UTE: La lunga vita delle parole – Le tecnologie che cambiano il modo di vivere.

LA LUNGA VITA DELLE PAROLE: La prof. Meggetto ci ha intrattenuto oggi con una delle sue belle lezioni sulla vita delle parole, che  ci può raccontare come è cambiato il mondo nel corso dei secoli e come è cambiato il modo di sentire della gente. La parola di cui la nostra docente ci ha parlato oggi è: FIDUCIA.

Deriva dal latino FIDES che per i Latini aveva il significato di impegno solenne, non religioso, di riconoscimento dell’affidabilità dell’altro. Noi abbiamo poi tradotto il termine latino con la parola FEDE che ha assunto invece un senso religioso.

C’è differenza tra FEDE e FIDUCIA: la FEDE può folgorarci in un istante (come per S. Paolo sulla via di Damasco), la FIDUCIA invece si conquista col tempo  e a volte può essere tradita.

Noi usiamo molto la parola fiducia perchè ci sentiamo limitati e abbiamo bisogno degli altri (come dice Freud).

In Grecia e a Rom FIDES era una dea e tradire la fides riposta in qualcuno era colpa molto grave. Ora invece la FIDUCIA ha perso un po’ di valore: la si concede spesso con superficialità e a senso unico (fiducia nei mercati, nella pubblicità, nel governo, nei candidati alle elezioni…) e per questo accettiamo anche che venga tradita.

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LE TECNOLOGIE CHE CAMBIANO IL MODO DI VIVERE:  Lo sviluppo di nuove tecnologie sta cambiando profondamente la nostra vita di tutti i giorni. Ad esempio nessuno più spedisce cartoline, non compriamo più nè consultiamo enciclopedie, non abbiamo più in casa i vecchi voluminosi elenchi telefonici, … L’orologio da polso, una volta, misurava solo il tempo, ora può contare i nostri passi, monitorare la nostra attività cardiaca, riprodurre musica.  Le solette delle scarpe possono monitorare la nostra attività fisica e chiamare i soccorsi in caso di caduta. Le auto possono già ora in caso di incidente chiamare i soccorsi dando tutte le coordinate necessarie per interventi rapidi ed efficaci.

Queste ed altre innovazioni tecnologiche fanno parte dell’Internet delle cose (acronimo IOT= internet of things).

Internet è nato nel 1969 come rete militare per scambiare informazioni;  ora si parla di 5G, cioè di quinta generazione della telefonia mobile ed è 100 volte più veloce della precedente.

L’IOT è applicato in vari campi della vita di tutti i giorni e ci sono già numerosissime realizzazioni nella DOMOTICA ( risparmio energetico, sicurezza, gestione degli elettrodomestici, controllo dell’illuminazione…), nella SALUTE (telemedicina per assistere in continuità pazienti e anziani) in AGRICOLTURA (dispositivi per monitorare lo stato di salute delle coltivazioni, per irrigare in modo razionale senza sprechi, per migliorare prodotti e raccolti) e nella gestione delle città (SMART CITY)

Stiamo vivendo una nuova rivoluzione tecnologica: non dobbiamo averne paura, ma dobbiamo conoscerla per poter usufruire dei vantaggi che essa può portare anche nelle vite di noi non più giovanissimi.

Ringraziamo il prof. Rizzi che ci guiderà in questo cammino di scoperta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Festa degli Angeli …festa dei nonni…

Oggi, 2 ottobre, è la festa degli Angeli Custodi, ma è a buon motivo diventata anche la festa dei nonni.

I nonni trepidano per i nipoti che sentono essere due volte figli; i nonni gioiscono nel vedere i nipoti crescere sani e sereni, li vedono poi allontanarsi un po’ quando diventano più grandi e allora pregano perchè i loro Angeli Custodi continuino con maggior intensità la loro opera di protezione dai pericoli del mondo sempre in agguato .

Nella parrocchia di Arcellasco, domattina, domenica 3 ottobre, alle ore 10:30 si celebrerà una messa speciale per tutti i nonni e verrà loro consegnato un piccolo semplice ricordo di questa celebrazione.

Nel pomeriggio, poi, dalle ore 15 alle 17:30, tutta la comunità parrocchiale si riunirà per giocare insieme e fare festa. Non mancate!

locandina festa dei nonni

Eufemino in tempo di pandemia.

Ero presente alla consegna dell’Eufemino, l’onorificienza attribuita ogni anno alle persone o alle associazioni che si siano distinte per i loro servigi alla città.

Quest’anno non era possibile non premiare la FONDAZIONE GIUSEPPINA PRINA e la PROTEZIONE CIVILE di Erba e dei Comuni consorziati.

La pandemia infatti ha impegnato la RSA cittadina nella strenua difesa dei suoi ospiti: è stata una vera battaglia che ha richiesto il sacrificio e l’abnegazione di tutti gli operatori: dai medici, agli infermieri, agli animatori, agli inservienti, al personale amministrativo.  Lo stesso vale per la Protezione Civile e per i suoi volontari che sisono prodigati per mitigare i disagi durante il lockdown e per far funzionare l’hub vaccinale di Lario Fiere.

