UTE: poesie di Primo Levi (Angela D’albis)- Aziende erbesi: La Techne. (Diana)

Una “lezione magistrale” quella di oggi, alle 15.00, tenuta dal nostro docente professor Mario Porro, affiancato dal dottor Christian Poggioni (drammaturgo, attore e regista di fama), su Primo Levi poeta.

Introduce la lezione il dottor Poggioni che legge la poesia “Shemà”. Questa poesia che apre il romanzo di Levi “Se questo è un uomo”, rievoca la sua esperienza del lager. Levi la scrive nel gennaio del ’46, un anno dopo il suo ritorno a casa. Egli viene liberato nel ’45 e fa un lungo viaggio da Auschwitz a Torino che racconta nel suo secondo libro: “La tregua”.La parola Shemà, ci spiega il professore, è una parola ebraica che significa “Ascolta”. Nella sua poesia, Levi trasforma il significato della preghiera biblica “Ascolta Israele”. Infatti, la preghiera biblica ricorda agli Ebrei l’amore per Dio e raccomanda la trasmissione della fede ai figli; la poesia di Levi evidenzia la necessità di ricordare tutto il male vissuto e di raccontarlo ai figli affinché non succeda più.

Il dott. Poggioni ci legge magistralmente un’altra poesia:” Annunciazione”. Anche in queste rime, l’annunciazione dell’angelo del Vangelo viene ribaltata; è una “anti-annunciazione” perché è l’annuncio dell’angelo alla madre di Hitler.

Tra il gennaio e il febbraio 1946, Primo Levi scrive ben 11 poesie. Tra queste ce n’è una che descrive la situazione dei deportati che lavorano alla “Buna”.Il professor Porro ci spiega che la parola “Buna” è una parola tedesca che significa “gomma sintetica”. La poesia si intitola “Buna lager”. Levi e altri deportati, lavorano, infatti, in una fabbrica (”La Buna”) che si trova all’interno del lager, in condizioni terribili e invano, perché la fabbrica non entra mai in attività.

Continuando la lettura delle poesie di Levi, il dottor Poggioni legge: ”L’approdo” e “Atlante” . La prima fa parte della raccolta “L’osteria di Brema” e parla di un uomo che ha visto e vissuto così tanti orrori che il solo sedersi in una taverna, bevendo qualcosa senza aver paure e pensieri, senza timori, orrori e disperazioni, trova la pace del cuore.

“Atlante”, invece, spiega il bisogno di Levi di giocare con le parole (come i bambini piccoli che imparano a parlare); in questa poesia Levi si abbandona al gioco delle assonanze e delle libere associazioni nelle quali rivive quella libertà che solo i bambini  hanno.

Poi, il dottor Poggioni ci legge 3 poesie tratte dalla raccolta” Ad ora incerta”, pubblicata da Primo Levi nel 1984.  Il titolo è tratto da un verso del poeta inglese Coleridge: “Since then, at an uncertain hour, / That agony returns… (da “La ballata del Vecchio marinaio”).

Le poesie fanno parlare, ci spiega il professor Porro, alcuni personaggi reali o mitologici. Le tre poesie lette e commentate sono:” L’ elefante”, “Pio” e “Agape”.

Infine, i due docenti ci leggono e commentano un altro nucleo di poesie che rimandano a personaggi che parlano in prima persona. Le poesie sono: “Plinio”, “Autobiografia” e “ Sidereus Nuncius”.

In “Plinio” (23 maggio 1978) prende la parola il grande naturalista dell’antichità, Plinio il Vecchio, sconfitto dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., e in “Autobiografia” (12 novembre 1980) parla Empedocle.

In “Sidereus nuncius” (11 aprile 1984) parla Galileo Galilei. La poesia ci mostra un Galilei sconfitto. Levi lo paragona a Prometeo.

