Il Fascismo secondo Davide.

L’11 NOVEMBRE DEL 1918, LA GRANDE GUERRA CHE PER 4 ANNI AVEVA IMPERVERSATO IN EUROPA, CAUSANDO LA MORTE DI MILIONI DI PERSONE, GIUNSE AL TERMINE.

L’ITALIA ERA UNA DELLE POTENZE VINCITRICI, DI FATTO AVEVA SCONFITTO L’IMPERO AUSTRO-UNGARICO NELLA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO, DETERMINANDONE IL CROLLO DEFINITIVO. INOLTRE AVEVA PORTATO UN CORPO D’ARMATA AD OCCUPARE TUTTO IL TIROLO (INCLUSA INNSBRUCK) E PARTI DELLA CARINZIA

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La letterina di eri e quella di oggi.

Una volta acquistavamo in cartoleria una letterina tutta luccicante che riportava scene e simboli natalizi e la portavamo a scuola nel giorno indicato dalla maestra, che ci aiutava a scriverla.

Non era un modo per chiedere regali, ma per ringraziare i genitori di tutto quello che avevano fatto per noi: per i sacrifici sostenuti per farci crescere, per il loro sostentamento, per l’amore di cui ci circondavano. Il giorno di Natale, la mettevamo sotto il piatto del papà, che regolarmente si fingeva molto sorpreso nel trovarla, poi dovevamo leggerla a voce alta quando tutti erano a tavola.

Tutti gli anni le parole si ripetevano un po’ e forse erano suggerite, poco spontanee, ma stavano a sancire un rapporto di gratitudine con gli adulti.

Ora i bambini scrivono la letterina a Babbo Natale solo per chiedere regali, meglio se costosi, e si abituano a pensare che tutto sia loro dovuto, che il mondo che li circonda debba ruotare intorno a loro e alle loro esigenze e, spesso, conservano questo atteggiamento anche quando non scrivono più la letterina da molti anni.

Film: Il menù della felicità.

Noè, un ragazzo autistico, con la passione per la cucina, non riesce a inserirsi nel mondo del lavoro; uno chef di valore viene licenziato per il suo caratteraccio che lo porta a maltrattare i suoi collaboratori; un ristoratore sta per chiudere il suo locale perché non ha più un cuoco: è da queste situazioni di difficoltà che prende il via la storia del film.

La madre di Noè non riesce a rassegnarsi agli insuccessi del figlio e pensa di diventare lei la sua datrice di lavoro, infatti si fa dare un prestito dalla banca, coinvolge il cuoco licenziato e affitta il locale del ristorante che stava per chiudere, poi ingaggia altri ragazzi con diverse disabilità come camerieri e aiuto-cuochi.

Il cuoco scopre via via che ogni ragazzo ha delle abilità del tutto particolari: c’è chi riesce a ricordare a memoria le “comande”, chi ha un olfatto eccezionale e può inventare salse favolose abbinando in modo originale gli ingredienti; c’è chi sa accogliere i clienti con particolare gentilezza … Questa scoperta fa sì che il cuoco si affezioni a quei ragazzi che a volte combinano pasticci, ,a che si impegnano con entusiasmo perchè riescono a sentirsi utili, sentono di aver assunto un loro ruolo nella comunità. Tuttavia il cammino di questa impresa non è privo di difficoltà …

E’ un film molto bello che rappresenta il mondo della disabilità con rispettosa leggerezza: , vi sono rappresentate situazioni divertenti che nascono dai tic e dalle “manie” dei giovani disabili, ma sempre con l’intenzione di metterne in risalto le potenzialità, l’originalità e le risorse di cui ognuno è portatore.

Se vi capita di andare su Raiplay, cercatelo: vale la pena di essere visto!!!

Dulcis in fundo all’UTE

L’ultima lezione di don Ivano prima delle vacanze natalizie, ci ha aiutato a capire come sia avvenuta la penetrazione islamica in Africa.

Il mondo arabo non è un’entità omogenea e uniforme al suo interno, come molti di noi sono abituati a pensare, ma è composto da popolazioni diverse sia per etnia che per religione. Così ad esempio gli Iraniani, sono certamente musulmani, ma sono ariani, indo-europei.

Ci sono molti punti in comune tra Cristianesimo e Islam: il dovere della preghiera quotidiana, il dovere dell’elemosina (per ripristinare un po’ di giustizia), il digiuno, il pellegrinaggio.

