Un lume nella notte in cui ci tocca navigare…

“Quello scrigno di valori condivisi che gronda la fatica dei nostri padri è un lume nella notte in cui ci tocca navigare. In questa volgarità che straripa, abbiamo solo quell’argine. Parole che, pietre nella resistenza, si trasformarono in mattoni. Dall’uguaglianza alla pace, dalla sacralità del lavoro alle libertà scolpite senza pudore nelle strade, dai diritti alla dignità sociale… tutto è scritto. Molto più che un contratto. Una promessa per cui dare la vita.”

http://www.peacelink.it/mosaico/a/32605.html

Queste parole si riferiscono alla nostra Costituzione, scritta da uomini e donne che avevano sofferto e combattuto per poter affermare i principi in essa contenuti. Erano di idee diverse , di formazione diversa, di ceti diversi , c’ erano tra loro atei e cattolici ferventi , ma hanno saputo trovare una sintesi mirabile , che può sfidare anche il mondo d’ oggi , anche se  alcuni la vorrebbero snaturare…  Dovremmo ripassarla ogni tanto.

Ricordo di scuola

Un mio ex-scolaro ha messo su internet questa foto: dev’ essere del 1986. Questa era la prima classe di Erba che portavo al compimento del ciclo elementare. Ho un ricordo carissimo di questo gruppo , che seguiva con vivacità ogni attività. Spero che tutti abbiano saputo e potuto realizzare i propri desideri e le proprie aspettative.

Pantaloncini corti anche d’ inverno.

Aprendo gli occhi la mattina poteva capitare di vedere i vetri delle finestre arabescati da strane forme che il ghiaccio aveva inventato durante la notte,  allora mi rincantuccciavo sotto le coperte per godere ancora per un po’ il loro tepore . Alla fine però bisognava alzarsi e la stanza era talmente fredda che battevo i denti mentre mi rivestivo.  Per fortuna  la cucina era ben riscaldata dalla stufa a legna, accesa da mia madre che era alzata già da un paio d’ ore.

Quando faceva così freddo, andare a scuola a piedi non era molto piacevole: i piedi diventavano in breve dei pezzi di ghiaccio e la nebbia, che era frequentissima, ti si congelava sui capelli che spuntavano dal berretto e formava uno strano,  effimero diadema, che sarebbe scomparso appena entrati in classe. Andavamo a scuola insieme noi bambini dei dintorni e il gruppo si ingrossava lungo il percorso. Chiacchierando e ridendo,  camminavamo di buon passo per riscaldarci un po’, ciononostante i maschietti , che non so per quale motivo portavano i calzoni corti anche d’ inverno, avevano spesso le ginocchia violacee (o come si dice da noi “murèli”).

La sera , prima di cena mia madre preparava “il padléni” , cioè gli scaldini: sul loro fondo coperto di cenere metteva un bel mucchietto di braci prese dalla stufa o dal camino e lo copriva con altra cenere . Ogni “padléna” veniva infilata nel “prete” : un attrezzo di legno che teneva sollevate le coperte del letto e dentro al quale si infilava lo scaldino. Spesso però il calore che proveniva da dentro il letto, faceva sì che sulle coperte si condensasse un velo di umidità. Non era neanche raro il caso che qualcosa andasse storto e che le braci danneggiassero il letto.

Quando la sera veniva l’ ora di andare a dormire, era difficile staccarsi dal calduccio della cucina per tuffarsi nel gelo delle camere e non vedevi l’ ora di cacciarti nel letto caldo .

Ora che basta schiacciare un pulsantino o un interruttore per avere tutto il caldo che si desidera, sembra impossibile che fino a non molto tempo fa il freddo potesse condizionare tanto pesantemente la vita della gente.

La fontana del villaggio.

“Negli anni Sessanta/Settanta la Chiesa riteneva che tra i suoi compiti vi fosse anche quello di contribuire a creare una società meno ingiusta formando coscienze in grado di ragionare sui problemi della società alla luce del Vangelo; conseguentemente, numerosi politici cristianamente ispirati si impegnarono – seppur con alterna fortuna – in tal senso. Da qualche decennio, invece, non è più così; la Chiesa è cambiata e, conseguentemente, sono cambiati anche i sentimenti e i comportamenti dei credenti, a mio avviso in peggio.
…..questa Chiesa mi appare sempre più sostanzialmente diversa da quella nella quale sono cresciuto e sono maturato, quella bella, cara, generosa Chiesa del Concilio e degli anni immediatamente successivi alla sua chiusura: quella era una Chiesa – pur con tutti i suoi limiti, errori e difetti – partecipe della condizione umana, capace di amare il Signore e le persone e che – pur essendo sicuramente consapevole di essere portatrice di una verità extratemporale – si sentiva comunque nella stessa barca con gli uomini e le donne del Suo tempo. Questa, invece, mi sembra prevalentemente un’ istituzione attenta alla Legge più che al Soffio dello Spirito, in parte simile, nei comportamenti, a tutte le altre istituzioni mondane le quali, ovviamente ragionano con la logica del mondo: e anche noi, conseguentemente, privilegiamo spesso la logica del mondo!
Ricorda, invece, l’ idea di Chiesa che aveva Giovanni XXIII?
La Chiesa doveva essere come la fontana del villaggio di una volta, una fontana che offriva la sua acqua a tutti, indistintamente, senza discriminazioni e disinteressatamente, non per un calcolo opportunistico, ma per spianare la strada alla diffusione del Vangelo”. (firmato Lucio Croce)