L’ultima poesia presentata è: “Il Decatleta”. In questa poesia, Levi trasfigura il decatleta in un eroe mitologico, un guerriero capace di imprese sovrumane, al quale non si può chiedere più di ciò che ha dato. Esso rappresenta la condizione dell’uomo. (sintesi di Angela D’Albis)

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Oggi il sig. Croci, dirigente della TECHNE (parola greca che significa “arte del saper fare), che ha sede in Erba, è venuto ad illustrarci l’attività  della sua  azienda, che opera nel campo “Oil&Gas”.

La Techne produce valvole (alcune di esse raggiungono l’altezza di 12 metri e sopportano pressioni elevatissime) utilizzate  nell’estrazione del petrolio e di idrocarburi dal sottosuolo. All’interno dell’azienda vengono impiegati macchinari molto complessi, tra cui anche le moderne stampanti in 3D. Il personale si forma all’interno dell’azienda ed è particolarmente preparato nella soluzione di problemi (campo nel quale gli Italiani primeggiano a livello globale)

Una svolta nella produzione della ditta erbese si è avuta dopo il collasso della piattaforma petrolifera della British Petroleum  nel Golfo del Messico nel 2010; in quell’occasione anche la Techne contribuì con un suo macchinario alla soluzione del problema che si era creato per cattiva gestione delle varie fasi produttive.  Da quel momento si è capito che ci si doveva impegnare soprattutto nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie che tenessero in considerazione le esigenze di sicurezza e di rispetto per l’ambiente.  Recentemente ha ottenuto un riconoscimento ufficiale del suo operare in modo etico.

I prodotti della Techne vengono sottoposti a tests severissimi e sono richiesti in tutto il mondo. Questa piccola azienda (che ha però prospettive notevoli di sviluppo) ha partecipato a EXPO 2015.

Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, oggi tutte le società petrolifere e i proprietari dei pozzi  hanno ben presente l’obbligo di non inquinare e di non provocare disastri ambientali ….. speriamo sia davvero così. (Diana)

 

La tecnica non è mai solo tecnica.

Stamattina a Eupilio nella sede dei Padri Barnabiti, si è tenuto il solito incontro organizzato dal GRANIS di Erba per l’inizio dell’Avvento.

Il tema proposto è più che mai interessante ed attuale, anche se trae spunto dall’enciclica di Papa Benedetto XVI “Caritas in veritate” pubblicata dieci anni fa (con due anni di ritardo rispetto al previsto, perchè lo scoppio della crisi ha indotto il Papa a ripensare l’argomento tenendo conto della nuova situazione).

Il pensiero espresso in questa enciclica si richiama al concetto di Paolo VI di sviluppo integrale della persona e al concetto di ecologia integrale  di Giovanni Paolo II, tema quest’ultimo che verrà poi approfondito da Papa Francesco.

L’argomento su cui si è incentrato l’incontro odierno, “La tecnica non è mai solo tecnica”, ci interpella sul modo di interpretare lo sviluppo  da parte della Chiesa e dei cristiani: non c’è altro modo che rifarsi a come Gesù ha vissuto la carità, fondamento dell’azione ecclesiale.

Nel mondo attuale, dati i moderni mezzi di comunicazione che enfatizzano gli eventi, si corre il pericolo di lasciarsi trascinare dalle emozioni, che durano un attimo, senza però concretizzare azioni veramente efficaci.

Senza Dio l’uomo non sa dove andare e questo è vero anche in campo economico e sociale: se ci pensiamo come soli autori dello sviluppo, siamo destinati a fallire. L’approccio cristiano al tema dello sviluppo riconosce il valore del dono e della gratuità: la fraternità ha bisogno dell’economia del dono.

Il modello del consumismo come strada per la felicità è ampiamente fallito ed è piuttosto evidente che “La vita economica ….ha bisogno di leggi giuste e di forme di redistribuzione guidate dalla politica e inoltre di opere che rechino impresso lo spirito del dono”.

Anche grandi dirigenti di impresa oggi asseriscono che  non si può continuare perseguendo solo il massimo dei profitti: così facendo le ricchezze si concentrano sempre più in mano a pochissime persone e cresce l’ingiustizia sociale.