Maometto riuscì a unificare le tribù disperse nel deserto: con il collante della religione esse cominciarono a percepirsi come appartenenti a un solo popolo. Il Profeta affermava di aver avuto ispirazione dall’arcangelo Gabriele per divulgare una religione semplificata rispetto al Cristianesimo. Dopo la morte di Maometto cominciarono subito le divisioni; ciononostante non venne a mancare la spinta (Jihad) verso l’invasione delle terre medio-orientali e delle coste africane. La conquista di quelle terre fu favorita dalle comuni condizioni di vita in territori molto simili tra loro. L’espansione islamica tuttavia non avvenne solo per via militare, anzi, una grande importanza ebbe la via mercantile.

Nel 711, dopo aver conquistato le coste settentrionali dell’Africa, gli Arabi attraversarono lo stretto di Gibilterra e intrapresero la conquista della Spagna.

La gran parte dei musulmani è costituita da popolazioni pacifiche e accoglienti; solo una piccola minoranza si vota al fanatismo terroristico.

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L’ultima ora di lezione, prima delle vacanze di Natale, è tradizionalmente dedicata alla musica e al canto e quest’anno il soprano Maria Rosaria Cannatà e il baritono Vincenzo Petrucci ci hanno offerto un piacevolissimo excursus nel mondo dell’operetta, accompagnati dal maestro Scaioli al pianoforte.

I primi tentativi di operetta risalgono ai primi decenni del ‘700, ma solo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 (Belle Epoque) essa ebbe il suo massimo fulgore. E’ caratterizzata da parti recitate a cui si alternano parti cantate. L’operetta è rivolta soprattutto a un pubblico borghese, mentre l’opera lirica viene preferita dalla nobiltà e il Musical è pensato per le classi meno elevate.

Alla presentazione di questo genere musicale i nostri docenti hanno alternato piacevolissime e apprezzatissime esibizioni interpretando i brani più conosciuti e più significativi tratti da due operette molto conosciute: ” La vedova allegra” e “La principessa della czarda”. Alla fine Maria Rosaria ha cantato “La Vergine degli Angeli” aria tratta da “La forza del destino” particolarmente amata dal nostro Presidente Filippi.

La bravura dei docenti e del maestro al pianoforte ha incantato i soci presenti che hanno apprezzato e sottolineato con lunghi applausi ogni brano eseguito: credo che solo all’UTE ci si possa scambiare gli auguri di buon Natale ascoltando ottima musica e interpretazioni vocali così coinvolgenti ed emozionanti!

Grazie a Maria Rosaria, a Vincenzo e al M° Scaioli!!! Vi auguriamo Buone feste e attendiamo con impazienza la prossima occasione per lasciarci affascinare dalle vostre esibizioni!!

UTE: Biodiversità – La poesia femminile del ‘500

Il prof. Gatti aveva interrotto il suo discorso nell’ultima lezione con la promessa di parlarci di un particolare prodotto comasco: la cipolla di Brunate; ecco che, mantenendo la parola data, oggi ci ha puntualmente aggiornato su questo prodotto, che aveva rischiato di scomparire, ma che ora sta beneficiando dell’interesse di molti appassionati, che hanno dato vita a un’associazione.

I suoi bulbi hanno forme e dimensioni variabili, l’interno è bianco ed emana profumo intenso; viene seminata a marzo e la sua pianta ha un ciclo biennale. Dopo essere stata trascurata per parecchio tempo, ora viene rimessa in commercio. Viene utilizzata in gastronomia e viene apprezzata per il suo sapore delicato; la sua polpa è croccante e viene utilizzata per piatti tipici come la zuppa di cipolle, la luganiga e cipolle e la fitascetta (piatto povero della tradizione comasca).

Sono certamente rare le specie autoctone di ortaggi, infatti la maggior parte delle specie coltivate oggigiorno sono state introdotte in Italia prima dai Greci e dai Romani, poi altre sono state importate dall’America dopo il 1492.

Con l’andare del tempo, le piante si adattano alle condizioni ambientali in cui vivono e ciò ha dato origine a varietà locali con caratteristiche specifiche; a creare tale varietà di prodotti, ha contribuito anche la separazione per molti secoli dei vari staterelli che erano presenti sul territorio italiano.

Ma, oggi, la biodiversità è fortemente minacciata anche nell’ambito degli ortaggi, perché, per esigenze commerciali, vengono privilegiati i prodotti uniformi, di bell’aspetto e adatti alla commercializzazione, mentre vengono abbandonate le specie meno produttive.

