Nel mio giardino: l’ho fotografato stamattina. Che meraviglia anche nelle cose più semplici.
Mattine di fine inverno.
In queste mattine di marzo così luminose, con l’aria limpida e fredda, ma col sole splendente che avvolge ogni cosa, appena alzata esco fuori a guardare l’aiuola piena di fiori.
Ai piedi del cedro fanno bella mostra di sé le primule rosa, bianche, gialle, viola, fucsia che hanno cominciato a fiorire già da tempo. Le primule sono fiori coraggiosi che sbocciano in avanscoperta quando ancora l’inverno fa sentire il suo pugno di ferro. Poi ci sono, altrettanto impavide, le viole mammole e le viole del pensiero che spiccano tra le tantissime margherite e il verde lucente dell’erba nuova. E’ molto bello anche vedere come giorno per giorno le gemme sui rami delle rose o su quelli del melo-nano si aprono a poco a poco, facendo intravvedere prima appena un accenno di colore, poi via via si affacciano le foglioline lucenti e morbide come seta e ogni mattino appaiono un po’ più grandi….
È sempre commovente contemplare la vita che si rinnova e per qualche minuto dimentico le sirene delle ambulanze, le strade vuote e la solitudine di queste lunghe giornate di COVID.
Virus, varianti e vaccini …sfuggenti.
Torneremo in zona arancione? o rossa?
In Lombardia si va verso la creazione di mini-zone rosse, visto l’avanzare incalzante delle varianti di coronavirus che circolano in Lombardia.
Ci saranno reazioni accese come per la chiusura delle piste da sci? E’ vero, questo ultimo provvedimento è arrivato troppo tardi, ma forse bisogna rendersi conto che a comandare per il momento è il virus con le sue varianti.
La Lombardia pare poco organizzata anche per i vaccini, visto che è così arduo accedere alle prenotazioni on line. Altrove gli ultraottantenni sanno già dove e quando potranno essere vaccinati …. qui chi è riuscito a collegarsi, dopo ore ed ore passate al computer, ha ricevuto in risposta un messaggio in cui gli si dice che riceverà un altro messaggio con le indicazioni del caso….. ottimo, direi!!!!
UTE : conferenze online.
L’UTE di Erba ha organizzato tra dicembre e questi primi giorni di gennaio tre videoconferenze tenute tutte da don Ivano Colombo.
La prima verteva sulla figura di don Primo Mazzolari, anticipatore di molte posizioni espresse poi dal Concilio Vaticano II; le altre due sono state incentrate sulla figura di S. Giuseppe, a cui è dedicato questo 2021. Dall’analisi di testi biblici, Vangeli apocrifi, tradizioni popolari e opere d’arte, don Ivano è riuscito a “modellare” un S. Giuseppe a tutto tondo e per certi versi inaspettato.
La prima puntualizzazione ha riguardato il modo comune di definirlo “padre putativo”, intendendo che Giuseppe fu ritenuto padre di Gesù anche se in realtà non lo era. Giustamente il nostro docente ci ha fatto riflettere: chi è vero padre? Colui che genera o colui che custodisce ed educa? Certamente il secondo non è meno padre del primo e Giuseppe che si è preso cura di Gesù, che lo ha cresciuto, educato, istruito può a buon diritto essere ritenuto padre a tutti gli effetti.
Giuseppe nei Vangeli canonici ha poco spazio, ma è invece molto presente nei Vangeli apocrifi (Vangeli non riconosciuti come affidabili da tutte le comunità cristiane antiche) e nelle opere d’arte in cui la sua figura appare molto presente.
E’ l’uomo giusto, che sa discernere e fare la volontà di Dio. E’ l’uomo che sa assumersi la responsabilità di scelte difficili, che sa sfidare le regole del perbenismo, che sa amare con generosità, che affronta pericoli e disagi per custodire gli esseri che gli sono stati affidati.
Al giorno d’oggi, gli uomini, nelle nostre società occidentali, sono impegnati a ridisegnare il loro ruolo all’interno della famiglia: non possono più essere i “padri-padroni” e per questo a volte si limitano a interpretare la parte di quello che è troppo preso dal lavoro per interessarsi veramente della famiglia, con conseguenze disastrose sull’educazione dei figli e sulla coesione del nucleo familiare. Per questi uomini S. Giuseppe può essere un esempio di tenerezza, di serietà e di autorevolezza. Credo che Papa Francesco abbia indetto l’anno di S. Giuseppe proprio per sostenere e dare fiducia ai giovani padri di oggi, a volte un po’ frustrati e disorientati.
Le lezioni di don Ivano sono state molto interessanti; dispiace che molti soci ute non abbiano il coraggio di provare a collegarsi via internet.
Restare umani.
Questa pandemia che ci costringe alla lontananza, forse ci fa riscoprire il valore dei rapporti umani …
E’ questo che pensavo ieri mentre tornavo a casa dopo la messa, durante la quale una bambina del nostro gruppo ha potuto ricevere la sua prima Comunione essendone stata impossibilitata ai primi di ottobre, quando l’hanno ricevuta tutti i suoi compagni.
