A Erba e a Canzo 25 Aprile senza ANPI

La motivazione addotta dai sindaci di Erba e di Canzo per negare all’ANPI la possibilità di prendere parola durante le celebrazioni del 25 Aprile, come si legge in questo articolo, è che essa è un’associazione come tante altre.

Ora è palese quanto sia pretestuosa e tirata per i capelli questa motivazione: l’ANPI rappresenta tutti i partigiani, di ogni colore politico e di ogni appartenenza culturale e oggi continua a difendere e a sostenere i valori democratici su cui si fonda la nostra Repubblica, grazie a una Costituzione che è stata scritta proprio da chi per quella Costituzione ha messo in gioco la propria vita.

L’ANPI perciò non è paragonabile a un’associazione di ciclo-turisti o di cinofili e chi ha cariche pubbliche elettive in questo paese non può non essere dalla parte dell’ANPI.

IO tra poco andrò alle celebrazioni del 25 Aprile e spero che qualcuno intoni “Bella Ciao” che è diventato l’inno internazionale di tutti coloro che lottano per la libertà.

Ute: I soggetti del diritto – La preghiera nella musica classica

Il dr. Spagnuolo questa volta ha potuto svolgere la lezione programmata (l’ultima volta aveva risposto a una richiesta venuta dai soci ).

Ogni essere umano è titolare di diritti dal momento della nascita fino alla morte; ai diritti si accompagnano i doveri. Sono soggetti di diritto le persone fisiche (ogni persona) e le persone giuridiche ( associazioni, enti, società….)

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Trump, il sarcastico.

Nel maggio 2023, in campagna elettorale, Trump aveva detto: “Stanno morendo, russi e ucraini. Voglio che smettano di morire. E lo farò, lo farò in 24 ore”.

Credo che siano passate più di 24 ore dall’insediamento di Trump, ma in Ucraina si continua a morire.

Nell’articolo che ho linkato sopra, si dice che il Presidente americano ha ammesso di essere stato sarcastico quando ha fatto quella affermazione, ma il sarcasmo non impedisce ai soldati di morire e certo, mentre vengono trucidati, non gli viene da ridere pensando a quanto è spiritoso Trump.

Forse Trump è stato sarcastico anche quando ha annunciato l’aumento dei dazi, visto che poi ha fatto un sacco di contorsioni tra conferme e smentite, ma intanto forse lui stesso e i suoi amici avranno fatto un sacco di soldi in modo perlomeno sospetto, a scapito di chi?

Io non so rispondere, ma so che il sarcasmo di Trump non mi piace.

UTE: Il mito dell’arte africana – Follia

Tra la fine dell’ ‘800 e i primi anni del ‘900, in Europa era molto di moda tutto ciò che sapeva di esotico. Era il tempo delle grandi esplorazioni e delle conquiste coloniali; ogni spedizione esplorativa aveva tra i suoi componenti un pittore che doveva coi suoi disegni e i suoi dipinti documentare paesaggi, usi e costumi dei luoghi visitati.

In quegli anni cominciarono le grandi esposizioni universali per mostrare al mondo i risultati prodigiosi del progresso tecnologico: ogni paese aveva il suo padiglione, nel quale c’era anche un ampio spazio dedicato alla ricostruzione di villaggi delle colonie in cui si mettevano in mostra anche gli abitanti stessi di quei luoghi. C’è allo stesso tempo una grande diffusione di oggetti artigianali tipici dei paesi africani e anche nell’arte sorge una corrente denominata “Primitivismo” che sostiene sia necessario liberare l’arte dalle regole e dalle convenzioni che l’hanno dominata nei millenni precedenti per tornare alle origini, alla semplicità. Tra i sostenitori di queste teorie troviamo GAUGUIN, MATISSE e PICASSO.

Quest’ultimo rimane affascinato dalle maschere africane e ne fa collezione; ammira le loro forme geometriche, primordiali, stilizzate e nel 1907 dipinge “Le demoiselles d’Avignon” la prima opera che anticipa il cubismo. Picasso non dipinge la realtà come appare, ma ciò che l’artista sa e conosce di quella realtà.

Anche MODIGLIANI si ispira all’arte africana: da esse prende l’idea delle forme allungate, dell’essenzialità delle forme e delle linee.

La dr.ssa Beretta ci ha poi accennato a due artisti di strada afroamericani, HARING E BASQUIAT che con i loro dipinti denunciano la miserevole condizione dei neri nei quartieri degradati di New York. Le forme e i colori hanno una forte potenza espressiva e se l’estetica lascia a desiderare è proprio perchè l’osservatore sia indotto a soffermarsi più a lungo sul messaggio che l’opera vuole esprimere piuttosto che sul suo aspetto estetico.

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Ieri la prof. Tatafiore ci ha parlato prima di un libro di Patrick McGrath intitolato “Follia” consigliandone caldamente la lettura, poi ci ha fatto percorrere la storia della cura delle malattie mentali nel corso dei secoli.

