La prof. Meggetto oggi ha preso in esame la parola VOLVO, che in latino significa rotolare, far girare…Da questo verbo sono derivati i verbi RE-VOLVO (girare per tornare al punto di partenza) ed EVOLVO (srotolare, leggere da un rotolo) e i sostantivi RIVOLUZIONE ed EVOLUZIONE.
Il termine Rivoluzione entra nella lingua italiana come termine astronomico al tempo della Rivoluzione Copernicana, sostenuta anche da Galilei. Come termine politico fu usato per indicare l’evento che scosse la Francia nel 1789: la Rivoluzione Francese. Ben presto però il termine prende il significato di “cambiamento”. Continue reading “UTE: La vita delle parole : VOLVO – Sa diseva inscì.”
Bellissima questa lezione di recupero della dottoressa Todaro sulle Life Skills nella terza età.
Nella prima parte la dottoressa recupera velocemente i concetti di F.I.L. e Life Skills espressi nella lezione precedente (9 / 02 / 2019), per passare poi a parlarci delle Life Skills nella terza età.
E’ importante sapere quali sono le Life Skills , sapere se qualcuna di esse è debole per allenarle in maniera che facciano il loro effetto. A differenza del bambino, che aumenta le sue Life Skills con l’esperienza e l’educazione, l’adulto può aumentarle attraverso la “consapevolezza” di quelle che possiede e la “motivazione” che ci spinge ad aumentarle.
Le 10 Life Skills sono le seguenti:
capacità di prendere decisioni: saper scegliere tra due direzioni; prendere la decisione più opportuna in modo autonomo.
capacità di risolvere i problemi: essere capaci di affrontare in modo costruttivo i problemi che si presentano e che, irrisolti, ci procurerebbero stress;
Creatività: Capacità di trovare soluzioni alternative ai problemi, dando vita a nuove idee;
Spirito critico: chiedersi cosa si pensa di un argomento e poi domandarsi la ragione per cui si pensa in quel modo; non lasciarsi influenzare dai mass media;
Comunicazione efficace: trasmettere le proprie idee, coinvolgere le altre persone e farsi ascoltare;
Capacità di relazionarsi: saper creare e mantenere relazioni profonde e significative con le persone giuste; accettare che alcune relazioni finiscano, mantenere quelle che rimangono e crearne delle nuove;
Autocoscienza: conoscere se stessi, il proprio carattere, i propri punti forti e deboli, le proprie abilità;
Empatia: capacità di capire cosa penso, cosa provo e cosa sento e capire cosa l’altro pensa, prova e sente;
Gestione delle emozioni: saper riconoscere le emozioni e riuscire a gestirle in modo appropriato;
Gestione dello stress: elevati livelli di stress incidono sulla nostra salute;
Nella seconda parte della lezione, la docente sfata alcuni falsi miti sull’invecchiamento e ci incita ad avere uno stile di vita che ci eviti i suoi effetti negativi e ci parla del concetto di saggezza.
La saggezza non è solo accumulo di esperienze, ma nasce dall’aver avuto delle esperienze che sono state poi rielaborate; la persona saggia, tuttavia, non solo rielabora le sue esperienze, ma le vive anche “emotivamente”.
Rielaborare un’esperienza vuol dire ripensare a quello che è accaduto e chiedersi cosa essa ci lascia.
La docente spiega ancora che secondo alcuni studi queste competenze possono essere raggruppate secondo 3 aree:
EMOTIVE– consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress
Competenze Cognitive: anche nella terza età è importante allenare il cervello. Tuttavia, la docente sottolinea che per allenare il cervello bisogna mettere in campo tutte le dimensioni dell’uomo. Quindi un corretto stile di vita necessita di una buona alimentazione e di una regolare attività fisica (Mens sana in corpore sano).
L’uomo, infatti, è fatto di corpo, mente e cuore. Tutto è collegato, quindi se si esercita il fisico, si allena il cervello e migliora anche il cuore.