Lei era emozionatissima, fino alle lacrime,nel sentirsi citare in vari momenti della messa. Fortunatamente molti suoi amici e amiche avevano capito l’importanza di esserle vicini in quel momento e hanno partecipato numerosi alla messa e alla comunione. Forse in altri tempi molti sarebbero andati fuori città per il weekend e non avrebbero ritenuto importante essere presenti. Invece ieri c’erano con il loro affetto e la loro empatia.
Alla fine del rito, tutti si sono affollati accanto alla loro amica per farle festa e fare foto ricordo.
A volte si è portati a credere che i bambini di oggi siano diversi da quelli di ieri, perchè distratti da videogiochi insulsi e da una tecnologia onnipresente, ma forse questa pandemia, che li ha costretti davanti ai computer per ore, ha fatto scoprire a tutti, e in particolare ai bambini, i limiti degli strumenti tecnologici.
Siamo arrivati alla saturazione e stiamo dando loro il giusto peso: sono certamente utili, direi addirittura preziosi in queste circostanze, ma non possono trasmetterci il calore e la bellezza degli incontri reali.
Forse riusciremo a restare umani, come sono rimasti umani i nostri bambini.
Non chiederti cosa può fare il tuo paese….
Succede anche in altri paesi? Non lo so davvero.
So però che qui da noi ogni mossa per contrastare la diffusione dei contagi suscita sempre una ridda di polemiche: se si chiudono le scuole si obietta che ci si dimentica dei diritti dei bambini e dei giovani allo studio e alla socialità, che i genitori che lavorano non sanno a chi affidare i loro figli; se si aprono le scuole: ecco così si diffondono i contagi, i bambini portano a casa il virus e i nonni muoiono.
Se si chiudono i locali, giustamente i gestori soffrono e chiedono misure meno restrittive, ma poi i loro clienti se ne fanno un baffo delle norme di precauzione e quindi ecco gli “osservanti” inveire contro chi permette che si tengano aperti gli esercizi pubblici.
Ora la polemica si sposta sulle settimane bianche ed è vero che non c’è nula di più salutare che farsi una bella camminata in montagna con o senza neve, respirare l’aria fresca, sentire il vento in faccia e ascoltare il silenzio maestoso delle alte quote. …. ma abbiamo visto tutti gli assembramenti in attesa dello skilift o dentro le ovovie, e allora?
Mi vengono in mente le parole di Kennedy: Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese.
Se tutti ci assumessimo consapevolmente le nostre responsabilità, tenendo sempre presente che il bene comune viene prima di quello personale, non ci sarebbe bisogno di tanti decreti e di tante norme e le polemiche non riempirebbero le pagine dei giornali.
Parlando di complotti…
(Da Il Fatto Quotidiano)
“RADIO MARIA è la radio privata con il maggior numero di ripetitori sul territorio nazionale, oltre 850, più della Rai, con oltre un milione e mezzo di radioascoltatori ogni giorno. Fondata come piccola radio parrocchiale ad Arcellasco d’Erba da un certo Padre Mario – poi esiliato nella meno carismatica Radio Mater – è oggi un network ( World Family of Radio Maria) che trasmette in 77 Paesi dei 5 continenti. In quanto “radio comunitaria”, cioè non generalista, status previsto dalla legge Mammì, ha diritto a sostenersi con donazioni spontanee ( che arrivano anche a 18 milioni di euro l’anno) e, dal 2006, attraverso il 5 per mille”
Perchè leggendo questi dati, forniti dal giornalista de “Il Fatto quotidiano” mi viene in mente Lutero e la sua lotta contro la vendita di indulgenze? Poi vado sul sito di Radio Maria e trovo queste parole alla fine di un articolo dedicato al complotto
“No, non siamo di fronte a un complotto, ma a una rivoluzione ambientale, nel senso che un ambiente, cioè un modo di vivere, verrà sostituito con un altro modo di vivere, all’insegna di quell’individualismo che il Pontefice condanna nell’enciclica Fratelli tutti. E cambiare ambiente significa cambiare modo di vivere, cosa che ha un’influenza importante sulla vita degli uomini, perché «dalla forma data alla società può dipendere la salvezza delle anime», come diceva molti anni fa Papa Pio XII (1 giugno 1941)”.
Questa è una clamorosa smentita di quanto detto alla radio dal suo speaker più importante, forse anche a Radio Maria qualcuno ha pensato che si era esagerato e che era bene correggere il tiro…
Insieme … è meglio!
Il gruppo culturale “G. Lazzati” di Arcellasco, che soffre un po’ del suo trovarsi in periferia rispetto alla nostra diocesi, ha colto l’invito del Servizio dei Centri Culturali Cattolici (CCC) e, insieme all’UTE di Erba A.P.S., ha programmato un “webinar” (videoconferenza) per il 25 novembre prossimo nell’ambito della “settimana dei CCC” .
Don Ivano Colombo, docente dell’UTE, terrà una relazione sul tema ” INSIEME PER RISVEGLIARE L’UMANO: Ci impegniamo: Conversazione intorno a don P. Mazzolari”; sempre l’UTE organizzerà la videoconferenza, mentre il gruppo Lazzati si occupa di raccogliere adesioni e divulgare l’evento. Insieme, unendo le forze e le competenze si possono fare cose bellissime.