E’ necessario invece avere responsabilmente cura  delle persone e del creato:  tutto è creato da Dio e dobbiamo trovare Dio in tutto il creato.

Lo sviluppo è strettamente legato al progresso tecnologico, che libera l’uomo dalla fatica e migliora le condizioni di vita, ma la tecnica non è mai solo tecnica: essa esprime il desiderio dell’animo umano di superare i condizionamenti materiali, ma si corre il rischio di intenderla come elemento di libertà assoluta, senza limiti, come nuova ideologia. Spesso lo sviluppo dei popoli è inteso solo come problema tecnico ed è forse per questo che non si sono ottenuti risultati apprezzabili. Gli algoritmi e la robotizzazione non potranno risolvere tutti i problemi

Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune” (Caritas in veritate, 71).

A questo primo commento dell’enciclica è seguita una breve pausa e una discussione interessante su come realizzare concretamente i dettami dell’enciclica, sul modo migliore di coinvolgere anche i giovani nell’approcciare i problemi del mondo d’oggi, su come porre fine a logiche di sfruttamento ancora presenti nel mondo del lavoro, sulla mancata cooperazione coi paesi poveri. Ci si è poi soffermati sulla necessità che i cristiani si sentano impegnati a cambiare stile di vita nel rispetto dell’ambiente, senza aspettare che tutti lo facciano; ognuno di noi deve sentirsi impegnato in prima persona, senza alibi.

Il Lago Che Non C’è.

In questi giorni di piogge intense ecco che riappare il lago fantasma di Via Lecco: il Lago Che Non C’è (nelle carte geografiche).

Si forma da qualche anno (probabilmente da quando una colata di cemento ha chiuso le vie di drenaggio sotterranee), quando le piogge diventano più abbondanti e subito accorrono le anatre selvatiche a popolarlo e a fare man bassa (forse si dovrebbe dire “becco basso”) di quanto il laghetto può  offrire.  Se arriverà presto il gelo, potremmo avere una seconda pista di pattinaggio sul ghiaccio proprio di fronte a casa.

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UTE: Ginnastica in acqua – Chabod: storico, politico….

Il nostro giovane docente Fausto Turato, ci ha parlato oggi di un tema che suscita molto interesse tra i soci UTE, perchè riguarda la ricerca del nostro benessere psicofisico.

ginnastica-in-acquaUno dei modi per raggiungere tale benessere può senz’altro essere quello di praticare attività di movimento tali da mantenere in piena efficienza il nostro corpo, senza i danni che possono derivare dal perseguire performances non più adeguate alla nostra età.  Il suggerimento che ci viene proposto oggi dal nostro docente è quello della “ginnastica in acqua”: con questo tipo di attività si sfruttano la resistenza dell’acqua e la diminuita forza di gravità. I movimenti in acqua risultano perciò più lenti e più ampi senza gravare troppo sulle articolazioni; essi sono mirati alla distensione di tutto il rachide e ad allenare tutto il corpo senza stressarlo. L’azione massaggiante dell’acqua inoltre è di grande beneficio per l’apparato cardio-circolatorio e per la respirazione.

In piscina si possono anche svolgere, con grande beneficio, attività di riabilitazione (esercizi mirati al recupero della funzionalità di parti del corpo colpiti da traumi) e di rieducazione (ripristino di abilità perdute col passare degli anni).

Sono tanti i metodi seguiti nelle lezioni di ginnastica in acqua, l’importante è che siano tenute da personale abilitato dal CONI, che il livello dell’acqua non sia inferiore ai 100/130 cm.  Ogni lezione può durare dai 45 ai 50 minuti e deve iniziare con momenti di riscaldamento che mobilitino le articolazioni nel loro complesso, cioè compresi muscoli, tendini e legamenti. Nel corso delle lezioni vengono spesso utilizzati galleggianti e tavolette allo scopo di migliorare l’equilibrio e il controllo del proprio corpo.

