Il fascino delle città sommerse.

Al British Museum sono esposti i reperti archeologici provenienti dalle antiche città portuali egiziane Heraclion e Canopus , sommerse dalle acque marine da 1200 anni.

Vederli da vicino fa veramente una profonda impressione constatare il livello di perfezione dei vari manufatti, che documentano i contatti tra la cultura egizia e quella greca. In quei siti sottomarini si sta scavando da dieci anni e solo il cinque per cento dei  materiale sommerso è stato recuperato. L’ Egitto ha in questi siti una risorsa incommensurabile , che potrebbe, se ben gestita, risolvere tutti i  suoi problemi economici, terroristi permettendo…

A proposito di terrorismo, c”era moltissima gente in coda all’ingresso in attesa dei minuziosi controlli della polizia;  noi abbiamo potuto , come famiglia con bambino al seguito,  usufruire di una corsia preferenziale.

Grande impressione mi fa anche, ogni volta che entro in questo museo, vedere i grandi monumenti mesopotamici  incastonati nelle pareti del museo stesso: sono certo bottino di conquista al tempo dell’espansione coloniale inglese e derubare un popolo della sua storia mi pare cosa veramente deprecabile.

 

Sacrifici a Moloch.

sacrifici a MolochQuand’ero piccola, la domenica pomeriggio potevo assistere alla proiezione del film in programmazione nel cinema parrocchiale. Di solito erano film western o di Jerry Lewis o i cosiddetti peplum, film pseudostorici ambientati nell’antichità.

In questi ultimi film c’era spesso la scena del giovinetto o della giovinetta offerta in sacrificio agli dei, per placarne l’ira o per implorare protezione e mi chiedevo sempre perché si dovesse proprio sacrificare una vita giovane Allora non mi sapevo rispondere, ma ora sì: il fatto è che a decidere chi dovesse essere sacrificato erano i vecchi!!!

La cosa, mostruosa e orribile, si sta ripetendo oggi e non in un film, ma nella realtà delle guerre medio-orientali : si mandano ragazzini di 12 anni a fare i kamikaze!!!! Li si offre in sacrificio al crudele Moloch della guerra!
Era già successo nella guerra Iran-Iraq e ora è lo Stato Islamico a usare i bambini come proiettili: mi pare un segno di disperazione …. gli ultimi rantoli prima della fine. Almeno spero….

16 Agosto….ricordando mia madre.

Suo padre, che era sopravvissuto alla vita di trincea, ai cannoni austriaci, ai cecchini, a Caporetto, era tornato a casa in licenza dopo la firma dell’ armistizio: era felice perchè la guerra era finita e lui sarebbe potuto tornare a casa definitivamente. Mia madre, che aveva  9 anni, lo vide per l’ ultima volta andarsene da casa fischiettando, mentre salutava lei e i suoi fratelli. Era ancora molto giovane, ma questo non impedì alla famigerata epidemia di “spagnola” di stroncarlo in pochi giorni  e la notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno.

Da quel momento per mia madre, che era la maggiore dei quattro figli già nati, mentre l’ ultima era in arrivo, finì la fanciullezza e cominciò la vita dura: non potè più andare a scuola e dovette lavorare  nei campi e nella fattoria di proprietà del nonno materno insieme al fratello poco più piccolo di lei. Ogni mattina si alzava all’alba per fare la sfoglia e poichè era ancora troppo piccola, doveva salire su un panchetto per poterla stirare a dovere.

Crescendo, aumentarono gli impegni di lavoro, ma questo non spense la sua passione per il ballo e per la musica.  Raccontava  sorridendo di quanto fosse bravo suo fratello come ballerino e lei certo non era da meno quando ballavano in coppia nelle feste di paese (ricordo che a volte si metteva a ballare in casa tenendo in mano una scopa, quando sentiva un liscio per radio)

Poi conobbe mio padre e si sposarono: erano molto poveri, ma tutti e due si rimboccarono le maniche e riuscirono a mantenere sempre dignitosamente la famiglia che via via si allargava. Mio padre andava per mercati, mia madre lavorava nelle fattorie vicine per la vendemmia o la mietitura o per la raccolta delle mele o del mais. Questi lavori naturalmente si aggiungevano alle fatiche di mandare avanti una famiglia con cinque figli: alzarsi all’ alba per accendere la stufa, fare la pasta in casa, fare il bucato a mano, attingere l’ acqua al pozzo, ecc.