I discorsi delle autorità e dei rappresentanti degli enti premiati hanno ben messo a fuoco il debito di riconoscenza della città verso di loro e verso tutte le organizzazioni che si sono impegnate per fronteggiare l’emergenza pandemica e alle quali è stata consegnata una targa ricordo.

Un riconoscimento è stato dedicato anche a un operatore di Protezione Civile, che, dopo aver contratto il virus in servizio, è poi deceduto. A ritirare la targa erano presenti i figli e  la vedova commossa fino alle lacrime e in quel momento anche tra i presenti c’era chi ha dovuto ricorrere al fazzoletto per asciugarsi gli occhi.

Una nota gradevole era costituita dall’orchestra dei ragazzi della Puecher, che ha eseguito piacevolmente pezzi di autori moderni.

All-focus
All-focus
Alin attesa
Alin attesa

Erba: tra cementificazione e degrado.

Erba ha conquistato il record del comune comasco  in cui più selvaggio è stato il consumo di suolo.

Questo è un fenomeno abbastanza paradossale  visto che gli appartamenti sfitti sono innumerevoli  e visto che buona parte del centro-città è occupato dagli scheletri di vecchie fabbriche ormai dismesse da decenni, in cui trovano comoda dimora colonie ben nutrite di topi e ratti.

Il problema del centro di Erba si sa non è di facile soluzione, perchè i proprietari delle aree dismesse non sono obbligati a riqualificarle se l’investimento non è ritenuto vantaggioso, ma proprio questo è il punto su cui sarebbe il caso di riflettere. Può il proprietario di un bene lasciarlo in abbandono fino  al punto da costituire un pericolo per la salute pubblica?

Chi venisse da fuori per visitare la città non potrebbe non rimanere sconcertato nel vedere lo stato di abbandono e di degrado in cui versano certe zone del centro cittadino e potrebbe solo farsi un’immagine desolante di questa città, che non lo merita.

A questo punto ricordo le parole di Francesco: La proprietà privata non è un diritto inalienabile …..

Una comunità che si sente danneggiata dalla presenza al suo interno di una proprietà privata non ben gestita, perchè non deve poter espropriare quel bene con equo compenso?

Se a Erba si potessero recuperare le aree dismesse del centro, tutta la città ne trarrebbe grande giovamento e forse sarebbe più difficile imporre lo scempio della cementificazione selvaggia.

La scuola siamo noi: un successo di breve durata.

giulia disegnoIl calendario di questo blog mi dice che non lo aggiorno da una settimana e questo sta a testimoniare il gran lavoro che si è dovuto fare per allestire la mostra sulla scuola.

Per fortuna abbiamo avuto la collaborazione  di persone gentili che ci hanno aiutato a spostare mobili, a predisporre spazi, a esporre i vari documenti raccolti in due mesi di ricerca. E un grazie calorosissimo va soprattutto a coloro che ci hanno affidato i loro ricordi, custoditi con cura per anni e anni.

Il risultato, a sentire i commenti dei visitatori, pare sia stato soddisfacente, vista anche la singolarità e la rarità di certi reperti storici e di certi documenti.

Sono venute a visitare la nostra mostra “La scuola siamo noi” il prevosto della città, il sindaco, il vicesindaco e alcuni consiglieri comunali, che hanno molto apprezzato il nostro lavoro, comprendendo la finalità dell’iniziativa che tendeva a omaggiare tutto il mondo della scuola, provato da lunghi mesi di didattica a distanza. C’è stato un buon afflusso di visitatori soprattutto dopo la messa, ieri mattina.

Lato negativo della situazione è il fatto che questi eventi sono legati alla festa patronale, che cade alla fine di giugno, quando il caldo fa fuggire la gente verso mare e  monti in cerca di refrigerio dalla calura incombente e di conseguenza i visitatori sono ben pochi rispetto a quelli che potrebbero intervenire, ad esempio a fine settembre o inizio ottobre, quando sarebbe possibile coinvolgere anche le scuole. Altro neo: i locali occupati dalla mostra vanno sgombrati in fretta perchè servono per svolgere le attività dell’oratorio estivo e tutto deve essere concentrato nel giro di due/tre giorni al massimo: tanto lavoro per un così breve evento è una dispersione di energie veramente spiacevole.

Tuttavia si potrebbe pensare di replicare l’evento all’inizio dell’autunno, ma avremo ancora la disponibilità di tutto quanto si è potuto raccogliere in questi mesi?  La domanda va rivolta alle “alte sfere”….

 

 

 

La pia rondinella.

Nelle sere di maggio, è tradizione  recitare il rosario nelle varie frazioni della parrocchia. Ieri sera, l’appuntamento era a Longone, sotto il portico di un casale molto antico, ben restaurato, ben tenuto  e bellissimo.

