Un lavoro di gruppo.

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WP_20161206_13_21_20_ProCome ho già avuto modo di dire, il gruppo culturale, di cui faccio parte, si è occupato di redigere un calendario particolare per le famiglie della parrocchia di Arcellasco.

E’ particolare perchè riporta 12 foto donate da famiglie del luogo ,scelte in base ai voti conseguiti nel corso di una mostra allestita in estate. Ogni foto è accompagnata da una frase , scritta con grande sensibilità e , direi, poesia dallo psicologo del gruppo.  Inoltre a ognuna di esse è stato abbinato  un modo di dire o un proverbio brianzolo con relativa traduzione.

In fondo a ogni pagina è stata poi sintetizzata in dodici “tranches” la storia di Arcellasco, desunta dal “Chronicum”, il diario dei parroci succedutisi nei secoli messo a disposizione da chi con amore custodisce le memorie della parrocchia.

E’ stato un bel lavoro di gruppo in cui ognuno dei collaboratori ha cercato di dare il meglio e il risultato mi pare apprezzabile, che ne dite?

P.S. La foto in alto documenta il periodo d’oro della nostra città, quando tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900 era meta della nobiltà milanese che trascorreva qui le vacanze e i fine settimana nelle numerose ville di sua proprietà.

La seconda foto ricorda un “patriarca” del luogo.

UTE: “In difesa di Danilo Dolci”

Dopo una breve presentazione del prof. Porro per dare alcuni cenni storico-biografici di Calamandrei , autore dell’arringa, e Dolci, pacifista italiano per cui l’arringa è stata pronunciata,  Christian Poggioni ha dato inizio alla sua lettura scenica.

dolci-tra-gli-scioperantiLa sua declamazione ci ha trasportati idealmente in quell’aula di tribunale dove Dolci e alcuni disoccupati sedevano sui banchi degli imputati per aver aggiustato gratuitamente una “trazzera” abbandonata da tempo. Questo gesto compiuto per protesta per la mancanza di lavoro e per l’indifferenza dello stato nei loro confronti difficilmente ora potrebbe essere  definito “reato”, ma allora costò a Dolci e ai suoi compagni lunghi mesi di detenzione.

Calamandrei con la sua lunga, dotta e appassionata arringa puntò molto sull’articolo della Costituzione che garantisce a tutti il diritto al lavoro e, contestualmente , riconosce a ognuno il dovere di lavorare per essere utile alla comunità.

La lettura di Poggioni è stata , come sempre, magistrale e la sua voce ci ha affascinato e incantato per oltre un’ora, senza nessuna interruzione.

E’ stato un pomeriggio importante per ognuno dei presenti perchè ci ha fatto richiamare alla mente la bellezza della prima parte della nostra Costituzione e ci ha fatto capire come sia stato non privo di ostacoli il suo cammino soprattutto nei primi anni  del secondo dopoguerra.  Ma abbiamo anche capito che molti bellissimi principi enunciati nella nostra Carta siano ancora ben lontani dall’essere realizzati.

UTE: donazione organi – donna nel ‘900.

La prima lezione di oggi, tenuta dalla giovanissima docente Elena Cantaluppi, ci ha permesso di approfondire un discorso forse un po’ scomodo, ma molto importante: la donazione di organi.

Sapevate che il primo trapianto di cui si abbia memoria fu tentato dai medici Cosma e Damiano? Tentarono di trapiantare una gamba, ma naturalmente l’esperimento fallì.  La stagione dei trapianti però comincia solo intorno al 1950 in USA , dati i progressi effettuati dalla chirurgia e dall’immunologia. Si ha infatti solo nel 1954 il primo trapianto di rene negli Stati Uniti tra gemelli, infatti non era ancora stato risolto il problema del rigetto che verrà controllato solo con la scoperta della ciclosporina nel 1978.

In Italia si hanno i primi trapianti solo negli anni ’60.

Si può avere un autotrapianto di tessuti propri dell’individuo, il trapianto singenico tra individui compatibile e l’allotrapianto tra individui di specie diverse.

Per prevenire i problemi di rigetto si effettuano molti esami per stabilire la compatibilità che è di uno su quattro tra fratelli e di uno a centomila tra estranei.