Eppure non credo di averla mai sentita lamentarsi.  Quando sua madre fu colpita da ictus, la assistette per 15 anni con amore e rispetto e lo stesso fece poi quando mio padre si ammalò di Alzheimer: lei era allora ormai ottantenne, ma non si arrese e gli fu accanto, per 7 anni, fino all’ ultimo respiro. Quando le dicevamo di prendere qualche aiuto, rispondeva risoluta indicando il letto dove giaceva mio padre:- Questo è il mio posto!- e non ammetteva repliche.

E’ stata una donna come tante, ma con un’ attenzione particolarissima per la sofferenza e per la cura di ogni vita, sia quella che sbocciava, sia quella che era ormai al tramonto.

Non è mai andata dalla parrucchiera, non si è mai truccata, non ha mai speso molto per sè. Ricordo che un’ estate, per la prima volta, avevo guadagnato un po’ di soldi con le lezioni private e, avendo notato che da parecchio non aveva più la borsetta, andai nel negozio del paese, da Braglia, e gliene comprai una. Non era molto bella, ma lei l’ ha poi sempre conservata .

Negli ultimi anni della sua vita, quando l’ accompagnavo al cimitero, mentre passava dinanzi alle tombe di chi aveva conosciuto, salutava ognuno di loro a voce alta e citava per ognuno un ricordo, poi aggiungeva:- Presto arriverò anch’ io….- ma lo diceva con dolcezza,  come chi si è già distaccato dalla vita senza rimpianti e senza paura.

Oggi compirebbe 106 anni e mi piace pensarla in compagnia di tutti coloro cui ha voluto bene, senza misurare mai la fatica che questo comportava. Buon compleanno, mamma!

 

Minatori in cambio di carbone.

Ieri ricorreva il 60° anniversario della strage di Marcinelle, il disastro minerario in cui morirono centinaia di minatori  per la maggior parte italiani.. In questo articolo del sito di Radio Popolare si ricorda come alla fine della seconda guerra mondiale venissero scambiati lavoratori italiani con carbone. Reclutati con false promesse, venivano alloggiati in baracche fatiscenti e mandati a lavorare a mille metri di profondità senza nessuna misura di sicurezza, dato che gli operai belgi non accettavano più di fare quel lavoro.

Certamente il momento storico era terribile; il nostro paese era devastato,  e in più oppresso dalla povertà e  dalla disoccupazione, ma può bastare questo a far perdonare ai politici di allora la disumanità di certi contratti, che andavano ad arricchire le tasche delle società minerarie a discapito della salute e della vita di tanta povera gente?

4 Luglio 1776.

4 luglio 1776« Il secondo giorno di luglio del 1776 sarà l’evento più memorabile della storia dell’America. Sono portato a credere che sarà celebrato dalle generazioni future come una grande festa commemorativa. Dovrebbe essere celebrato come il giorno della liberazione, attraverso solenni atti di devozione a Dio Onnipotente. Dovrebbe essere festeggiato con pompe e parate, con spettacoli, giochi, sport, spari, campane, falò ed illuminazioni, da un’estremità di questo continente all’altra, oggi e per sempre “

Questa è la lettera che John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti scrisse alla moglie il 3 luglio 1776 per annunciarle la firma della “Dichiarazione di Indipendenza” delle colonie americane dalla Gran Bretagna.

In seguito però si scelse di festeggiare l’evento non il 2 luglio, giorno dell’approvazione, ma il 4 luglio, giorno della pubblicazione del documento che sancì l’inizio di un nuovo capitolo di Storia.

Di che colore è la pelle di Dio?

Negli anni ’60, quando ero una ragazzina, il problema del razzismo sembrava così lontano da noi, sembrava una cosa brutta che non ci riguardava. Negli Stati Uniti , sì, c’era la discriminazione dei negri, in Sud Africa c’era addirittura l’ apartheid, ma qui , qui da noi tutto questo non sarebbe mai accaduto. Noi eravamo “brava gente”!!!

Non sapevo invece che noi eravamo ancora immuni dal razzismo solo perchè non esisteva nessun contatto con altre culture e altre colorazioni dell’epidermide.