Chi vuole oggi praticare un’agricoltura eco-compatibile, deve trasformare la propria azienda e affiancare alla produzione agricola servizi diversi; fortunatamente si va facendo strada una più raffinata sensibilità dei consumatori che sanno apprezzare i prodotti più ecologici e più “naturali”

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LA POESIA FEMMINILE DEL ‘500 – Prima dell’invenzione della stampa i libri erano merce molto rara e costosissima. Infatti la pergamena richiedeva una lunga preparazione e i testi dovevano essere scritti a mano, perciò possedere un libro era paragonabile a possedere oggi un’auto Ferrari!! . Così ha esordito oggi la prof. Granata per poi proseguire con il tema della sua lezione.

Con l’invenzione della stampa il libro diventa più accessibile e si presta a una lettura personale più intima; a Venezia lo stampatore Aldo Manuzio introdusse molte innovazioni nell’arte della stampa e stampò (nel 1501) i primi libri tascabili (Virgilio, Petrarca).

Nel 1520, l’Italia era disastrata e il mecenatismo era in decadenza, tuttavia si diffuse la pubblicazione di diversi trattati: su come si doveva comportare il Principe, su come ci si doveva comportare a corte o a tavola. In quel periodo però le pubblicazioni risentivano delle parlate locali perché erano infarcite di termini usati solo in certe zone. Fu a questo punto che Pietro Bembo cercò di stabilire delle regole che valessero per tutto il territorio italiano e decise che chi voleva scrivere in poesia dovesse rifarsi al linguaggio e allo stile del Petrarca e chi volesse scrivere in prosa doveva avere come modello il Boccaccio. A poco a poco il linguaggio del Petrarca entra nella comunicazione quotidiana fino a diventare una moda.

E’ a questo punto che cominciano ad affermarsi anche delle poetesse; provenivano dalla nobiltà e accoglievano amici e intellettuali nei loro salotti per discutere di filosofia e di letteratura. Tra queste donne ricordiamo soprattutto Vittoria Colonna e Gaspara Stampa. Quest’ultima è musicista e cantante e scrive poesie per l’innamorato che l’ha lasciata. Riorto qui una delle sue composizioni

O diletti d’amor dubbi e fugaci,
O speranza che s’alza e cade spesso,
E nasce e more in un momento istesso
O poca fede, o poche lunghe paci! 

Quegli a cui dissi: -Tu solo mi piaci,- 
È pur tornato, io l’ho pur sempre presso,
Io pur mi specchio e mi compiaccio in esso,
E ne’ begli occhi suoi chiari e vivaci;

E tuttavia nel cor mi rode un verme
Di fredda gelosia, freddo timore
Di tosto tosto senza lui vederme

Rendi tu vana la mia tema, Amore,
Tu, che beata e lieta poi tenerme
Conservandomi fido il mio signore.

Oggi si festeggia S. Ambrogio.

Ambrogio nacque a Treviri nella Gallia, con molta probabilità nel 334, da un alto funzionario dell’amministrazione imperiale. Morto il padre quando Ambrogio era ancora bambino, la madre si trasferì con i figli, il piccolo Ambrogio, Marcellina e Satiro, a Roma. Non sappiamo molto dell’infanzia e dell’adolescenza di Ambrogio. Dopo il primo corso scolastico, secondo l’uso dei tempi passò agli studi di retorica. Ebbe una formazione non solo letteraria, ma anche giuridica e musicale e nella sua famiglia ricevette una solida educazione cristiana; ma rimase catecumeno.
A 25 anni fu inviato, come prefetto del pretorio, a Sirmio in Pannonia; nel 370 circa, passò, come governatore, nella provincia della Liguria e dell’Emilia e poi a Milano. Qui esercitò la magistratura in maniera tanto “equa e paterna” da attirarsi la benevolenza di tutti. Presente nel momento in cui la popolazione era in agitazione per l’elezione del nuovo vescovo, nell’aperta contesa tra ariani e cattolici, mentre Ambrogio s’interponeva con abilità per moderare i tumulti, una voce di fanciullo esclamò: “Ambrogio vescovo! ”. La folla accolse l’indicazione di quella voce e ne fece un grido insistente. Dopo il primo smarrimento, Ambrogio si arrese alla volontà di Dio manifestata attraverso il popolo. Fu battezzato il 30 novembre 373, e il 17 dicembre consacrato vescovo.
Il fratello Satiro lasciò Roma e la sua carriera di alto funzionario statale per venirgli in aiuto nell’amministrazione della diocesi e nella fabbrica delle chiese. Satiro morì pochi anni dopo, nel 378, e Ambrogio ne fece l’elogio funebre in due omelie, che sono un documento di amore fraterno e di speranza cristiana.
A Milano Ambrogio fu molto amato e apprezzato, per la ricchezza umana della sua persona e per la sua evangelica coerenza: egli infatti cedette i suoi beni alla Chiesa, riservandone solo l’usufrutto alla sorella monaca Marcellina, mentre egli visse in semplicità e sobrietà, cercando di aiutare tutti coloro che bussavano alla sua porta. Svolse un’attività pastorale intensissima, senza trascurare la frequentazione assidua della Scrittura. Ne sono testimonianza i numerosi scritti che ci ha lasciato, commenti esegetici, opere morali e ascetiche, elaborazioni dogmatiche e inni.
Con gli imperatori seppe tenere un atteggiamento mite e forte a un tempo, ottenendo il loro appoggio per porre fine alla questione ariana. Con i vescovi convocati al Concilio di Aquileia infatti, nel settembre 381, riuscì a chiudere la lunga stagione delle controversie che avevano diviso i cristiani.
Ambrogio morì a 57 anni d’età (23 d’episcopato) il 4 aprile, all’alba del sabato santo.

