Per le donne morte a Barletta.

 

 

 

 

Ho letto molti articoli oggi sulle cinque lavoratrici di Barletta, morte sotto le macerie del palazzo fatiscente dentro al quale lavoravano in condizioni subumane. Credo che in questo momento non ci sia niente altro da aggiungere e voglio solo idealmente unirmi al dolore delle famiglie, posando un fiore sulle loro tombe

Esperimenti di fisica.

Ieri Davide è andato per la prima volta casa di un compagno di asilo, che ha un fratellino di poco più grande.

Stavano giocando sullo scivolo, quando il maggiore dei tre si è  posto un quesito: come diminuire l’ attrito e quindi aumentare la velocità di discesa? Pensa che ti ripensa gli  è venuta un’ idea che gli è sembrata estremamente brillante e che ha esposto  ai suoi compagni di gioco: proviamo a  versare una bella caraffa d’ acqua sullo scivolo ?

– Ottima idea!!!- hanno  risposto entusiasti i due più piccoli. Detto e fatto….

L’ esperimento però non ha dato i risultati sperati : è solo servito a costringerli a un cambio di pantaloni fuori programma…. ma si sa il progresso scientifico richiede sacrifici e costanza…

Meglio pubblico

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/10/01/news/truffa_sui_malati_di_tumore_intercettazioni_choc_in_clinica-22510341/?ref=HREC1-11

A Palermo in una clinica privata vengono dimezzate le cure per i malati oncologici : le cure per alleviare le sofferenze di chi non ha più speranze sono troppo costose, quindi i conti non tornerebbero più.

Questo “caso” (ma sarà solo un caso?) mi fa venire in mente quanto accaduto a Milano alla clinica S. Rita, dove venivano fatti interventi inutili su anziani e dove , sempre sugli anziani, veniva riciclato materiale di scarto.

Ci vuole altro per convincere la gente che in campo sanitario è meglio rivolgersi alle strutture pubbliche e pretendere che il pubblico funzioni a dovere? Se gli utenti reclamano a ogni disservizio e stimolano gli addetti ai lavori a una sempre più accurata sorveglianza , il servizio pubblico che è il solo che può garantire al meglio la salute di tutti, potrà migliorare anche là dove ora lascia a desiderare.

 

Liste d’ attesa.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/liste-attesa-infinite-cure-131213.shtml?uuid=Aau8UW8D

Nell’ articolo si parla della Sanità italiana: la regione Emilia Romagna riporta una buona valutazione, ciononostante dopo quasi sei mesi in lista di attesa per un piccolo intervento, non sono ancora stata chiamata .  Se qui la situazione è questa , come sarà nelle regioni che figurano agli ultimi posti nella classifica?

Tornare bambini.

In attesa che due vecchie amiche si scambino saluti e convenevoli all’ interno del convento, io e mio fratello (più vicino agli ottanta che ai settanta) andiamo a sgranchirci le gambe e a prendere un caffè. Capriate non offre mete particolarmente famose verso cui andare, quindi avvistata un’ edicola ci avviamo a comprare il giornale ( a proposito: com’ è che uno va a comprare un quotidiano e si ritrova con due chili di carta tra le mani?).

Dietro l’ edicola un minuscolo angolo verde con due panchine: ecco il posto giusto per leggere il giornale . Appena seduti, mio fratello esclama : – Quanti fischietti! (in dialetto: – Ma quant sciflèn!)- Subito non capisco poi lo vedo guardare a terra: l’ albero che ci regala la sua ombra è una grande quercia e il terreno ai nostri piedi è tappezzato di ghiande. Lui prende il “cappuccio” di una di esse, se lo sistema tra l’ indice e il medio e poi soffiando sulle nocche produce, con mia grande sorpresa,  un fischio acutissimo. E’ una reminiscenza della sua infanzia ormai lontana, un gioco a me del tutto sconosciuto. La cosa però è molto interessante, visto anche che dobbiamo riempire un po’ di tempo e non c’ è alle viste niente di meglio.  Anch’ io provo a imitarlo, ma non è così facile: ci vuole una ghianda  nè troppo piccola nè troppo grande, bisogna posizionare alla perfezione lo “strumento ” tra le dita e fischiare con forza e con l’ inclinazione giusta. I miei tentativi falliscono miseramentei, devo confessarlo: “per fare certe cose, ci vuole orecchio” dice Jannacci. Io tuttavia a mia volta gli mostrocome si ottiene un perfetto ” chicchirichì” con uno stelo d’ erba teso tra i due pollici… insomma è  un bel momento…. di ritorno all’ infanzia.