Si possono trapiantare: Fegato, cuore, polmoni, pancreas, intestino, cornea, midollo osseo , cellule staminali (per questo in tutto il mondo si stanno costituendo banche di sangue proveniente dal cordone ombelicale). Tutte le religioni accettano la donazione di organi e tutti i cittadini dovrebbero esprimere la loro volontà di donare o meno i propri organi al momento della morte, per evitare di addossare a familiari e parenti questa difficile decisione . Molti sono restii ad iscrivere il proprio nome nella lista dei donatori per paura che l’espianto degli organi avvenga quando ancora ci sono possibilità di vita, ma questo è impossibile, dato il grande numero di esami che un’intera équipe di medici deve effettuare prima di dichiarare la morte cerebrale di un individuo.

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Il prof. Cossi oggi ci ha illustrato i risultati della sua ricerca su “La donna nel secondo dopoguerra, protagonista della società dei consumi e della cultura di massa”

Nel 1962 il filosofo e sociologo francese Edgar Morin si occupa di cultura di massa e afferma che dall’inizio del 900 si rileva un progressivo innalzamento della donna verso i diritti dell’uomo e parallelamente l’uomo diventa più sensibile, più sentimentale. Tuttavia nella cultura di massa la donna è per certi versi protagonista, ma anche “oggetto” (si pensi all’uso dell’immagine femminile in pubblicità). La cultura “alta” disprezza la cultura di massa, perchè gli intellettuali temono di perdre la loro centralità.

La donna, anche nei mezzi di comunicazione, viene ancora rappresentata sempre nel ruolo di casalinga, ma nel frattempo riesce ad occupare sempre più un posto anche nella società, diventa sempre meno sottomessa e sempre più libera. Determinanti anche dal punto di vista economico sono le sue scelte quando va a fare la spesa, quando adotta gli elettrodomestici e quando organizza la sua casa secondo criteri di ottimizzazione delle risorse e degli spazi disponibili.

La donna impara poi a prendersi cura della sua bellezza imitando le dive del cinema, viste come le antesignane dell’indipendenza delle donne.

In Europa l’evoluzione delle donne segue un proprio percorso, in conseguenza dei due conflitti mondiali che hanno comportato per due volte la necessità per le donne di fare un passo indietro per lasciare i posti di lavoro ai reduci e agli invalidi.

In Francia negli anni ’30 nasce la prima fabbrica di cosmetici e la stampa femminile aveva una tiratura di ottocentomila copie! Nel 1938 comparve sulle riviste la posta del cuore: lettere anonime che raccontavano le sofferenze delle donne.

In Italia col fascismo le donne devono iscriversi alle formazioni femminili, che si esibiscono in pubblico, ma in casa la donna resta la moglie che deve fare molti figli da donare alla patria e deve fare da sè vestiti e maglie in obbedienza al regime autarchico imposto dalle autorità. E’ durante il fascismo che nascono in Italia le riviste femminili, ma le donne  sono (non  tutte) appena  alfabetizzate, quindi il linguaggio delle riviste è molto semplice e gli argomenti trattati sono quelli della quotidianità. La diffusione della stampa femminile raggiunge altissimi livelli (20 milioni di copie) intorno agli anni ’70, quando viene invasa dalla pubblicità che può occupare anche il 50% delle riviste.

 

Anche questo pomeriggio è passato in fretta ascoltando due belle e interessanti lezioni esposte con chiarezza e piacevolezza dai nostri validissimi docenti.

Teatro: L’affare Kubinski.

Ieri sera nel salone della parrocchia di Arcellasco, la compagnia teatrale di Albavilla ha rappresentato una divertentissima commedia: L’AFFARE KUBINSKI.

