Restare umani.

Questa pandemia che ci costringe alla lontananza, forse ci fa riscoprire il valore dei rapporti umani …

E’ questo che pensavo ieri mentre tornavo a casa dopo la messa, durante la quale una bambina del nostro gruppo ha potuto ricevere la sua prima Comunione essendone stata impossibilitata ai primi di ottobre, quando l’hanno ricevuta  tutti i suoi compagni.

Lei era emozionatissima, fino alle lacrime,nel sentirsi citare in vari momenti della messa. Fortunatamente molti suoi amici e amiche avevano capito l’importanza di esserle vicini in quel momento e hanno partecipato numerosi alla messa e alla comunione. Forse in altri tempi molti sarebbero andati fuori città per il weekend  e non avrebbero ritenuto importante essere presenti. Invece ieri c’erano con il loro affetto e la loro empatia.

Alla fine del rito, tutti si sono affollati accanto alla loro amica per farle festa e fare foto ricordo.

A volte si è portati a credere che i bambini di oggi siano diversi da quelli di ieri, perchè distratti da videogiochi insulsi e da una tecnologia onnipresente, ma forse questa pandemia, che li ha costretti davanti ai computer per ore, ha fatto scoprire a tutti, e in particolare ai bambini, i limiti degli strumenti tecnologici.

Siamo arrivati alla saturazione e stiamo dando loro  il giusto peso: sono certamente utili, direi addirittura  preziosi in queste circostanze, ma non possono trasmetterci il calore  e la bellezza degli incontri reali.

Forse riusciremo a restare umani, come sono rimasti umani i nostri bambini.

Non chiederti cosa può fare il tuo paese….

Succede anche in altri paesi? Non lo so davvero.

So però che qui da noi ogni mossa per contrastare la diffusione dei contagi suscita sempre una ridda di polemiche: se si chiudono le scuole si obietta che ci si dimentica dei diritti dei bambini e dei giovani allo studio e alla socialità, che i genitori che lavorano non sanno a chi affidare i loro figli; se si aprono le scuole: ecco così si diffondono i contagi, i bambini portano a casa il virus e i nonni muoiono.

Se si chiudono i locali, giustamente i gestori soffrono e chiedono misure meno restrittive, ma poi i loro clienti se ne fanno un baffo delle norme di precauzione e quindi ecco gli “osservanti” inveire contro chi permette che si tengano aperti gli esercizi pubblici.

Ora la polemica si sposta sulle settimane bianche ed è vero che non c’è nula di più salutare che farsi una bella camminata in montagna con o senza neve, respirare l’aria fresca, sentire il vento in faccia e ascoltare il silenzio maestoso delle alte quote. …. ma abbiamo visto tutti gli assembramenti  in attesa dello skilift o dentro le ovovie, e allora?

Mi vengono in mente le parole di Kennedy: Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese.

Se tutti ci assumessimo consapevolmente le nostre responsabilità, tenendo sempre presente che il bene comune viene prima di quello personale, non ci sarebbe bisogno di tanti decreti e di tante norme e le polemiche non riempirebbero le pagine dei giornali.

Parlando di complotti…

(Da Il Fatto Quotidiano)

“RADIO MARIA è la radio privata con il maggior numero di ripetitori sul territorio nazionale, oltre 850, più della Rai, con oltre un milione e mezzo di radioascoltatori ogni giorno. Fondata come piccola radio parrocchiale ad Arcellasco d’Erba da un certo Padre Mario – poi esiliato nella meno carismatica Radio Mater – è oggi un network ( World Family of Radio Maria) che trasmette in 77 Paesi dei 5 continenti. In quanto “radio comunitaria”, cioè non generalista, status previsto dalla legge Mammì, ha diritto a sostenersi con donazioni spontanee ( che arrivano anche a 18 milioni di euro l’anno) e, dal 2006, attraverso il 5 per mille

Perchè leggendo questi dati, forniti dal giornalista de “Il Fatto quotidiano” mi viene in mente Lutero e la sua lotta contro la vendita di indulgenze? Poi vado sul sito di Radio Maria e trovo queste parole alla fine di un articolo dedicato al complotto

“No, non siamo di fronte a un complotto, ma a una rivoluzione ambientale, nel senso che un ambiente, cioè un modo di vivere, verrà sostituito con un altro modo di vivere, all’insegna di quell’individualismo che il Pontefice condanna nell’enciclica Fratelli tutti. E cambiare ambiente significa cambiare modo di vivere, cosa che ha un’influenza importante sulla vita degli uomini, perché «dalla forma data alla società può dipendere la salvezza delle anime», come diceva molti anni fa Papa Pio XII (1 giugno 1941)”.

Questa è una clamorosa smentita di quanto detto alla radio dal suo speaker più importante, forse anche a Radio Maria qualcuno ha pensato che si era esagerato e che era  bene  correggere il tiro…

Insieme … è meglio!

Il gruppo culturale “G. Lazzati” di Arcellasco, che soffre un po’ del suo trovarsi in periferia rispetto alla nostra diocesi, ha colto l’invito del Servizio dei Centri Culturali Cattolici (CCC) e, insieme all’UTE di Erba A.P.S., ha programmato un “webinar” (videoconferenza) per il 25 novembre prossimo nell’ambito della “settimana dei CCC” .

