UTE: Buon Natale con Giotto!
Ieri Samuele ha preso a calci il camino e non poteva indossare le scarpe, per questo non siamo potuti andare all’UTE ad assistere all’ultima lezione. Dev’essere stata molto bella! Il tema era “la natività nell’arte”.
Credo che i nostri docenti , don Colombo e Manuela Beretta, non abbiano potuto prescindere dalla famosa “Natività” di Giotto che si può ammirare nella Cappella degli Scrovegni.
E’ diversa dalle altre : c’è San Giuseppe accovacciato a terra e molto pensoso; alle sue spalle la Madonna che ha appena partorito e che si occupa del Neonato. San Giuseppe, pur essendo in primo piano, appare isolato, quasi estraneo a quello che sta accadendo dietro di lui: è un uomo ed è difficile per lui capire il mistero che si sta compiendo.
La Madonna, sdraiata, sta ricevendo dalle mani di chi l’ha aiutata nel parto il Bambino già avvolto in fasce alla maniera d’un tempo: con braccia e gambe legate attorno al corpo; intanto i pastori ascoltano l’annuncio degli Angeli. C’è l’asinello con l’immancabile bue, secondo la tradizione popolare.
E’ una natività poco oleografica, che ridà umanità ai protagonisti di un evento misterioso e unico.
Con questo post auguro a tutti un sereno Natale e un nuovo anno pieno di cose buone per tutti, anche a nome di noi tutti dell’UTE di Erba.
UTE: L’impiegato nella letteratura – Presentazione: In cammino verso Santiago.
Con l’industrializzazione si hanno due figure di impiegati: l’operaio e l’impiegato amministrativo. Quest’ultimo viene pagato più dell’operaio, pertanto si ritiene superiore; inoltre non comprende le lotte sociali e le teme.
L’impiegato aspira ad essere parificato alla borghesia, ma non ne ha né la cultura né i mezzi economici e questo ingenera in lui invidia e rancore; teme la meccanizzazione e nell’informatizzazione che possono mettere a repentaglio il suo posto di lavoro. I suoi valori sono : rispetto dell’autorità, ordine, disciplina, diligenza nel lavoro, decoro e rispettabilità.
In Italia, dopo l’unificazione ci fu l’esigenza di uniformare le varie amministrazioni pubbliche degli stati preesistenti e la strada scelta fu quella di “piemontesizzarle” tutte senza distinguere tra quelle più avanzate e quelle più arretrate..
Dopo questa introduzione il prof. Galli ci ha letto alcuni passi della commedia teatrale “Le miserie di monsù Travet” e un divertente brano del primo libro di Fantozzi, che ben ritrae il clima natalizio all’interno di una grande azienda.
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Nella seconda ora la scrittrice Enrica Mambretti ci ha presentato il suo libro “In cammino verso Santiago”, il diario da lei scritto giorno per giorno durante il suo pellegrinaggio.
Il racconto è stato accompagnato da bellissime fotografie , che ci hanno consentito di ammirare paesaggi bellissimi e suggestivi e penso che a molti dei presenti sia venuto per un attimo il desiderio di partire, ma 800 chilometri a piedi non sono impresa adatta a tutti…
Io avevo già letto il libro e questa presentazione mi ha fatto meglio percepire lo spirito che anima i pellegrini verso Santiago di Compostela.
Non chiamiamola banda….
Se sentite parlare di banda musicale, vi viene in mente una musica militaresca, molto cadenzata, qualche lamento di ottoni un po’ maltrattati da suonatori un po’ anzianotti?
Fino a ieri sera questo era quello che associavo all’idea di banda musicale di paese, ma poi ho avuto modo di ascoltare la banda “Cav, Masciadri” di Pontelambro. Il concerto , che era stato organizzato da una ONLUS erbese che si occupa da vent’anni di ragazzi disabili, ha avuto luogo nella chiesa parrocchiale di Arcellasco.