Competenze Emotive: alcuni la chiamano “intelligenza intuitiva” del cuore, cioè la capacità di osservare e provare emozioni;
Competenze relazionali: Anche nella terza età c’è la capacità di empatia e di relazioni. Quando ci sono delle mancanze di relazioni a causa di cambiamenti dovuti al corso della vita (malattie o morte), queste competenze ci aiutano a mantenere quelle esistenti e anche a crearne altre con persone nuove.
In conclusione, per non invecchiare bisognerebbe avere tutti i giorni “qualcuno da amare e qualcosa da fare”.
Spesso si sente dire che l’Europa è solo un costoso carrozzone di burocrati che si occupano solo di argomenti futili come la lunghezza delle zucchine. Ieri sera invece l’onorevole Toia, che rappresenta il nostro territorio nel Parlamento Europeo, ci ha raccontato un’altra Europa: un’ Europa che si occupa della nostra vita di tutti i giorni e le cui deliberazioni costituiscono la maggior parte delle leggi approvate nei parlamenti nazionali.
La sicurezza alimentare, solo per dirne una, di cui godiamo noi europei è forse unica al mondo; la tematica ambientale è oggetto di molta attenzione e di molte delibere che tendono a migliorare la salubrità dell’aria, dell’acqua, della terra; la questione dei migranti, su cui si favoleggia l’indifferenza e l’inerzia dell’Europa, è stata invece regolamentata con l’automatismo della redistribuzione tra i vari paesi membri, ma essa viene osteggiata dai paesi sovranisti che pretendono i fondi dell’Europa, ma non ne vogliono attuare le direttive.
E quanti sono i fondi che vengono erogati anche al nostro paese e che non vengono spesi? Paesi come l’Irlanda, la Spagna o la Polonia hanno costruito la loro rinascita coi fondi europei, mentre le nostre regioni non sanno trovare il modo di spenderli col rischio che vengano revocati e quindi persi per sempre.
L’onorevole Toia è stata molto chiara, concreta, comunicativa. Dimostra una grande competenza circa il funzionamento dell’Europa e ne riconosce tutti i limiti (primo fra tutti i diversi regimi fiscali che mettono in concorrenza sleale un paese contro l’altro) che in un futuro molto prossimo dovranno essere rimossi per avere finalmente un’Europa attenta alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
Il prof. Porro nella sua lezione ci ha guidato alla lettura della rappresentazione del paesaggio nella storia della pittura. Per molti secoli gli artisti hanno riprodotto il paesaggio soltanto come sfondo in cui situavano i personaggi e gli eventi al centro della loro attenzione. Solo sul finire del XVIII secolo e ancor di più nel XIX (per un nuovo modo di creare i colori che potevano ora essere trasportati all’esterno, mentre prima dovevano essere preparati di volta in volta in laboratorio) la rappresentazione del paesaggio diventa un tema importante nella pittura occidentale.
Non è stato così nella pittura dell’estremo oriente la quale prediligeva questo tema già più di mille anni fa, anche perchè là si utilizzavano inchiostri su supporti in seta o stoffa e l’ artista non si poneva fini di descrizione oggettiva, ma di cogliere la spiritualità degli elementi naturali.
Una lunga, coinvolgente serie di immagini di opere dei vari periodi ci ha portato poi a “toccare con mano” l’evoluzione che nel corso dei secoli il tema paesaggio ha subito: dai paesaggi esotici e immaginifici delle opere più antiche (affresco pompeiano, mosaico del Nilo di Palestrina o di Palermo) alle rocce nude e spoglie di Giotto nella “Fuga in Egitto” a Padova (Cappella Scrovegni).
La scarsa importanza del paesaggio in quel periodo è ben motivata da una lettera del Petrarca, in cui racconta come, giunto in cima al Mont Ventoux, si è sentito incantare dalla magnificenza del panorama e si è messo a leggere il libro delle “Confessioni” di S. Agostino. La sua attenzione viene attirata da alcune righe in cui si dice ““E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti fiumi del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’ immensità dell’ oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi”. E da quel momento non parla più più fino al ritorno al piano. Era più importante l’introspezione che non l’osservazione.