Nel Medioevo e per molti secoli successivi la follia fu spesso classificata come possessione diabolica e come tali i folli venivano fustigati e messi al rogo. Solo nel 17° secolo, con la scomparsa della lebbra e con lo svuotamento dei lebbrosari, questi ultimi vennero adibiti a luoghi di internamento dei “folli”. Se in Inghilterra il primo manicomio fu aperto nel 1247, in Francia è con Luigi XIV che viene costruita la “Salpetrière, dove venivano rinchiusi ribelli, disadattati, prostitute, bestemmiatori, atei, sifilitici, vagabondi, poveri. I folli non venivano curati, ma puniti. Solo nel XVII secolo si comincia a riconoscere la follia come malattia mentale.

Non avendo potuto seguire oltre la lezione, invito coloro che ne volessero sapere di più a cliccare QUI

“GENDER PAY GAP” (citando “QUADERNI ERBESI 2024”)

In casa si stava discutendo di condizioni di lavoro e di paghe orarie e mia madre disse a un certo punto con orgoglio che il sig. Tirelli, il proprietario terriero presso cui andava a prestare la sua opera di stagionale, l’avrebbe pagata con una paga quasi “da uomo”.

La discriminazione tra i generi nella retribuzione dei lavoratori era un dato di fatto che la gente accettava tranquillamente: una donna non poteva certo valere quanto un uomo. Questo non valeva soltanto nelle aziende private, ma anche nell’amministrazione pubblica.

Leggo infatti da “Quaderni Erbesi 2024” nel saggio dedicato all’ “Istruzione nel Comune di Arcellasco nell’Ottocento e nel Novecento” scritto dalla professoressa Alberta Chiesa, quanto segue: “La legge Casati del 1859 stabiliva tra l’altro che i compensi delle maestre fossero di un terzo inferiori a quelli dei maestri”.

Purtroppo, la discriminazione persiste tutt’oggi e le donne continuano a combattere per la parità di retribuzione contro quello che oggi viene definito con un termine inglese “gender pay gap”

P:S: Nello stesso articolo della prof Chiesa, a proposito della sede della scuola femminile da istituire a Ponte Lambro (anno 1962 ) si riporta quanto scritto nel verbale di Giunta del Comune di Arcellasco: nell’aula riservata alle bambine sarebbero stati disposti solo due o tre banchi per quelle che dovevano scrivere e “quanto ai sedili per le fanciulle si lascerà che per questo primo anno ognuna porti con sé la propria sedia” !!! (proviamo a immaginare come fosse faticoso andare per esempio da Arcellasco e dalle sue frazioni fino a Ponte con sedia e cartella a tracolla….).

Oggi i nostri bambini non fanno più un passo a piedi e nonni e genitori si precipitano a portare le loro cartelle fino al cancello della scuola.

Ute: Chopin e il pianoforte – Deleuze legge Spinoza

Ieri il maestro Scaioli ci ha intrattenuto parlandoci di Chopin e della sua musica, intervallando note biografiche ed esecuzione al pianoforte di brani famosi composti dal musicista polacco.

Era nato vicino a Varsavia nel 1810 e a quell’epoca la Polonia era sotto il dominio russo. Sua madre fu la sua prima insegnante di musica e lui già a 7 anni compose la “Polacca” una deliziosa composizione che il maestro Scaioli ci ha fatto ascoltare; lo spartito di questo brano fu scritto dal maestro di musica, perchè Fryderyk non conosceva ancora il pentagramma. Si iscrisse al conservatorio e a 19 anni assistette a un concerto di Paganini.

A 20 anni Chopin emigrò a Parigi, dove conobbe i più grandi musicisti suoi contemporanei: Liszt, Mendelssohn, Rossini e molte cantanti italiane. Nella capitale francese si mantiene facendo concerti e dando lezioni private (era tanto apprezzato che veniva pagato molto più degli altri insegnanti). Conosce anche George Sand con cui inizia una lunga complicata relazione sentimentale, ma ben presto compaiono i sintomi della malattia che lo porterà alla morte ancora giovane: la tisi. Pur con i suoi problemi di salute, Chopin continua a comporre mazurke, valzer, notturni, polacche, preludi e la sua musica è intrisa di vera poesia perchè sa suscitare emozioni intense: dolcezza, malinconia, amore, nostalgia e anche orgoglio nelle musiche dedicate alla sua patria lontana.

Queste lezioni del M° Scaioli al pianoforte sono veramente momenti di grande emozione. Grazie!

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DELEUZE LEGGE SPINOZA – La prof. Brunella Tatafiore ha condiviso con noi ciò che il filosofo francese Deleuze ha scritto riguardo al filosofo olandese, del XVII secolo, Spinoza, al quale ha dedicato un intero corso universitario e le sue lezioni sono raccolte nel libro “Cosa può un corpo?”