Già appena entrata il mio primo pregiudizio si è polverizzato: i componenti della banda non avevano i capelli grigi, anzi credo che l’età media si aggirasse sui vent’anni, visto che molti erano proprio dei teen ager. Poi il concerto è cominciato e sono rimasta felicemente sorpresa dalla dolcezza che si sprigionava sotto la guida di un giovanissimo maestro…. nessuna marcia militare o inno fracassone…. ma melodie ora dolci ora solenni riempivano le volte della chiesa. Non era la classica banda, ma una vera e propria orchestra fatta di strumenti a fiato e di percussioni. E una menzione particolare merita il giovanissimo primo clarino : veramente molto bravo!!
Penso che molti come me siano stati colti alla sprovvista, almeno così ho capito io dagli applausi degli spettatori, che alla fine hanno tributato al corpo bandistico una entusiastica standing-ovation.
Il concerto è stato seguito da un semplice rinfresco , che ha dato modo a noi tutti di conoscere meglio sia i componenti della banda, sia l’attività dell’Associazione “NOI GENITORI” che tanto bene opera sul nostro territorio.
Un lavoro di gruppo.
Come ho già avuto modo di dire, il gruppo culturale, di cui faccio parte, si è occupato di redigere un calendario particolare per le famiglie della parrocchia di Arcellasco.
E’ particolare perchè riporta 12 foto donate da famiglie del luogo ,scelte in base ai voti conseguiti nel corso di una mostra allestita in estate. Ogni foto è accompagnata da una frase , scritta con grande sensibilità e , direi, poesia dallo psicologo del gruppo. Inoltre a ognuna di esse è stato abbinato un modo di dire o un proverbio brianzolo con relativa traduzione.
In fondo a ogni pagina è stata poi sintetizzata in dodici “tranches” la storia di Arcellasco, desunta dal “Chronicum”, il diario dei parroci succedutisi nei secoli messo a disposizione da chi con amore custodisce le memorie della parrocchia.
E’ stato un bel lavoro di gruppo in cui ognuno dei collaboratori ha cercato di dare il meglio e il risultato mi pare apprezzabile, che ne dite?
P.S. La foto in alto documenta il periodo d’oro della nostra città, quando tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900 era meta della nobiltà milanese che trascorreva qui le vacanze e i fine settimana nelle numerose ville di sua proprietà.
La seconda foto ricorda un “patriarca” del luogo.
UTE: “In difesa di Danilo Dolci”
Dopo una breve presentazione del prof. Porro per dare alcuni cenni storico-biografici di Calamandrei , autore dell’arringa, e Dolci, pacifista italiano per cui l’arringa è stata pronunciata, Christian Poggioni ha dato inizio alla sua lettura scenica.
La sua declamazione ci ha trasportati idealmente in quell’aula di tribunale dove Dolci e alcuni disoccupati sedevano sui banchi degli imputati per aver aggiustato gratuitamente una “trazzera” abbandonata da tempo. Questo gesto compiuto per protesta per la mancanza di lavoro e per l’indifferenza dello stato nei loro confronti difficilmente ora potrebbe essere definito “reato”, ma allora costò a Dolci e ai suoi compagni lunghi mesi di detenzione.
Calamandrei con la sua lunga, dotta e appassionata arringa puntò molto sull’articolo della Costituzione che garantisce a tutti il diritto al lavoro e, contestualmente , riconosce a ognuno il dovere di lavorare per essere utile alla comunità.
La lettura di Poggioni è stata , come sempre, magistrale e la sua voce ci ha affascinato e incantato per oltre un’ora, senza nessuna interruzione.
E’ stato un pomeriggio importante per ognuno dei presenti perchè ci ha fatto richiamare alla mente la bellezza della prima parte della nostra Costituzione e ci ha fatto capire come sia stato non privo di ostacoli il suo cammino soprattutto nei primi anni del secondo dopoguerra. Ma abbiamo anche capito che molti bellissimi principi enunciati nella nostra Carta siano ancora ben lontani dall’essere realizzati.
UTE: donazione organi – donna nel ‘900.
La prima lezione di oggi, tenuta dalla giovanissima docente Elena Cantaluppi, ci ha permesso di approfondire un discorso forse un po’ scomodo, ma molto importante: la donazione di organi.