Anche in questo campo Leonardo Da Vinci fu un innovatore perchè cominciò a dare un tocco di realismo ai paesaggi dei suoi quadri. Anche altri pittori suoi contemporanei si cimentarono in questo nuovo modo di intendere il paesaggio: si scoprì la prospettiva, si rappresentarono i lavori dei campi e i luoghi erano facilmente riconoscibili. Da allora in poi la ricerca dei pittori si fece sempre più attenta alla natura dei luoghi, con l’intento di rappresentarli oggettivamente, fino alla ricerca di giochi di luci e ombre nei più famosi quadri degli impressionisti.
E’ sempre degli inizi del XIX secolo la bella e famosissima descrizione del paesaggio lacustre comasco nel suo libro “La certosa di Parma”.
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La prof. Tatafiore ha continuato l’analisi degli archetipi derivanti dalla mitologia greca, parlando di ESTIA , la dea tutta rivolta verso la propria interiorità e verso il suo piccolo mondo casalingo. Per introdurci a questo argomento la nostra docente ci ha invitati a eseguire un breve esercizio di meditazione concentrandoci sulla respirazione, che serve a ritrovare equilibrio e benessere.
Estia è la prima nata tra gli dei ed è la dea della verginità, che non accetta nessuna proposta amorosa, non partecipa alle vicissitudini degli altri dei e non viene mai rappresentata nè in dipinti nè in scultura. Al suo culto si dedicavano le Vestali, cui era riservata una vita di segregazione dal mondo fin dalla loro più tenera infanzia e venivano sepolte vive se mancavano al giuramento di verginità.
Estia rappresenta il distacco dal mondo esterno per concentrarsi su se stessi e sulla cura del proprio ambiente. Le donne con la prevalenza di questo archetipo saranno portate alla vita monacale o alla cura meticolosa della casa per creare un ambiente sereno e accogliente per la propria famiglia, ma correranno il rischio di diventare invisibili agli alti.
AFRODITE – Per introdurre questo argomento la prof. Tatafiore ci ha proiettato il video della famosa aria “L’amour est un oiseau rébelle” della Carmen. Afrodite, come Carmen, è sensualità allo stato puro, ma è sempre lei a scegliere i suoi partner, ha sempre il controllo della situazione. E’ la dea della trasgressione, della bellezza che diventa attrazione fatale. E’ detta la dea alchemica perchè è capace di trasformarsi pur di sedurre.
Le donne Afrodite sono le proverbiali mangiatrici di uomini, che non vorrebbero mai invecchiare.
La prof. Meggetto oggi ha continuato ad affascinarci con la storia di un’altra parola molto antica: STILUS, che in latino significa, palo, bastone.
Essa deriva dalla radice STIG di origine indoeuropea e da questa deriva a sua volta il termine stigma, che presso i Romani voleva indicare la marchiatura degli schiavi. Nel mondo cristiano si cominciò ad utilizzare il termine stigmate per indicare il marchio, la cicatrice lasciata da un’incisione profonda (le stigmate di Cristo su mani e piedi, le stigmate di S. Francesco o di Padre Pio).
Presso i Romani lo stilus era anche l’oggetto appuntito che serviva per incidere le tavolette di legno coperte di cera usate per scrivere.
Da stilus deriva anche stiletto, arnese appuntito che si usa per fare incisioni. In italiano col termine stilo indichiamo l’ago della meridiana, il palo di sostegno di un pagliaio, il braccio di un certo tipo di bilancia, la penna stilografica. Prendendo spunto da questo ultimo significato la docente fa una breve digressione sulla scrittura: quella manuale è certo più personale di quella al computer; contribuisce allo sviluppo della memoria, costringe a organizzare le idee e il pensiero astratto, inoltre cambia a seconda del nostro stato d’animo e quindi parla molto di noi. La scrittura al computer rischia, secondo la nostra docente di essere anonima e standardizzata*
Cicerone sosteneva che per imparare a parlare bisogna prima imparare a scrivere perchè la scrittura implica anche la correzione, la limatura per migliorare la forma e quindi anche lo stesso modo di pensare.