Posso solo  immaginare quello che  pensano i non rari passanti vedendo due “monelli” coi capelli bianchi divertirsi con passatempi ormai dimenticati…. nel migliore dei casi certo qualcuno, molto benevolo,  penserà che ” è proprio vero che invecchiando si torna bambini “. Lascio immaginare (con preghiera di essere moderati)  ai miei lettori quello che possono dire i più malevoli…  :-))

Mattinata al volante.

Mattinata al volante : sono partita da Erba verso le dieci  e ho imboccato la strada per Bergamo .Il primo tratto si snoda tra i laghi di Pusiano e di Annone, che appaiono splendenti e lisci sotto il sole di questo fine- settembre. Poi , a Lecco , ecco che ti accompagna per un bel tratto la vista del ramo orientale delLario e subito dopo  quella dell’ Adda che lì riprende il suo cammino verso la pianura. I panorami sono bellissimi, non c’ è che dire , anche grazie alle montagne che si specchiano nelle acque calme e gremite di uccelli acquatici .Un altro scorcio di  notevole bellezza ti coglie , quasi d’ improvviso sul ponte di Brivio sotto il quale l’ Adda compare per l’ ultima volta lungo il mio itinerario.

A questo punto si entra nel cuore del Leghismo  e, attraversate alcune contrade, si arriva al sancta sanctorum : il “pratone ” di Pontida.  E questo fazzoletto poco più grande del mio orto sarebbe il “pratone”? Ma non fatemi ridere!!! Tolto lo spazio per il palco e per l’ immancabile angolo barbecue rimane spazio solo per poche decine di persone.

Così pensando a come può essere manipolata la realtà da una telecamera, arrivo all’ autostrada: un bel traffico, non c’ è che dire, ma abbastanza ordinato , anche se i continui sorpassi tra camion costringono spesso ad occupare la terza corsia, mentre nella direzione opposta un lungo serpentone di auto e TIR fa capire che c’ è stato un incidente.

In sottofondo l’ autoradio, che mi fa compagnia , fa una rassegna di spezzoni di commedie cinematografiche che illustrano il rapporto degli Italiani con il fisco, considerato da sempre , come una sanguisuga, un vampiro, un mostro da incubi notturni.

Imbocco la Modena- Brennero verso mezzogiorno e  mi ritrovo dopo poco nelle terre dei Gonzaga, dove il Mincio e il Po  si incontrano per continuare insieme il loro viaggio.  Il mio (viaggio) si sta concludendo, proprio all’ inizio dell’ Emilia; metto la freccia e …sono arrivata.

Dedicato a noi donne ..

Per reazione allo squallore che dilaga sui giornali e che mostra uno spaccato del genere femminile per nulla rispondente a quella che è la realtà, ripubblico l’ inno “SORELLE D’ ITALIA”:

 

 

 

 

Sorelle d’Italia alziamo la testa               

Facciamo sentire la nostra protesta

Siam tutte le donne di questa nazione

Vogliamo rispetto, cerchiamo l’unione

 

Non siamo solo gli angeli del focolare

Vogliamo rispetto, vogliam lavorare

Non siamo solo madri, d’amor le colonne,

noi siamo persone, noi siamo le donne.

 

Sorelle d’Italia, l’Italia s’è desta

Di rose e mimose s’è cinta la testa,

le donne italiane son belle e capaci

non son bamboline per mani rapaci.

 

Sorelle d’Italia è giunto il momento

Abbiamo diritto a metà Parlamento

Non solo del cielo noi siam la metà

Ma anche della terra con par dignità

Devo dissentire con l’ ultimo verso dell’ inno: noi siamo sì la metà del cielo , come si suol dire, ma sulla terra siamo forse i 3/4… non tanto numericamente, ma qualitativamente per tutto il lavoro di cura dei bimbi, degli anziani, degli ammalati, dei più indifesi, che le donne si caricano sulle spalle ogni giorno spinte dall’ amore e dal rispetto per ogni vita .

Le donne non sono solo quelle di Via Olgettina.