Don Ivano Colombo, docente dell’UTE, terrà una relazione sul tema ” INSIEME PER RISVEGLIARE L’UMANO: Ci impegniamo: Conversazione intorno a don P. Mazzolari”;  sempre l’UTE organizzerà la videoconferenza, mentre il gruppo Lazzati si occupa di raccogliere adesioni e divulgare l’evento. Insieme, unCI IMPEGNIAMO LOC.endo le forze e le competenze si possono fare cose bellissime.

Per saperne di più

La zizzannia.

Padre Livio di RadioMaria, ha ancora una volta trovato il modo di arrivare sulle prime pagine dei giornali

Ma a che pro seminare panico? Perchè non prende esempio da Papa Francesco che si limita a pregare e a raccomandare di osservare le indicazioni dei governi?

Di quale autorità si sente investito? Perchè non pubblica i documenti che comprovano la sua teoria complottistica?

Quali prodezze di Trump glielo fanno preferire a Biden?

I tanti ascoltatori di RadioMaria (e io non sono mai stata tra quelli) saranno oggi più sereni dopo aver ascoltato le parole di padre Livio?

Conosco persone che vivono questa pandemia con tanta paura, con angoscia, tanto da  essersi reclusi in casa da mesi e da perdere il sonno; mi chiedo se non siano stati terrorizzati dall’ascolto di questa radio, che pare voler seminare zizzannia …

 

Don Mazzolari: chi era costui?

Come ho già accennato su questa pagina, il 25 novembre prossimo (alle ore 15 e alle ore 21) don Ivano Colombo terrà una videoconferenza prendendo spunto da una poesia di don Primo Mazzolari per parlare di questo prete scomodo e del suo invito, più che mai attuale, all’impegno.

Ma chi era don Mazzolari? E perchè era un prete scomodo?

Aveva una particolare sensibilità verso le sofferenze dei poveri e sentiva la necessità di superare certe chiusure delle gerarchie ecclesiastiche, che non tardarono a trattarlo da sorvegliato speciale. Fu scomodo anche per il regime fascista al quale non si adeguò mai. …..

Per saperne di più mandate la vostra iscrizione alla conferenza  citata, organizzata da UTE Erba e Gruppo culturale “Lazzati ” di Arcellasco, inviando la vostra richiesta a: info@ute-erba.it

Ci risiamo….

La tanto temuta seconda ondata è qui …. il virus è tra noi più gagliardo che mai, forte anche delle nostre “distrazioni” e di qualche leggerezza di troppo.

Quando è scattato a febbraio il primo lockdown ero un po’ frastornata: cosa stava capitando? Cosa era  questo virus? Come ci si poteva difendere?  Queste domande mi rimbalzavano in testa, ma sentivo di avere le energie fisiche e psichiche per affrontare il lockdown serenamente , anche perchè si era alla fine dell’inverno e si sperava nell’ aiuto che poteva venire dalla bella stagione incipiente.

Da domani, per noi che siamo in zona rossa (rossissima, direi), comincia un nuovo periodo di clausura, con però un po’ di sfiducia in più e con meno speranze man mano che arrivano notizie di contagiati sempre più vicini alla nostra cerchia di relazioni.

Ho il freezer pieno, così posso limitare al minimo le uscite e cominciare ad affrontare quello che si annuncia un triste, buio e solitario  inverno.

Un po’ di Sicilia in Alto Lario.

Ieri coraggiosamente noi del gruppo “terza età” di Arcellasco abbiamo preso il pullman (meno della metà dei posti era occupata)  e siamo andati a Gravedona.

La giornata soleggiata e il vento robusto che increspava le acque del lago, Foto da Diana Catellani (23)hanno messo in grande evidenza la bellezza  di tutti i paesi costieri dell’Alto Lario: acque azzurre scintillanti sotto il sole, prati verdeggianti, montagne vicinissime (le Prealpi) e Alpi dalle cime innevate che  si stagliano nel blu del cielo. Ogni tanto un porticciolo con tante piccole imbarcazioni in attesa di poter prendere il largo.

Giunti a Gravedona, abbiamo potuto visitare il complesso architettonico comprendente la Chiesa di S. Vincenzo (di epoca barocca) e la chiesa  romanica medioevale della Madonna del tiglio (così chiamata per un tiglio che era cresciuto sul campanile).

All-focus
All-focus

Ma direi che, a parte la suggestione del luogo testimoniata dalle foto, la cosa che più ha sorpreso tutti noi è stato ciò che la nostra guida ci ha raccontato.

Durante la disastrosa dominazione spagnola, caratterizzata da malgoverno, soprusi e epidemie di peste, i contadini e  i pastori della zona, per sfuggire alla fame, cominciarono  a migrare verso la Sicilia, allora fiorente centro di traffici commerciali con l’oriente e l’occidente. Là trovavano lavoro nei porti  scaricando e caricando le merci. Inviavano i loro risparmi alle famiglie rimaste sulle rive del Lario, che, per gratitudine verso la Sicilia e Palermo in particolare, diedero inizio alla costruzione di chiese dedicate a S. Rosalia, patrona della città

Foto da Diana Catellani (21)capoluogo della Sicilia.  Al loro ritorno a casa, i gravedonesi e gli abitanti dei paesi vicini, portavano in dono alle  donne di famiglia collane, orecchini , bracciali di corallo rosso, che come ex-voto ora adornano le statue della Madonna dei paesi dell’Alto Lario.

Forse se questa storia fosse stata più ampiamente conosciuta, si sarebbero potuti evitare contrasti e  incomprensioni quando il flusso migratorio portò tanti Siciliani in Lombardia.