Quando si scrive si usano le parole. Il termine PAROLA in greco si traduce con LOGOS (che però ha anche significato di calcolo, di razionalità) e in latino con VERBUM, termine molto usato con l’avvento del Cristianesimo.
Il termine italiano PAROLA deriva invece da parabola. In seguito la docente si sofferma sul verbo domandare (in manus dare) e su altri termini inerenti alla scrittura.
*Su questo punto non sono molto d’accordo con la nostra amabilissima e stimatissima docente: se si scrive con una tastiera su un cellulare o sulle pagine di un social network certamente il nostro messaggio rischia di essere impersonale e standardizzato, ma se si usa la tastiera per raccontare esperienze, ricordi, per discutere su un problema, allora anche da quelle parole scelte per forza di cose con cura può scaturire l’anima di chi le ha digitate.
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Nella seconda ora il dr. Umberto Filippi ci ha intrattenuto su un argomento molto interessante, ma reso un po’ ostico dalla terminologia scientifica che il caso richiede. L’argomento proposto era quello delle interazioni farmacologiche.
La ricerca ha recentemente puntato la sua attenzione sul tema della de-prescrizione dei farmaci, cioè sulla necessità di utilizzare al meglio i farmaci adeguandoli alle caratteristiche individuali ed evitandone un uso improprio.
La lezione si è basata su questi quattro temi: meccanismi di interazioni tra farmaci; farmacogenetica; interazioni tra farmaci ed alimenti; interazioni tra farmaci e integratori (a base di erbe).
I maggiori consumatori di farmaci sono senz’altro gli anziani, che rischiano spesso di averne anche conseguenze spiacevoli. Infatti ci sono farmaci che, se presi contemporaneamente modificano la loro efficacia o diventare addirittura tossici. Bisogna poi tener presente che: gli stessi farmaci possono produrre reazioni diverse da persona a persona; taluni rallentano le funzioni renali, gli antiacidi rallentano le funzioni intestinali e altri alterano la flora intestinale.
La farmacogenetica studia le cause delle diverse reazioni ai farmaci; piccole variazioni del genoma modificano le risposte alle terapie.
Le interazioni con alimenti : il cibo può influire sull’efficacia e sulla velocità di assorbimento dei farmaci: ad esempio gli antipertensivi interagiscono con alimenti che contengono potassio (come banane e arance) facendo insorgere artmie; antibatterici vanno assunti lontano dai pasti;broccoli, fagioli , lattuga possono limitare l’efficacia del cumadin; non si possono assumere alcolici quando si è in cura con psicofarmaci; chi assume diuretici deve integrare l’alimentazione con sali minerali; il succo di pompelmo interagisce con i farmaci antiaritmie provocando tossicità per tiroide, polmoni e fegato.
Preparazioni a base di Hypericum perforatum inducono gli isoenzimi. del citocromo P450, in particolare il CYP3A4, e la P-glicoproteina con riduzione dei livelli ematici di: warfarina. ciclosporina. teofillina. digossina. contraccettivi orali. antiretrovirali. amitriptilina. irinotecano.
Non tutto ciò che è naturale fa bene alla salute: l’aloe vera può ridurre la pressione sanguigna; valeriana assunta in concomitanza di barbiturici può potenziarne gli effetti….
Con l’età aumenta il rischio di interazione tra farmaci, anche perchè invecchiando se ne assumono in maggiore quantità.
Proseguendo l’analisi degli avvenimenti del 1919 ì, don Ivano Colombo oggi ha parlato del “trattato di Versailles”. Chiamarlo trattato è ingiusto e improprio: fu un diktat dei paesi vincitori nei riguardi dei vinti, che furono costretti a sottostare all’imposizione di condizioni durissime. Il protagonista principale di questo trattato fu il presidente americano Wilson; egli però fu avversato dal senato USA che decretò il ritiro delle truppe e dei capitali, lasciando che l’Europa curasse da sola le sue ferite. Il trattato doveva basarsi sui criteri definiti da Wilson nei suoi “14 punti”, ma così non fu e prevalse comunque lo spirito di vendetta.