Sapevate che il primo trapianto di cui si abbia memoria fu tentato dai medici Cosma e Damiano? Tentarono di trapiantare una gamba, ma naturalmente l’esperimento fallì. La stagione dei trapianti però comincia solo intorno al 1950 in USA , dati i progressi effettuati dalla chirurgia e dall’immunologia. Si ha infatti solo nel 1954 il primo trapianto di rene negli Stati Uniti tra gemelli, infatti non era ancora stato risolto il problema del rigetto che verrà controllato solo con la scoperta della ciclosporina nel 1978.
In Italia si hanno i primi trapianti solo negli anni ’60.
Si può avere un autotrapianto di tessuti propri dell’individuo, il trapianto singenico tra individui compatibile e l’allotrapianto tra individui di specie diverse.
Per prevenire i problemi di rigetto si effettuano molti esami per stabilire la compatibilità che è di uno su quattro tra fratelli e di uno a centomila tra estranei.
Si possono trapiantare: Fegato, cuore, polmoni, pancreas, intestino, cornea, midollo osseo , cellule staminali (per questo in tutto il mondo si stanno costituendo banche di sangue proveniente dal cordone ombelicale). Tutte le religioni accettano la donazione di organi e tutti i cittadini dovrebbero esprimere la loro volontà di donare o meno i propri organi al momento della morte, per evitare di addossare a familiari e parenti questa difficile decisione . Molti sono restii ad iscrivere il proprio nome nella lista dei donatori per paura che l’espianto degli organi avvenga quando ancora ci sono possibilità di vita, ma questo è impossibile, dato il grande numero di esami che un’intera équipe di medici deve effettuare prima di dichiarare la morte cerebrale di un individuo.
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Il prof. Cossi oggi ci ha illustrato i risultati della sua ricerca su “La donna nel secondo dopoguerra, protagonista della società dei consumi e della cultura di massa”
Nel 1962 il filosofo e sociologo francese Edgar Morin si occupa di cultura di massa e afferma che dall’inizio del 900 si rileva un progressivo innalzamento della donna verso i diritti dell’uomo e parallelamente l’uomo diventa più sensibile, più sentimentale. Tuttavia nella cultura di massa la donna è per certi versi protagonista, ma anche “oggetto” (si pensi all’uso dell’immagine femminile in pubblicità). La cultura “alta” disprezza la cultura di massa, perchè gli intellettuali temono di perdre la loro centralità.
La donna, anche nei mezzi di comunicazione, viene ancora rappresentata sempre nel ruolo di casalinga, ma nel frattempo riesce ad occupare sempre più un posto anche nella società, diventa sempre meno sottomessa e sempre più libera. Determinanti anche dal punto di vista economico sono le sue scelte quando va a fare la spesa, quando adotta gli elettrodomestici e quando organizza la sua casa secondo criteri di ottimizzazione delle risorse e degli spazi disponibili.
La donna impara poi a prendersi cura della sua bellezza imitando le dive del cinema, viste come le antesignane dell’indipendenza delle donne.
In Europa l’evoluzione delle donne segue un proprio percorso, in conseguenza dei due conflitti mondiali che hanno comportato per due volte la necessità per le donne di fare un passo indietro per lasciare i posti di lavoro ai reduci e agli invalidi.
In Francia negli anni ’30 nasce la prima fabbrica di cosmetici e la stampa femminile aveva una tiratura di ottocentomila copie! Nel 1938 comparve sulle riviste la posta del cuore: lettere anonime che raccontavano le sofferenze delle donne.
In Italia col fascismo le donne devono iscriversi alle formazioni femminili, che si esibiscono in pubblico, ma in casa la donna resta la moglie che deve fare molti figli da donare alla patria e deve fare da sè vestiti e maglie in obbedienza al regime autarchico imposto dalle autorità. E’ durante il fascismo che nascono in Italia le riviste femminili, ma le donne sono (non tutte) appena alfabetizzate, quindi il linguaggio delle riviste è molto semplice e gli argomenti trattati sono quelli della quotidianità. La diffusione della stampa femminile raggiunge altissimi livelli (20 milioni di copie) intorno agli anni ’70, quando viene invasa dalla pubblicità che può occupare anche il 50% delle riviste.
Anche questo pomeriggio è passato in fretta ascoltando due belle e interessanti lezioni esposte con chiarezza e piacevolezza dai nostri validissimi docenti.