Poi venne la globalizzazione, vennero le guerre a destabilizzare paesi non tanto lontani da noi, accadde che la facilità delle comunicazioni fece capire a chi aveva sempre vissuto nella miseria più estrema, che altrove si viveva senza l’incubo della fame, della sete, degli attacchi di nemici sanguinari (prezzolati da chissà chi) e le nostre coste furono prese d’assalto.

Ecco allora che tra la “brava gente” cominciò a serpeggiare l’insofferenza verso chi arrivava portando usi e costumi diversi, chiedendo qui tra noi quel “posto al sole”, che noi avevamo preteso di cercare in terra africana tanto tempo fa. E ora scopriamo che molti tra noi non ricordano più quello che cantavamo in gioventù…

 

Canzone degli anni ’60, rientrante nel repertorio musicale dell’organizzazione statunitense Up With People. Tradotta in italiano da A. Costa e P. Marchetti per la casa discografica ECO di Milano.

Testo

Buona notte dissi al mio bambin
Tanto stanco quando il giorno finì.
Allora chiese: “Dimmi, papà,
La pelle di Dio che colore ha?”

Di che colore è la pelle di Dio?
Di che colore è la pelle di Dio?
E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
lui ci vuole uguali davanti a sé.

Con l’occhio innocente egli mi guardò,
mentire non potevo quando domandò:
“Perchè le razze s’odiano, papà,
se per Dio siamo una sola umanità?”

Di che colore…

Questo, figliolo, non continuerà,
L’uomo infine imparerà
come dobbiamo vivere noi,
figli di Dio, da ora in poi.

Greenwich e i meridiani

Dopo molti secoli in cui ogni nazione stabiliva un proprio meridiano di riferimento , si sentì l’esigenza di un accordo…

Greenwich-Royal_Observatory2-e1330130181789

 

 

 

 

 

 

 

Nel corso della seconda metà dell’Ottocento la diffusione delle navi a vapore e l’aumento dei trasporti marittimi, insieme a quella delle linee ferroviarie internazionali, mostrarono che c’era una necessità sempre più globale di trovare un meridiano zero su cui tutti fossero d’accordo. Questo “meridiano fondamentale” sarebbe stato utile non soltanto per unificare le carte nautiche, ma anche per avere un tempo universale di riferimento su cui calcolare tutti gli altri. Stabilendo un “tempo universale” – come lo chiamiamo oggi – sarebbe stato infatti possibile organizzare tutti quelli che oggi chiamiamo “fusi orari” semplicemente aggiungendo un certo numero di ore al tempo universale.[2]

Stabilire quale dovesse essere questo meridiano era proprio l’obiettivo della Conferenza di Washington, promossa nell’ottobre del 1884 dall’amministrazione degli Stati Uniti. In quest’occasione venne definito da 41 delegati provenienti da 25 paesi, alla presenza del Presidente degli Stati Uniti d’America, il meridiano zero, ossia quello che passa per l’Osservatorio di Greenwich.

Ho copiato da Wikipedia questa storia, perchè mi trovo a due passi da Greenwich. Nella foto l’osservatorio astronomico

Arcellasco in mostra….

arcellascoOgni borgo in Italia ha una sua lunga   storia, che a volte si incrocia con la grande Storia. Arcellasco, la frazione di Erba in cui abito non fa eccezione .

E’ proprio per rinverdire alcuni momenti  di questa storia, a volte minore a volte vera STORIA, che si è pensato di  allestire in occasione dell’annuale festa patronale (SS. Pietro e Paolo) una mostra. Stiamo perciò raccogliendo fotografie, cartoline, scritti, poesie dialettali che vengono rigorosamente catalogati in modo da poterli poi restituire ai proprietari.

Certo con le foto si potrà documentare solo la storia più recente, ma sarà un’ occasione per conoscere meglio questi luoghi e le persone che lo hanno abitato prima di noi.  Per i più anziani sarà bello rivedere volti  e ricordare eventi ormai sbiaditi nella propria memoria,; per i più giovani e per chi viene da altre zone sarà interessante immergersi in una realtà pressoché sconosciuta.

La mostra prenderà il titolo da una bella foto che mostra l’arrivo in parrocchia delle campane nel 1947, campane che erano state requisite nel 43 per essere fuse e farne cannoni.  Il lavoro da fare è tanto , ma forse ne vale la pena…