Quando si specula sulla povertà…

Quando più di quarant’ anni fa sono arrivata qui in Brianza si era in un periodo di grande immigrazione dal sud e ricordo che alcuni miei alunni , arrivati di recente dalla Calabria o dalla Sicilia, abitavano in locali fatiscenti, in certi casi erano stalle sottratte da poco al loro uso originario e nemmeno ristrutturate,  altri occupavano un locale ricavato alla base di un’ antica torretta, che non aveva certo i carismi dell’ abitabilità.

Ricordo che sentivo una grande indignazione nel vedere dei bambini costretti a vivere in condizioni così miserabili e ancor più mi indignavo al pensiero che comunque c’ era qualcuno che si faceva pagare un affitto per quei rifugi che assomigliavano più a tane che a case.

Ora al posto degli immigrati meridionali ci sono gli immigrati extracomunitari e forse chi affitta loro le case non pone tutta l’ attenzione necessaria al buon funzionamento degli impianti e così accadono le tragedie, come quella nella quale un’ intera famiglia  (papà, mamma, due bambini di 3 e 4 anni e uno in arrivo) sono morti nel sonno per il cattivo funzionamento di una caldaia.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/01/06/news/la_famiglia_sterminata_dal_monossido_la_procura_indaga_il_padrone_di_casa-10898346/

Gli anni passano, ma non cambia il cinismo di chi specula sulla povertà…

Tre deliziosi monelli.

Ieri mattina, sono arrivati anche Elisa e Davide ( con i genitori naturalmente).

Elisa non pare aver risentito dell’ influenza , mentre Davide è apparso piuttosto magro e indebolito, forse perchè il malanno di stagione lo ha colpito in un momento di forte crescita: si è allungato di parecchio e i pantaloni sono tutti troppo corti. Elisa (8 anni) e Samuele (3 anni) da sempre si trovano benissimo insieme, perchè Elisa si diverte ad assecondarlo ; Davide (4 anni) invece sente istintivamente che Samuele mette a rischio la posizione di cocco piccolino cui è abituato e questo lo innervosisce. Per questo a volte si apparta e preferisce giocare da solo, allora però io cerco di mettermi vicino a lui e di stimolarlo a inserirsi nel gioco.  Per evitare discussioni e dispute Babbo Natale ha portato giochi il più possibile uguali, ma i due sono riusciti a litigare lo stesso.

Stamattina Samuele  continuava a salire e scendere le scale da solo con ai piedi solo le calzine, rischiando fortemente di scivolare, per questo la sua mamma stanca di ripetergli di smetterla lo ha sgridato e ha detto a Samuele che era un biricchino . Per rafforzare il concetto, ha invitato anche Davide a dire a Samuele la stessa cosa.

Davide non se lo è fatto ripetere due volte e ha detto ben chiaro :- Samuele, sei biricchino….- poi si è fermato un po’ e ha ripreso – sei anche uno sciocco e uno stupido..- e avrebbe continuato se la mamma di Samuele non gli avesse detto di non approfittare troppo della situazione.  :-)))

 A Davide non è parso vero di poter dare libero sfogo ai suoi sentimenti forzatamente repressi !!!

Auguri !

Questo anno era cominciato con il dolore di un lutto terribile che aveva colpito persone care, è proseguito con ricorrenti affanni privati e pubblici e ora si conclude malinconicamente lasciando dietro di sè, come eredità per il nuovo anno, una scia di problemi  preoccupanti.

Nonostante questo non possiamo che sperare che tutto vada per il meglio e augurarci ogni bene.

Buon anno a tutti !!

Un altro anno se ne va…

Un altro anno se ne va.
L’ ho visto trascorrere 
giorno per giorno,  come tutti gli altri anni,
mentre quelle rughe
 ai lati della bocca diventavano
un po’ più profonde.
Ogni età  porta con sè abbastanza fardelli
da non farmi rimpiangere
i giorni passati.
Voglio solo proseguire il cammino
che mi resta 
 continuando a gioire
per le cose belle
e accogliendo con serenità
quelle che non posso cambiare.

Scrivevo queste riflessioni due anni fa; ora le riporto qui per confermarmi nel proposito espresso nelle ultime due righe, anche se non è sempre facile .

Natale a scuola

A scuola il periodo del Natale era quello più frenetico: c’ erano sempre da preparare i lavoretti , le letterine o i biglietti , la poesia da recitare ai genitori, gli addobbi per l’ aula , il presepe e a volte ci si imbarcava anche nell’ allestimento di una piccola recita inframmezzata da canti tradizionali. Il tutto poi non doveva andare a scapito delle normali attività curriculari. Era certo una gran fatica, ma il tutto contribuiva a creare quell’ atmosfera di festa che rendeva felici i bambini, almeno quelli che potevano permetterselo; infatti ricordo che in una classe c’ era una bimba, figlia di unaTestimone di Geova che restava sempre assente nel giorno degli scambi degli auguri , ma questo succedeva anche a Carnevale ad esempio: il problema non era la differenza di credo religioso, era la festa in sè che era considerata “peccaminosa” .  Mi ha sempre fatto molta tristezza vedere quella bimba costretta a sentirsi diversa dagli altri….