La Germania, che non era stata mai sconfitta sul campo, dovette cedere alla Francia l’Alsazia e la Lorena, le fu imposto un risarcimento dei danni di guerra talmente oneroso che sarebbero occorsi sessant’anni per estinguerlo; si pretese che si dichiarasse responsabile dello scoppio della guerra e le furono tolte le colonie africane.
L’Austria dovette rinunciare agli stati che prima facevano parte del suo impero e all’Ungheria furono tolti molti territori, anche quelli abitati da popolazioni di lingua ungherese. Anche l’Impero Ottomano fu smembrato, ma si consentì alla Turchia di costituire uno stato nazionale, per non aggravare la già traballante situazione del Medio Oriente.
La geografia politica di gran parte del mondo venne modificata venne modificata a tavolino, tenendo presenti solo gli interessi dei paesi vincitori e non le esigenze dei popoli. Di fatto questo trattato mise le basi per lo scoppio, appena vent’anni più tardi, di un’altra terribile e sanguinosa guerra mondiale. ________________________________________
Persefone. – Per completare il discorso, rimasto in sospeso la lezione scorsa, la prof. Tatafiore ha ripreso tratteggiando la figura di Persefone, che, rapita da Ade, viene liberata dalla madre Demetra. Da quel momento vivrà parte dell’anno accanto ad Ade, come regina degli Inferi, e parte accanto alla madre cui resta sottomessa. Persefone è la fanciulla ingenua, un po’ narciso, che vuole piacere e che si adegua ai desideri del partner. Persefone vive tutto come un gioco, è civettuola, ma sa anche reagire infatti è l’unica che osa opporsi ad Artemide, quando entrambe si innamorano di Adone.
Le donne Persefone sono inclini alla depressione più profonda, si sentono spesso inadeguate, ma se riescono ad uscire dal loro inferno, possono manifestare grandi doti di sensibilità e genialità. Per realizzarsi senza precipitare nella depressione queste donne devono assumersi delle responsabilità e imparare a stare da sole.
Artemide. – E’ la dea della Luna, della caccia, è sorella di Apollo ed è tutta presa nella realizzazione di sè.
E’ benefica e malefica insieme, è capace di uccidere chi la tradisce; ama gli animali, ma è indifferente all’amore. Solo Orione la farà innamorare, ma lei per sbaglio lo ucciderà.
Le donne-Artemide amano la natura, sono indipendenti e non si curano del parere degli altri; non sono empatiche, non sono pazienti e non fanno sentire importante chi sta vicino a loro. Così ripiegate su se stesse sono inclini all’anoressia. Per sviluppare una personalità più armoniosa dovrebbero perseguire la ricettività di Persefone.
Atena. – Nasce da Zeus e Metis, dea della tessitura. Quando Metis è incinta, Zeus la divora ed Atena perciò nascerà dalla testa di Zeus, già ricoperta della sua armatura. Atena non teme suo padre; quando Vulcano la possiede con la forza, lei reagirà con infastidita indifferenza.
Le donne-Atena sono combattive e perseguono i loro obiettivi con strategie che mirano a colpire l’avversario nel punto debole. Sono donne lucide, con senso pratico, equilibrate, fredde e in grado di ricoprire ruoli dirigenziali. D’altro canto però l’obiettivo da raggiungere può diventare un’ossessione e sarebbe bene che tali donne ogni tanto si togliessero la corazza, provassero a fidarsi di qualcuno e ad accettare l’imprevisto per sfuggire al rischio della solitudine.
L’8 marzo, festa della donna, offre ogni anno alle donne del CIF (Centro Italiano Femminile) l’occasione di incontrare gli ospiti di Casa Prina e di offrire alle ospiti un rametto di mimosa che esse spesso conservano fino all’anno successivo.
E’ sempre un momento commovente e intenso, che le assistenti dell’Istituto immortalano con l’immancabile foto ad ogni ospite e a noi del CIF.