Spinoza, rischiando i rigori dell’Inquisizione del tempo, aveva affermato che Dio e natura coincidono e che quindi Dio si esprime attraverso le leggi della natura e della logica. Questa idea fa di Spinoza un filosofo “maledetto” e per questo ha vissuto in modo molto appartato, ma l’originalità delle sue idee lo fa considerare tra i filosofi più importanti.

Giorgia e il manifesto di Ventotene.

Forse Giorgia questa volta non ha tutti i torti: quanti hanno letto il “Manifesto di Ventotene”?

Credo che molti, come me fino ad ora, si accontentino di quanto si è sentito dire in proposito, senza mai prendersi un po’ di tempo per leggere il documento originale..

E’ vero, ci sono dei passi che risentono del passare degli anni: il sogno socialista allora era ancora nelle menti di tanti, il comunismo aveva organizzato uno Stato sterminato come l’URSS che stava contribuendo in modo determinante a combattere il nazismo (siamo nel 1941, in piena guerra mondiale) e certi passaggi di quel documento non si addicono più alla realtà di oggi.

Ma questo non toglie la grandezza del sogno di un’Europa unita in stati federati che non dovranno più combattersi tra loro.

Eccone una breve sintesi dei punti più significativi:

  1. Superare il nazionalismo: L’Europa doveva abbandonare le logiche di conflitto tra nazioni e lavorare per la costruzione di una comunità politica comune.
  2. Creazione di una federazione europea: Si proponeva la formazione di un’Europa unita in una federazione, con istituzioni sovranazionali che avessero il potere di decidere su questioni economiche, politiche e di difesa.
  3. Pace e democrazia: L’idea centrale era che una federazione europea fosse l’unico modo per garantire una pace duratura, prevenendo i conflitti tra i paesi.
  4. Libertà e giustizia: La federazione avrebbe dovuto garantire i diritti umani, la libertà individuale e la giustizia sociale, promuovendo una società democratica e solidale.

In sostanza, il Manifesto di Ventotene proponeva un’Europa unita come risposta ai totalitarismi del periodo e alla violenza della guerra, con l’obiettivo di costruire un nuovo ordine politico che promuovesse la cooperazione tra i popoli e una vita libera e democratica per tutti.

Ecco, cara Giorgia, questi punti mi sembrano ancora molto validi e hanno ispirato quei grandi uomini che 80 anni fa hanno cominciato a posare le prime pietre di quella che oggi è l’Unione Europea, un’entità ancora in gestazione, ma che oggi più che mai deve diventare il fulcro principale della politica dei paesi del Vecchio Continente, se non si vuole diventare irrilevanti sulla scena del mondo.

UTE: Udito: problemi e rimedi

Udito e vista sono i nostri sensi prevalenti nello stabilire relazioni con gli altri e con l’ambiente ed è perciò importante controllare l’udito, così come si controlla la vista. E’ importante anche educare i ragazzi a un uso corretto dei moderni mezzi di ascolto della musica: sottoporsi a livelli troppo alti di rumorosità, può provocare danni all’apparato uditivo.

Molti (50%) , ad una certa età, soffrono per la comparsa di acufene (o tinnito): rumori che vengono dall’interno dell’orecchio e non dall’esterno; esso può dipendere da infiammazione, cerume o perdita di udito

Il Deficit uditivo può essere provocato da accumulo di cerume, da otite esterna, da otosclerosi ( produzione anomala di tessuto osseo nell’orecchio interno.

Il Deficit neurosensoriale può derivare dal danneggiamento delle cellule ciliate per invecchiamento, traumi o esposizione a rumori; anche l’abuso di farmaci e fattori genetici possono portare a un deficit neurosensoriale, i cui sintomi sono: difficoltà graduali a capire il parlato in ambienti rumorosi o al telefono o nell’ascolto della TV..

In caso di necessità rivolgersi all’otorinolaringoiatra e all’audioprotesista.

Dopo questa prima lezione, tenuta con la solita chiarezza e semplicità dal dr. Lissoni, è iniziato l’intervento del dr. Antonelli di Amplifon, che ci ha spiegato cosa fare quando pensiamo che il nostro udito abbia bisogno di attenzione.

Per prima cosa è sempre bene fare una visita otorinolaringoiatrica, e un test uditivo.

Se viene accertato un deficit neurosensoriale si può oggi intervenire adottando o un semplice amplificatore o un apparecchio acustico: il primo però ha l’inconveniente che amplifica tutti i rumori ambientali, che disturbano la percezione del parlato; il secondo invece, frutto di tecnologia sofisticata, filtra i rumori di fondo rendendo più nitido il suono delle parole.

Dopo averci illustrato i vari tipi di apparecchi oggi in uso, il dr. Antonelli ha proposto di effettuare in Sala Isacchi il test gratuito per rilevare il deficit auditivo a tutti coloro che ne facciano richiesta.