fu inventata la spinetta che era provvista di una tastiera attraverso la quale veniva azionata la penna che pizzicava le corde. Molto simile era anche il virginale (nato in Inghilterra) del secolo successivo, il quale però era inserito in un mobile di legno di elegante e raffinata fattura. Tra il 1600 e il 1700 si diffonde il clavicembalo, strumento molto usato nella musica barocca simile nella forma a un moderno pianoforte a coda, ma non consentiva di variare l’intensità dei suoni. Ecco perciò che fi costruito il clavicordo, le cui corde venivano percosse da martelletti sensibili al tocco più o meno intenso del musicista. Era lo strumento preferito da Bach, ma era molto piccolo.

Nel 1702 Cristofori, un costruttore italiano di clavicembali, rivoluzionò gli strumenti a tastiera, ideando il clavicembalo col piano e il forte, ma non trasse benefici dalla sua invenzione, che fu, invece, sfruttata in Germania.

Il fortepiano, lo strumento di Mozart, Beethoven, Haydn), in voga soprattutto nel periodo napoleonico, era fatto di solo legno.

Il pianoforte moderno ha 88 tasti, di cui 52 bianchi e 36 neri; alla tastiera sono stati aggiunti tre pedali che prolungano o ammorbidiscono il suono; le corde più lunghe e spesse producono i suoni più gravi; i suoni medi vengono prodotte da due corde più sottili, mentre i suoni più alti vengono prodotti da tre corde corte.

Il M°. Scaioli ha intervallato le sue spiegazioni con l’esecuzione di brani di Mozart, Haydn, Beethoven, che hanno incantato i presenti. Quanti applausi dopo ogni brano!!

E’ stato un pomeriggio veramente delizioso.

Cum grano salis…

Cum grano salis è un’espressione che abbiamo mutuato dal latino e che invita ad agire e a valutare le situazioni con prudenza, a ragion veduta e questo ammonimento vale ancora oggi.

A volte succede infatti che, per troppo zelo, pur avendo le intenzioni migliori del mondo, si finisca per fare un danno proprio a chi si vorrebbe aiutare.

Metti che un operatore di un qualsiasi corpo di intervento (Croce Rossa, pompieri …) assista casualmente a un piccolo incidente e subito (per mostrare quanto bene ha imparato le istruzioni che gli sono state impartite durante i corsi di addestramento) si metta ad allertare tramite il 112 tutti i servizi presenti sul territorio … non sarebbe forse il caso di accertarsi prima della reale gravità della situazione e delle effettive necessità delle persone coinvolte?

Prima di tutto è un danno grave distogliere i corpi di pronto intervento da eventuali chiamate con carattere di urgenza e può essere che, per qualche motivo, proprio le persone che si volevano soccorrere si trovino a imprecare contro la iella di aver incontrato un soccorritore così zelante e con così “poco sale”