La vicenda è ambientata negli anni che seguirono la crisi del 1929, ma potrebbe benissimo riferirsi alla situazione attuale. Un disoccupato di lunga data, tale Wiesinger, si intrufola tra il personale di una banca e finge di essere un impiegato. Per attirare l’attenzione dei superiori e avere una legittimazione si inventa ” l’affare Kubinski” , un affare di cui nessuno naturalmente sa nulla , ma per il quale tutti devono fare riferimento a lui che, a quanto pare è l’unico a saperne qualcosa. Tutto va per il meglio fino a quando si arriva a  concludere l’affare, ma nessuno riesce a trovare il dossier relativo ….Le cose andrebbero sicuramente molto male, se non intervenisse la figlia del Presidente della banca, la quale nel frattempo si è innamorata di Wiesinger. Il lieto fine è immancabile, ma la commedia fa ridere tantissimo, ma fa anche riflettere sulla condizione di chi perde il lavoro, sulla necessità per ogni persona di potersi sentire utile per non perdere il rispetto di se stessi.

L’affare Kubinski, nato per la fantasia di Wiesinger, a poco a poco diventa reale solo perchè tutti coloro che lo sentono nominare non possono e non vogliono ammettere di non saperne nulla: farebbero una pessima figura con i superiori……è lo stesso meccanismo psicologico preso di mira nella storia di “Il Re Nudo” che abbiamo sentito raccontare da bambini.

Gli attori sono tutti dilettanti, ma bravissimi e il pubblico ha partecipato con grande divertimento e lunghi applausi finali.

UTE: Lettura scenica di ” IN DIFESA DI DANILO DOLCI”

“……Ma questa è, appunto, la maledizione secolare che grava sull’Italia: il popolo non ha fiducia nelle leggi perché non è convinto che queste siano le sue leggi. Ha sempre sentito lo Stato come un nemico. Lo Stato rappresenta agli occhi della povera gente la dominazione. Può cambiare il signore che domina, ma la signoria resta: dello straniero, della nobiltà, dei grandi capitalisti, della burocrazia. Finora lo Stato non è mai apparso alla povera gente come lo Stato del popolo.”

E’ uno dei tanti stupendi passaggi dell’Arringa di Piero Calamandrei in difesa di Danilo Dolci, che verrà letta e “rappresentata” da un binomio che è per tutti noi garanzia di qualità e di successo: il prof. Porro e l’attore Christian Poggioni.

L’evento è fissato per lunedì 5 dicembre alle ore 15 in sala Isacchi. Chi ha già avuto modo di assistere a uno spettacolo di Porro-Poggioni, non si lascerà certo sfuggire l’occasione di rivederli e riascoltarli.

Film: Un bacio.

La rassegna di film in programma per il cineforum del martedì ieri sera ci ha dato l’opportunità di vedere  “Un bacio” di Ivan Cotroneo, nei panni di regista e sceneggiatore.

E’ una storia di adolescenti di oggi che usano le nuove tecnologie e a volte ne abusano, senza rendersi conto delle conseguenze.

Tre ragazzi, Lorenzo, Antonio e Blu, emarginati per diversi motivi dal resto della loro classe, formano gruppo e passano insieme momenti di spensieratezza. Poi Lorenzo, il ragazzo gay, manifesta la sua simpatia per Antonio, che lo respinge  in modo violento sia per paura di scoprirsi anche lui “diverso” da ciò che ha sempre creduto di essere, sia per la paura del giudizio degli altri compagni. L’unica che si salverà in questa storia sarà Blu, che troverà il coraggio di confidarsi con la mamma e di denunciare gli abusi subiti da colui che lei riteneva il suo fidanzato e che invece ne ha fatto uno zimbello per sè e per i suoi amici.

La vicenda è narrata in modo vivace e piacevole, con intervalli da musical gradevoli anche se la parte del ballo è un po’ carente.

Si è portati a riflettere sulle difficoltà dell’adolescenza, sulla quasi impossibilità dei genitori di prevenire le sconfitte dei figli che in quell’età si chiudono in silenzi impenetrabili e, per parte mia, mi si è riconfermata la convinzione che quella è l’età più difficile nella vita di un essere umano: tutto è così incerto, fluido, evanescente…come e dove trovare punti di riferimento, quando gli adulti ti appaiono così fragili e confusi anch’essi?

UTE: Storia (la donna nel novecento) e Filosofia (l’abécédaire di Gilles Deluze)

Nel momento in cui l’Austria il 28 luglio del 1914 dichiara guerra alla Serbia, si è in piena estate e le femministe  (suffragette si diceva allora) sono in vacanza, godendo di un momento in cui ritengono che la loro lotta per il voto stia dando i primi risultati, infatti è prevista la loro partecipazione al voto nelle elezioni comunali che si svolgeranno in Francia nel 1916.