Questo tipo di attività ha in genere benefiche ricadute sia sul benessere fisico che psicologico.

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Il professor Cossi riprende la sua lezione su Federico Chabod, indugiando ancora sulla sua biografia, argomento oggetto della lezione precedente, prima di parlarci del suo impegno scientifico e professionale.

Nasce ad Aosta nel 1901 e muore a Roma nel 1960. Negli anni giovanili, si dimostra “velatamente” antifascista. A differenza di altri intellettuali dell’epoca, che coerentemente con le loro idee antifasciste, subiscono il carcere e l’esilio, Chabod fa qualche compromesso con il regime. Tuttavia durante la Resistenza, diventa anche partigiano nella Resistenza valdostana. Chabod, ribadisce il professore, è un grande storico, ma anche un alpinista e un politico.

Dopo la laurea collabora con alcune riviste di prestigio, ma quando il fascismo prende le redini del paese nel gennaio del 1925, le abbandona per collaborare con la dittatura.

Egli vive serenamente il regime e, secondo il professore, lo fa per quieto vivere, per poter lavorare tranquillo.

Poi, il docente ci dà alcune notizie storiche riguardo alla nascita del Fascismo che diventa regime totalitario solo nel gennaio del 1925, con il famoso discorso del 3 gennaio di Mussolini. Dal ’22 al ’25, il partito fa parte di una coalizione: è un partito di maggioranza che governa insieme ad altri partiti.

L’adesione al regime da parte di Chabod non offusca la sua grandezza. Egli è un grande storico perché ha la capacità di penetrare le fonti (“bucare le fonti”, dice il professore) e ricostruire la psicologia dei personaggi che studia in modo eccezionale.

Chabod si laurea nel 1923 con Pietro Egidi con una tesi su Nicolò Macchiavelli e, dopo la laurea, si specializza a Firenze dove incontra Gaetano Salvemini.

salveminiSalvemini è un intellettuale e un uomo politico con grandi principi, coerente con le sue idee di democrazia e libertà; non accetta situazioni di compromesso con il fascismo e per questo affronta il carcere, il processo e, dopo l’amnistia, l’esilio, prima in Francia, poi in Gran Bretagna, infine negli Stati Uniti dove insegna all’Università di Harvard.

Salvemini, maestro di Chabod, è importante per quest’ultimo, più che per il suo insegnamento, per il suo valore morale.

Tra loro nasce un’amicizia duratura che porta Chabod, che è un alpinista, ad aiutare Salvemini a passare in Francia attraverso il Piccolo San Bernardo.

Salvemini e Chabod rimangono in contatto per tutta la durata dell’esilio.

Con Salvemini lontano, Chabod si avvicina ancora di più al Fascismo, collabora con storici fascisti di grande livello e con le istituzioni del regime.

Nel 1926 va a Berlino per studiare, dove non c’è ancora il Nazismo che si affermerà nel ’33.

A Berlino fa anche il corrispondente per la Stampa, giornale fascistizzato, e si limita a descrivere la situazione che c’è in Germania e che lo preoccupa.

Il professore si ferma qui e ci dà l’appuntamento alla prossima lezione.

UTE: Incontro informativo: Le truffe.

L’incontro di oggi all’UTE è stato realizzato in collaborazione  con  ALDIA (cooperativa di servizi), Servizi Sociali del Comune e Polizia Locale.


Ogni giorno le cronache riportano casi di truffe e raggiri perpetrati a danno  di inermi anziani ed è quindi oltremodo opportuno conoscere le tecniche e gli espedienti messi in atto da malfattori sempre in agguato. La vigilessa Mandaglio ci ha presentato innanzitutto un divertente filmato (qui allegato) con Aldo, Giovanni e Giacomo in cui una casalinga ha la meglio in un tentativo di raggiro, poi ha iniziato a spiegare l’ampia  casistica  relativa al tema della lezione, coadiuvata da interventi del prof. Arena e del Comandante della Polizia Locale.