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/12/15/news/l_asilo_multietnico_ci_ripensa_la_festicciola_di_natale_si_far-10247606/?ref=HREC1-5

Per ovviare al problema delle culture diverse, in una scuola milanese le maestre avevano deciso di abolire proprio la celebrazione del Natale, visto che la maggioranza degli alunni è di origine straniera; ora ci hanno ripensato e hanno fatto bene: è un’ occasione per far avvicinare i bambini, figli di immigrati, alle tradizioni del paese in cui vivono .

Non c’ è bisogno di imporre nessun dogma di fede, solo di far capire cosa succede attorno a loro.

Non vorrei essere maligna, ma quanto ha influito sulla prima decisione di quelle maestre il desiderio di sottrarsi a una serie di impegni faticosi col pretesto della multiculturalità?

La stufa a legna.

stufa a legnaEra nell’ angolo opposto al caminetto e, nello spazio che la separava dal muro esterno, veniva riposta la legna: ceppi spaccati con la scure  e stecchi sottili  che si andavano a raccogliere in campagna dopo la potatura o quando veniva abbattuto qualche albero e se ne facevano fascine.
Il piano superiore era in ferro e presentava tre gruppi di cerchi concentrici che venivano tolti per regolare la larghezza del “contatto” col fuoco vivo a seconda della dimensione della pentola.
Sulla facciata anteriore si apriva lo sportello che chiudeva il vano-fornace, sotto c’era uno sportello più piccolo attraverso il quale veniva estratta la cenere e di fianco si apriva il forno.
Nella parte più bassa c’era un vano vuoto in cui mia madre a volte metteva anche le pantofole perchè si scaldassero.
Di fianco al piano cottura c’era un contenitore in rame sempre pieno d’ acqua calda,  pronta per tutte le necessità.
Il tubo di scarico, che attraversava buona parte della stanza per ottimizzare la resa della stufa, presentava ad altezza d’uomo (ma sarebbe meglio dire ad altezza di donna) un anello di ferro munito di tanti raggi che potevano essere alzati o abbassati : su di essi venivano appesi mestoli e schiumarole o i panni  da asciugare quando fuori pioveva .
Sul piano cottura arrostivamo le castagne o le fette di polenta avanzata dal giorno prima e nel forno ogni mattina la mamma  (che si alzava prestissimo per accendere il fuoco) metteva l’uovo che dovevamo sorbirci prima di andare a scuola o le mele da cuocere: non sono più riuscita a mangiare mele cotte buone come quelle.

Solo la cucina veniva riscaldata. Le stanze da letto erano molto fredde e così anche le coperte del letto, perciò ecco che dalla stufa, verso sera si estraeva la brace. Con essa si riempivano dei piccoli contenitori (padlèni) foderati di cenere , che venivano inseriti nel prét (una struttura in legno adatta a sollevare le coperte , che non dovevano venire a contatto con le braci.
Quando si tornava a casa coi piedi intirizziti dal freddo, la mamma ci faceva togliere le scarpe e ci faceva appoggiare i piedi sullo sportello più basso e al tepore che ne usciva ti sentivi rinascere.

Incontri al supermercato

Si sta avvicinando il Natale e non ho ancora fatto il presepe, nè l’ albero;  mi riservo di allestirli prima dell’ arrivo di Samuele, sabato prossimo.

Intanto ieri sera sono andata a fare una spesuccia veloce in un piccolo supermercato nelle vicinanze e ho incontrato alcune mamme di miei ex- scolari. Ho chiesto notizie dei loro figli: M. à avvocato, suo fratello  G. si sta per laureare in economia e commercio, contemporaneamente gioca al calcio e  sta   frequentando un corso per allenatori;  C. fa l’ elettricista, si è messo in proprio e pare molto bravo nel suo campo; L., che fin da piccolo accompagnava appena possibile il padre nei suoi viaggi in tir, ha avviato una piccola impresa di autotrasporti e pare molto soddisfatto anche se lavora senza contare le ore.

Tutti hanno trovato la loro strada , anche in un momento non certo facile. Questo mi ha rallegrato (e quanto ne avevo bisogno!!) , così come mi ha fatto piacere vedere che ognuna di quelle mamme aveva un buon ricordo dei tempi della scuola dei loro figli.