Vi si accede da una viuzza stretta pavimentata coi ciottoli tondi di fiume che finisce in una piccola piazza da cui si gode una bellissima vista sul Pian d’Erba.  Su un lato della piazzetta si apre un grande arco che porta a un cortile interno  chiuso sui tre lati restanti dalle abitazioni; davanti a una di esse si apre un vasto portico destinato un tempo ad accogliere gli attrezzi agricoli e ora invece luogo accogliente per sostare all’aperto.

Il soffitto è in legno con travi a vista, una colonna incorporata in un angolo del muro fa pensare che sia stata recuperata da una precedente costruzione.

Quando arriviamo sono già state sistemate a distanza di sicurezza numerose sedie. Ogni tanto compare una rondine che vola sfiorando il soffitto del portico e se ne va.  Quando  la recita del rosario ha inizio, ecco ricomparire la rondinella, forse attirata dalle luci e dal mormorio cadenzato delle preghiere. Si va ad appollaiare su una piccola sporgenza nel muro e da lì ascolta e osserva quello che sta accadendo: ogni tanto scuote appena il capo nero, ma sta lì tranquilla a lungo.

Solo il canto finale pare disturbarla e allora spicca il volo e con un leggero frullo d’ali se ne vola via in un attimo e scompare nel cielo buio della sera.

Forse anche la rondine ha pregato insieme a noi.

Il poeta ha celebrato il “pio bove”, ora ci vorrebbe un altro poeta per cantare le lodi della “pia rondinella!

 

La scuola siamo noi.

Il COVID 19 ha sconvolto la nostra quotidianità e la scuola non è certo sfuggita alla bufera: l’imposizione del lockdown ha costretto gli insegnanti a inventarsi un nuovo modo di fare lezione, utilizzando tecnologie mai prima sperimentate. Anche alunni e genitori hanno dovuto velocemente attrezzarsi con cellulari e computer e imparare a gestirli.

Tutti abbiamo percepito la fatica, e direi la sofferenza, di tutto il mondo della scuola, che è sempre stato uno dei perni fondamentali della nostra società, visto che alle sue cure vengono affidati i cittadini di domani.

Noi del gruppo culturale “G. Lazzati” di Arcellasco, abbiamo cercato di interpretare l’apprensione di tutti  per le difficoltà affrontate da docenti e famiglie, dedicando a loro la  mostra che, ormai da parecchi anni, viene allestita in occasione della festa patronale.

Abbiamo pensato di intitolarla “ LA SCUOLA SIAMO NOI: dalla scuola dei nonni alla DAD”. Per questo stiamo chiedendo la collaborazione di tutti per raccogliere foto, documenti, oggetti, grembiulini disegni dei bambini sulla loro scuioloa, e anche brevi testimonianze o ricordi scritti da consegnare in segreteria parrocchiale (indicando sempre nome, cognome e numero di telefono) o da inviare via mail  a: grandmere4@gmail.com. Per ulteriori informazioni si potrà chiamare il numero : 031 64 43  77.

Si accettano volentieri suggerimenti su come e dove reperire vecchi arredi scolastici (un banco, una lavagna, il cancellino, …. )

Ringraziamo fin da ora chi vorrà raccogliere questo nostro appello.

 

Lo sconosciuto che ci accompagna nel nostro cammino.

Lo abbiamo ascoltato molte volte, specialmente nelle occasioni più importanti della nostra vita, ci ha fatto emozionare, ci ha commosso, a volte abbiamo pianto di gioia o di dolore al sentire la sua voce, eppure non sappiamo nulla di lui. Forse gli abbiamo rivolto uno sguardo distratto da lontano, senza chiederci come sia fatto, come funzioni, quali siano le sue origini e la sua storia…

Per colmare questa lacuna, ci viene offerta un’occasione unica: Sabato, 8 maggio, alle ore 20:00, nella chiesa parrocchiale di Arcellasco si parlerà del bene artistico più prezioso che in essa viene custodito: l’antico organo a canne che risale a  170 anni fa e che ora potrà essere restaurato dopo decenni di rinvii.

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA
KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

Data la complessità di questo strumento, pensavo fosse un’invenzione abbastanza recente, invece ho scoperto che le prime forme risalgono addirittura al III sec. A.C. e che l’uso che ne veniva fatto, in guerra e nei circhi, lo fece ritenere per molti secoli  del tutto inadatto ad accompagnare i riti cristiani.

Come si sarà arrivati da quelle forme primitive a quelle sorprendentemente complesse dei giorni nostri? Come funziona un organo e cosa gli consente di produrre musiche di grande maestosità e potenza  e altre di estrema dolcezza? Come può addirittura imitare il suono di molti altri strumenti?

Tutto questo ci verrà spiegato da relatori tra i più esperti in questo campo: gli organari restauratori Carlo Dell’Orto e Massimo Lanzini e l’organista e organologo Matteo Galli.

Il restauro dell’organo sarà un’opera lunga e impegnativa sotto ogni punto di vista, ma è l’unico modo per preservare un bene prezioso consegnato alle nostre cure dai nostri antenati e poterlo lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi.

Dopo averlo conosciuto, sono certa che sapremo apprezzare molto di più le sue melodie e vivremo con più intensità le emozioni che sempre un organo sa suscitare.