Innanzitutto, per meglio capirsi, si è definito il termine  TRUFFA: essa è un artificio mirante a portare danno a qualcuno, carpendone la fiducia (ad esempio con false divise) e cercando di far apparire come vera una situazione che non lo è affatto. Il RAGGIRO invece mira, attraverso un racconto compassionevole, a indurre la vittima a offrire spontaneamente soldi non dovuti.

I truffatori hanno grande fantasia e sono in possesso di una “collaudata professionalità” nel campo del crimine, perciò non è facile riconoscerli; bisogna sapere che una loro caratteristica è l’insistenza nel voler far compiere alla loro vittima qualche cosa che normalmente non farebbe. In caso di dubbio è bene chiamare il 112 e chiedere conferme o aiuto.

Oltre alle truffe a domicilio (dei finti poliziotti o dei finti funzionari che suonano alla porta), sono frequentissime le truffe telefoniche (per far sottoscrivere acquisti incauti, o per rubare il credito) e le truffe in rete, come il phishing (messaggi che richiedono password e dati). Bisogna fare attenzione anche alle mail, generalmente  provenienti dall’estero e scritte in un italiano pieno di errori, nei cui allegati sono presenti virus in grado di carpire i dati inseriti nel computer o nel cellulare. E’ bene non credere a chi vende on line merci o biglietti a prezzi con ribassi eccessivi, così come è bene non aderire a campagne di crowfunding (raccolte di soldi) a favore di presunte situazioni di difficoltà.

Di fronte all’assedio di cui siamo quotidianamente fatti oggetto, è bene adottare comportamenti tali da  rendere più difficile l’attuazione della truffa (ad es. non rispondere  con un SI’ al telefono; quel sì potrebbe essere registrato e utilizzato per farci sottoscrivere contratti indesiderati); è sempre bene prendere tempo o chiamare in aiuto persone conosciute o chiamare, come già detto, il 112, che, individuato il tipo di situazione in cui ci si trova, provvederà ad allertare i soccorsi del caso.

 

A teatro: la voce del violino….di Fedeli.

matteo-fedeliLo spettacolo è terminato da poco. Uscendo quasi non si fa caso all’aria fredda e umida di questa notte  piovosa di novembre: la mente è ancora immersa nella magia delle note che hanno riempito la sala dell’ Excelsior.

La serata è iniziata con una rappresentanza dei Camerti che ci hanno fatto ascoltare musiche antiche; poi si è esibito il coro UTE nei suoi tradizionali cavalli di battaglia, ma il clou della serata era senz’altro l’esibizione del M° Matteo Fedeli  al violino (un Guarneri 1709!!!) accompagnato al pianoforte dal M° Scaioli.

Quando il violino ha cominciato a far sentire la sua voce così limpida, così dolce, ma anche graffiante e potente a volte, così evocativa di atmosfere e di emozioni, ho pensato che fino a che  si può produrre tanta “bellezza” c’è speranza per questo mondo acciaccato e malconcio.

Ringrazio l’UTE e tutti quelli che si sono adoperati per realizzare questa serata, che resterà per sempre tra i miei ricordi più belli.

 

UTE: Da Cartesio alle neuroscienze – Divulgazione scientifica.

Oggi abbiamo potuto assistere a una lezione straordinaria tenuta dal prof. Ciccocioppo dell’Università di Camerino, il quale ci ha parlato del cervello umano.

Le domande tipiche che la filosofia si poneva un tempo ora sono diventate il campo di ricerca delle neuroscienze, che indagano il rapporto tra cervello e percezioni.

Cartesio  affermava in definitiva  che solo attraverso il dubbio si arriva al vero: Se penso, sono vivo, sono cosciente, quindi esisto. Col suo “cogito ergo sum” ha affermato il predominio della mente sul corpo e ciò ha influenzato la scienza successiva, che ha separato la “res cogitans” dalla “res extensa” (la mente dalla realtà concreta).