E’ uno stralcio di una lettera pubblicata su “Mosaico di Pace”, il sito di Pax Christi. L’ autore vuole spiegare come la Chiesa di oggi sia arrivata a offrire in molte occasioni il suo avvallo al movimento della Lega . Condivido con amarezza queste riflessioni , anche se riconosco che sono tanti anche oggi , anche qui in mezzo a noi, gli esempi di coloro che vivono giorno per giorno il cristianesimo  con disinteresse e vera carità  e che tentano ancora di fare della Chiesa quella benefica fontana del villaggio.

http://www.peacelink.it/mosaico/a/32508.html

Genocidio !!!

http://www.corriere.it/esteri/10_ottobre_20/video-indigeni-torture_0d865860-dc5a-11df-be1f-00144f02aabc.shtml

Non avevo mai sentito parlare di questo genocidio che si protrae da oltre quarant’ anni:”…. sono stati 40 anni di oppressioni e brutalità che hanno già ucciso migliaia di persone e che, per ferocia e vastità di proporzioni, sono classificati come il peggiore abuso perpetrato oggi contro i popoli tribali del mondo”

Così si conclude l’ articolo del Corriere.it linkato sopra. Gli Indonesiani per poter sfruttare le grandi ricchezze minerarie della Papua Nuova Guinea, cerca di estirpare da questa terra le numerose tribù di indigeni, alcune delle quali pare non abbiano ancora avuto contatti col mondo esterno.

All’ articolo sono allegati due video veramente impressionanti per la crudeltà che i soldati indonesiani riversano sugl’ inermi indigeni, catturati e trattati come bestie. L’ Indonesia impedisce alla stampa e alle organizzazioni umanitarie l’ accesso all’ isola ed è forse per questo che non se ne è sentito mai parlare, ma ora che qualcosa è trapelato, sarebbe imperdonabile far finta di non sapere.

 

Questa mattina .

Stamattina il tempo invitava a stare all’ aperto e ne ho approfittato per andare al mercato.  Lungo la strada il sole era ancora caldo e un venticello fresco, ma gentile , rendeva piacevole la passeggiata.

Sulla piazza, dove da secoli si tiene il mercato, c’ era un’ aria un po’ malinconica : doveva essere l’ ora di punta, invece non c’ era affatto l’ affollamento e l’ allegria che ricordavo di avervi trovato in altre occasioni.  Pochi si fermavano alle bancarelle e i venditori guardavano tristemente la gente che passava, guardava e riprendeva il cammino. Solo ai banchi della frutta e verdura c’ era la coda. Ho acquistato una maglia, delle mele e un attrezzo per tagliare le patate a bastoncino, poi sono tornata a casa mentre il vento, diventato più freddo e più robusto, infastidiva gli ambulanti , costretti a stare fermi dietro le loro bancarelle.

Era un po’ che non camminavo a piedi lungo quella strada e ho notato diversi cambiamenti: molti negozi non ci sono più , sono stati chiusi, mentre al posto di una vecchia fabbrica c’ è ora la nuova biblioteca comunale : presto andrò a visitarla.

Mali di stagione.

Ero dalla parrucchiera; la radio tenuta a basso volume trasmetteva musica intervallata da notiziari. Le clienti  parlavano di pettegolezzi su gente a me sconosciuta e io nell’ attesa del mio turno sfogliavo annoiata una rivista.

A un certo punto, la parrucchiera se ne uscì con un’ esclamazione che mi colpì:- Meno male che stasera comincia il “grande fratello” e così finalmente la sera ci sarà qualcosa da guardare in tv ! –

Non sono più andata volentieri in quel negozio e, quando se ne è aperto uno più vicino a casa mia,  ho cambiato parrucchiera.

 Adesso è appena partita la nuova edizione del GF che ritorna inesorabile come i primi raffreddori d’ autunno. So che partecipa anche uno strano ragazzo di un paese poco distante da qui: sembra che sia andato in giro per un po’ di tempo vestito da frate e che invece oggi faccia il gigolò : mi pare il protagonista ideale di una trasmissione come quella.

Ho sentito una volta un sociologo apprezzare il “Grande fratello” come specchio della società odierna…. sarà, ma io che non me ne intendo sono certa che in giro, tra la gente che si incontra tutti i giorni , si può trovare di meglio.

“Non c’ è amore più grande …”

lea_garofalo1E’ una storia terribile quella di Lea Garofalo. Nata e vissuta in un ambiente di ‘ndrangheta, di faide infinite, a un certo punto, forse per amore della figlia cerca di allontanarsi dal paese. Denuncia il proprio compagno e i suoi affari loschi, diventa testimone di giustizia, ma per questo viene ucciso suo fratello.

Per un certo periodo usufruisce di un programma di protezione, poi ci rinuncia, o come dice qualcuno , la protezione le viene tolta. A quel punto sa di rischiare , sa che la sua vita è appesa a un filo , ma sempre per soddisfare una richiesta della figlia , si reca Milano per incontrarla ed è qui che scatta la trappola: Lea scompare. 

Solo ora, dopo un anno, un pentito ha raccontato di come sia stata sequestrata, uccisa e sciolta nell’ acido.

Chissà se questo suo estremo sacrificio basterà a proteggere sua figlia e a darle la possibilità di vivere una vita serena.

 Lea va  ricordata come donna coraggiosa che ha saputo dire “no”. Sta scritto che “non c’ è amore più grande di chi dà la sua vita ” e Lea Garofalo questo lo ha saputo fare.