Il 1914 che doveva essere l’anno delle donne diventa invece l’anno della guerra e tutti i discorsi di emancipazione vengono accantonati.

Dopo il fallimento delle operazioni di attacco dell’esercito tedesco che dovevano portare alla guerra-lampo, seguono 4 anni di estenuante guerra di posizione  e in questo periodo anche le donne danno il loro apporto nelle mense, come infermiere, ma anche nelle fabbriche per poter mantenere i propri figli in assenza dei mariti al fronte. In Germania, al momento dell’assunzione delle donne, si fa loro firmare in bianco anche la lettera di licenziamento: alla fine della guerra quei posti di lavoro verranno assegnati agli uomini. In Inghilterra le donne lavorano anche nelle fabbriche di armi , mentre in Serbia e in Russia vengono arruolate nell’esercito e vengono mandate anche in prima linea.

In Inghilterra, dove si è costituito un esercito ausiliario,  si arriva a squalificarle con studi pseudo-psicologici ben e si diffondono molti sospetti sulla moralità delle donne.

Tuttavia è in questo periodo che esse riescono ad accedere alle scuole (anche all’Università) tradizionalmente riservate agli uomini, sia come studentesse che come docenti.

Nel 1917 in Francia le donne entrano nel governo.

Anche la moda cambia radicalmente : scompare il busto e le gonne si accorciano per consentire una maggiore libertà di movimento.

Con la fine della guerra le donne vengono licenziate.

Durante la Seconda Guerra Mondiale , dopo l’occupazione della Francia Settentrionale, nel Sud viene proclamata la Repubblica di Vichy sotto il governo di Pétain, che vuole portare avanti un discorso di ricostruzione morale della Francia: vengono abolite molte libertà personali, si propaganda l’idea che la donna è per sua natura votata alla maternità e ha il dovere di amare il marito (che però non ha lo stesso dovere). Le donne che rifiutano la maternità sono corrotte o frivole. E’ qui che nasce la Festa della Mamma (in Europa).

Nella Resistenza le donne fanno da staffetta, ospitano i fuggiaschi, fanno spionaggio correndo enormi rischi, ma alla fine della guerra solo pochissime potranno entrare in politica, come invece faranno molti partigiani. (docente prof. Massimiliano Cossi)

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Il prof. Marco Creuso ci ha presentato la figura e il pensiero di uno dei più importanti filosofi del Novecento: Gilles Deluze.

Egli ritiene che la filosofia non sia un affare di pochi, ma apre la sua facoltà a tutti coloro che desiderano partecipare alle sue lezioni nell’Università di Vincennes. A un certo punto della sua vita raccoglie e sintetizza le sue opere e il suo pensiero nell'”Abécédaire” ( anche Voltaire aveva scritto il suo Dizionario Filosofico), esprimendo la volontà che venisse pubblicato solo dopo la sua morte, che avvenne nel 1988 per suicidio o incidente.

E’ il filosofo del ’68, l’anno della rivoluzione senza rivoluzione ; infatti egli sostiene (a ragione secondo me) che ogni rivoluzione finisce male . Afferma inoltre che non esiste un diritto umano naturale visto che il mondo ha assistito impassibile allo sterminio degli Armeni (e visto cosa è poi successo recentemente nella Penisola Balcanica): non ci sono strumenti giuridici che difendano questo diritto.

Alla voce GAUCHE del suo abecedario , Deluze afferma che la sinistra ha il compito di dare voce agli umili, ma che se è al potere non è più sinistra; dice che deve dare priorità alla soluzione dei problemi del Terzo Mondo, perchè solo così si possono risolvere i problemi che più ci interessano da vicino.

Il docente ha poi proseguito illustrando le voci  HISTOIRE  e ANIMAL facendo risaltare la grandezza del pensiero di questo filosofo, che forse molti di noi (me compresa) non avevano mai sentito nominare.

Sono state due lezioni molto interessanti e la sala  gremita ha mostrato il suo gradimento con sentiti applausi.