Oggi le neuroscienze hanno più mezzi per studiare il cervello umano, la cui estensione non ha pari  tra tutti gli esseri viventi. Esso è costituito da molte  zone, che  compiono una funzione specifica in coordinazione tra di loro.

In condizioni normali, la vista è l’organo su cui l’uomo fa più affidamento e se per qualche motivo la zona occipitale in cui arrivano gli stimoli visivi subisce danni, si hanno diverse distorsioni nella percezione della realtà. Succede infatti a chi soffre della sindrome di Bonnet di avere allucinazioni tanto vivide da sembrare reali. Ne consegue che non tutto ciò che vedo è realtà… Nella sindrome di Capgras, caratterizzata da un danno alla corteccia visiva, l’individuo non riesce più a riconoscere i volti delle persone. In certi casi di epilessia, si hanno allucinazioni di tipo mistico.

E’ noto anche come persone che hanno subito amputazioni di arti, continuino a “sentirsele” perché la zona del cervello che li controllava smette di funzionare e viene sostituita dalla zone vicine. Nei casi in cui si sia dovuto intervenire sul cervello separando i due emisferi, si hanno notevoli distorsioni sia nelle percezioni che nelle risposte motorie alle stesse.

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Il prof. Damiani oggi ha dovuto ridurre la sua lezione perché ha potuto cominciare la sua spiegazione con molto ritardo. Dopo un breve riassunto della sua lezione precedente, ha continuato a parlarci delle quattro dimensioni della realtà spaziotemporale, nella quale ognuno di noi è immerso.

Non si può tornare indietro nel tempo perché dovremmo muoverci a una velocità superiore a quella della luce (e ciò non è possibile), ma non possiamo nemmeno tornare indietro nello spazio, perchè, quand’anche lo facessimo, nel frattempo la nostra posizione nello spazio sarebbe già cambiata a causa del movimento terrestre.

Nella concezione olistica del mondo, niente è separabile e la somma delle parti è meno del tutto. Coi mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione della scienza si sono potuti osservare fenomeni mai indagati prima, come il cinguettio dello spaziotempo: vista la difficoltà del tema chi vuole saperne di più può cliccare QUI

UTE: il personaggio letterario del vampiro – la scuola Bauhaus

Alle 16.00 il professor Galli continua con la sua serie di lezioni sull’argomento: La paura del “diverso”: il personaggio letterario del “vampiro”.

il-vampiro-3Dopo aver fatto un breve riassunto di quello già trattato nella lezione precedente, il professore riprende la sua esposizione partendo dalle opere apparse nell’800, quando le superstizioni sul vampiro vanno scemando per far posto al personaggio letterario.

Nell’estate del 1826, a Villa Diodati di Ginevra, si ritrovano i poeti inglesi Byron, Percy e Mary Shelley, la sorellastra di Mary (Claire Clairmont) e il medico di Byron John Polidori.

In quella villa, la notte del 16 Giugno, Lord Byron e gli altri leggono ad alta voce storie di fantasmi, mentre fuori imperversa la tempesta. I cinque si sfidano a scrivere il racconto più terrificante.

Nascono, così, i personaggi di Frankenstein e il Vampiro.

Il professore sottolinea che, a partire dal 1820, molti autori romantici scrissero poesie, racconti, opere teatrali sul Vampiro. Ci fa l’esempio di Gogol e ci legge alcuni brani del suo racconto.

Ma non è ancora il Vampiro come lo intendiamo noi.

La figura “moderna” del Vampiro, con le sue tipiche caratteristiche, nasce, invece, con l’opera “The Vampire” di John Polidori (figlio maggiore di Gaetano Polidori, un letterato italiano originario della provincia di Pisa (segretario personale di Vittorio Alfieri), e di Anna Maria Pierce, una istitutrice britannica). Continue reading “UTE: il personaggio letterario del vampiro – la scuola Bauhaus”