(dal sito chiesa di milano.it)

UTE – Letteratura coloniale – Don Milani: il Priore

Il periodo coloniale è caratterizzato da due tipi di letteratura:

  • racconti di viaggi di esplorazione dell’Africa come quelli di Gabriele Casati (Lesmo 1811 – Monticello Brianza 1882) :
  • romanzi romantico-decadenti incentrati sui misteri delle foreste equatoriali, sul fascino delle donne africane, sugli indigeni rappresentati come selvaggi e incivili, sulla bellezza di una terra incontaminata rispetto alla civiltà occidentale corrotta.
  • Tra gli scrittori di questa corrente troviamo Ferdinando Martini: governatore in Eritrea, fa un’analisi realistica dell’Africa, scevra da esotismi; non crede alla missione civilizzatrice, ma ritiene inevitabile la conquista di quelle terre da parte dei paesi più progrediti tecnologicamente.
  • Alfredo Oriani ritiene che l’Italia abbia una irrevocabile missione civilizzatrice assegnatale dal destino. Fu molto esaltato in epoca fascista dopo la sua morte
  • Enrico Corradini si rifà ad Oriani e fa suo il mito del “superuomo” di D’Annunzio. Afferma che le nazioni devono conquistare “un posto al sole” dove far confluire i propri emigranti (tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 furono 10milioni gli Italiani che migrarono verso Argentina e Stati Uniti). Nel 1911 appoggia la guerra per la conquista della Libia ed esprime disprezzo per Arabi e Turchi.
  • Giovanni Pascoli è un grande innovatore della poesia ottocentesca per i temi scelti e per la sensibilità nuova. Anche Pascoli appoggia le guerre di conquista, perchè vede come una tragedia il fenomeno della migrazione. Scrive poesie sulle sconfitte italiane in Africa, ma tali composizioni suonano come “forzate”, non spontanee: i temi nazionalistici non gli si addicono.
  • Gabriele D’Annunzio è un sostenitore dei regimi autoritari, appoggia la guerra in Libia, definisce il Mediterraneo “mare nostro” (come i Latini) ed esalta il mondo romano. Riporto qui di seguito le prime due terzine de “La canzone d’oltremare”

I miei lauri gettai sotto i tuoi piedi,

o Vittoria senz’ali. Ê giunta l’ora.

  • Tu sorridi alla terra che tu predi.
  • Italia! Dall’ardor che mi divora
  • sorge un canto più fresco del mattino,
  • mentre di te l’esilio si colora……
  • Ringrazio il prof, Galli per avermi fatto conoscere un aspetto di Pascoli che non sospettavo
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  • DON MILANI – Nominato Priore a Barbiana, apre subito una scuola serale per gli adulti, ma a causa dell’emigrazioni di questi verso la pianura, la sua scuola si svuota e don Milani allora rivolge la sua attenzione ai ragazzi e convince i genitori dell’importanza dell’istruzione. Comincia con un doposcuola gratuito aperto tutto l’anno, poi i ragazzi studiano a Barbiana e sostengono gli esami nelle scuole statali. Fa leva sulla lettura dei quotidiani perché ritiene prioritaria la padronanza della parola. Offre occasioni di viaggio ai suoi ragazzi, che tratta da padre. La scuola deve essere democratica, cioè offrire a tutti le stesse possibilità, ma gli insegnanti devono assumere un ruolo di guida.
  • Don Milani amava profondamente la Chiesa e per questo criticava aspramente ciò che non riteneva giusto, per questo si attirò l’ostilità delle gerarchie. Accadde anche in occasione di una sua lettera ai cappellani militari in cui sosteneva e caldeggiava l’obiezione di coscienza, in un momento in cui essa veniva punita con il carcere.
  • Nel 1960 comparvero i primi sintomi della malattia che lo porterà alla morte qualche anno dopo.
  • Sempre interessante e piacevole seguire le lezioni del prof. Cossi. Grazie!
  • (P.S. : mi scuso per la stranezza dell’impostazione grafica, ma non sono riuscita a correggerla)

UTE: Le Signorie minori: i Della Scala – Cure palliative: come, dove, quando

La nostra apprezzata e carissima docente Alberta Chiesa ha intrapreso, con questa lezione, un nuovo ciclo di lezioni su un aspetto della nostra storia non molto conosciuto dai più: le Signorie minori.

Per comprendere come siano nate le Signorie, fenomeno marcatamente italiano, bisogna rifarsi al periodo in cui le città italiane sono diventate Comuni. Il nord Italia e parte del centro costituivano il Regno d’Italia facevano parte del Sacro Romano Impero, ma per le ricorrenti lotte di successione, erano spesso abbandonati a sé stessi e l’unica autorità riconosciuta e riconoscibile era quella dei vescovi, che divennero capi religiosi e capi politici. Successivamente furono le famiglie dei nobili a prendere il governo delle città eleggendo uno o più Consoli, ma siccome erano frequenti le lotte per contendersi queste cariche, si pensò di chiamare un Podestà che veniva da fuori città. I contrasti con i Comuni vicini erano frequentissimi e si sentì quindi la necessità di nominare un Capitano del Popolo per guidare l’esercito, appoggiato dalle famiglie più influenti. Sparirono gli organi elettivi e questa carica divenne ereditaria: da quel momento ebbero inizio le Signorie.

Alla fine del ‘300, tramonta il teocentrismo che aveva caratterizzato tutto il Medio Evo e si afferma un nuovo Umanesimo: l’arte non ebbe più soltanto carattere religioso e il mecenatismo dei Signori fece sì che venissero incoraggiate tutte le arti: le città si arricchirono di tesori inestimabili e le residenze nobiliari sfoggiavano la potenza dei loro possessori tramite opere che ancora oggi ammiriamo.

Oltre alle Signorie più conosciute (Visconti, Sforza, Medici) nelle città più piccole si affermarono Signorie minori, tra queste la nostra docente ci ha illustrato la storia degli Scaligeri di Verona.

La città veneta divenne Comune nel 1136 con la nomina di 3 consoli, ma già 30 anni dopo venne chiamato il Podestà Ezzelino i cui discendenti si imposero come Signori della città di Verona. E’ nel 1181 che Arduino Della Scala ottiene il governo della città e la sua famiglia mantenne il potere per quasi due secoli. Tra gli Scaligeri il più conosciuto è Cangrande, grande Mecenate che abbellì la città con palazzi lussuosi e la fortificò con mura possenti merlate a coda di rondine come si usava nelle città ghibelline.

La Signoria degli Scaligeri terminò quando l’ultima discendente sposò Bernabò Visconti e la Marca veronese venne annessa al Ducato di Milano.

Dante fu ospite di Cangrande della Scala e a lui dedicò alcuni versi nel Canto XVII del Paradiso.

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CURE PALLIATIVE – Il dr. Giuseppe D’Amico ci ha proposto un approfondimento del tema su cui vertono le sue lezioni: le modalità di attivazione delle cure palliative.

Quando un malato non risponde più alle cure specifiche, bisogna valutare l’accesso alle cure palliative dopo aver preso in considerazione gli ultimi accertamenti clinici, le condizioni di vita del paziente, la sua autonomia, l’alimentazione e il numero dei ricoveri ospedalieri negli ultimi 6 mesi.

In Italia varie associazioni di medici hanno prodotto delle schede tendenti proprio a valutare la qualità della vita del paziente; tali schede possono essere compilate dal medico o dai familiari e vengono inviate all’ente erogatore delle cure palliative, il quale deve rispondere entro le 24 ore successive.

Si ha quindi un colloquio mirato a conoscere la situazione del paziente, della famiglia e le condizioni abitative (se consentono o meno la presenza di un care-giver). Il colloquio serve anche a spiegare chiaramente a cosa servono le cure palliative, che non possono avere come scopo la guarigione, ma mirano a controllare i sintomi della malattia; inoltre alla fine del colloquio si definisce anche dove potranno essere somministrate le cure: domicilio, Hospice o ambulatorio.