Una bella lezione di storia di Vincenzo….

25 Aprile ’45:la testimonianza di uno che lo ha vissuto

In occasione del 25 Aprile, ripubblico qui la replica di mio fratello Vincenzo ad un  mio post , in cui rievocavo i fatti tragici successi nel cosiddetto ” triangolo della morte” e li addebitavo a esplosioni di odio conseguenti a vecchi rancori verso i nazi-fascisti.

Cara Diana,
tu parli di vecchi rancori per antichi torti,  perchè quando hai cominciato a farti delle domande erano già passati diversi anni dal 1945, bisogna però ricordare che quel tipo di torti non ha influenzato solo la vita di un giorno, ma sono rimasti appiccicati sulla pelle di chi li ha subiti , perchè da allora sono diventati cittadini di serie B , per non parlare di quelli che oltre alle manganellate e all’olio di ricino sono finiti in carcere o esiliati o addirittura uccisi , quindi il rancore non è mai invecchiato, ma rinnovato e acuito giorno dopo giorno dalle condizioni di vita.
Su ciò che accadde nel periodo che poi fu chiamato ” Guerra Civile” bisogna risalire almeno all’otto settembre 1943 quando Badoglio e Eisenhower resero noto l’armistizio tra governo italiano e gli Alleati.
Subito dopo quella data Badoglio e i  Savoia abbandonano Roma e riparano al Sud .
Dopo qualche settimana il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania.
Si costituisce a Roma il C L N (Comitato di liberazione Nazionale).
Mussolini dal 25 Luglio era stato deposto per ordine del Re e segregato al Gran Sasso.
I L 12 Settembre 1943  con un blitz i tedeschi  liberano , suo malgrado, Mussolini  per  dare credibilità  alla improvvisata Repubblica Sociale che doveva fare da contraltare al governo di Badoglio. Poichè il fronte stazionava nell’Italia centrale coloro che si trovarono al Nord  dovettero decidere se andare sulle Montagne rischiando la vita qualora fossero catturati o aderire alla Repubblica Sociale.
La guerra ormai era irrimediabilmente compromessa per i tedeschi e ciò era di dominio pubblico. Ognuno in pochi giorni ha dovuto scegliere il proprio destino senza avere l’esatta coscienza della realtà che viveva.
Ebbe cosi inizio una impari guerra civile tra partigiani  e i cosidetti Repubblichini voluti e sostenuti dalle SS tedesche.
Come in ogni guerra civile l’odio  aumenta di giorno in giorno, fino ad arrivare all’assurdo.
Le  Fosse Ardeatine provocate da una inammissibilmente  esagerata ritorsione per un  discutibile e forse inutile  attentato ne sono un esempio.
A differenza dell’episodio precedente le stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto, dove l’efferatezza e l’estrema crudeltà raggiunsero il massimo grado di inciviltà, non trovano invece nessuna spiegazione se non in un odio belluino.
Ti ho citato i casi più clamorosi che non si possono classificare tra i vecchi rancori , visto che avvennero in prossimità del 25 Aprile.
Nella nostra zona a pochi giorni dalla Liberazione sono stati trucidati una decina di ragazzi   trovati nascosti   in un fienile e conosciuti dalla nostra gente , di loro è rimasta una delle tante lapidi di cui è costellata  la nostra Emilia.
I parenti e amici di queste vittime,  che nei giorni del caos hanno perso la testa, non hanno agito per  vecchi rancori , ma per le gravi ferite causate dall’odio imperante di quei terribili giorni.
Da allora a oggi sono passati tanti anni , quasi tutti i responsabili non ci sono più , non ha più senso   serbare rancori
Non dimentichiamo però quel che successe allora.
Chi non conosce o dimentica il passato prima o poi ricade negli stessi errori e questo  sarebbe oltre che intollerabile anche colpevole.
Quel lontano 25 Aprile è stato veramente un gran bel giorno.
Da allora Libertà ha avuto un buon sapore. ……
Ciao
Vincenzo

Teatro in piazza per trasmettere valori civili

15Aprile 1945: un gruppo di partigiani trova rifugio in un casolare mentre sono in corso dei rastrellamenti da parte dei fascisti; Forse  una delazione… e il casolare viene circondato. I Partigiani, tutti ragazzi giovanissimi, si arrendono per non mettere in pericolo la famiglia che abita nel casolare e vengono poi tutti uccisi

E questa storia che oggi  a Rolo, davanti al cippo che ricorda quei caduti, è stata commemorata dai ragazzi delle scuole medie alla presenza del sindaco  del paese e di autorità di altri paesi vicini.

I ragazzi delle medie hanno poi rappresentato un breve , ma significativo spettacolo allestito durante un laboratorio teatrale; un re buono muore e gli succede una regina cattiva  , che tiranneggia i suoi sudditi  Questi spinti alla disperazione arrivano a cospirare contro di lei. Dopo un attenraro fallito e un rapimento, la regina comprende i suoi torti e chiede ai suoi sudditi di unirsi a lei per stilare una nuova costituzione che sancisca diritti e doveri.

La regina cattiva era interpretata  da Elisa, che ha fatto proprio una bella figura!

E’ stata una cerimonia breve,  ma credo che resterà nella mente dei ragazzi presenti e questo è ciò che conta: è a loro che dobbiamo  consegnare  queste memorie , perchè su di esse plasmino la scala di valori che deve guidarli  nella costruzione della  futura società

 

 

 

Là dove c’ era l’ erba….

………Là dove c’ era l’erba ora c’è…….una serie ininterrotta di case e casette. Questo è quanto abbiamo scoperto ieri andando a Pontelambro, nella zona che ha visto i miei figli scorrazzare in quei boschi, quando erano piccoli.

C’ era allora un’ antica cascina  con annessi stalla , pozzo e meridiana dipinta sulla facciata e tutto attorno c’ erano solo prati e boschi in cui i ragazzi andavano a raccogliere castagne o a fare esplorazioni avventurose.

Oggi non c’ è rimasto un solo metro quadrato di verde e tutta la zona è completamente irriconoscibile. Facendo alcune considerazioni su quanto avevamo visto, mi è venuto in mente che è stata di recente emanata una legge che intende fermare il consumo di territorio, ma qualcuno mi ha subito gelato dicendomi che in quella legge compare però una postilla che consente di aggirare il divieto se l’ amministrazione comunale non provvede a bloccare i lavori  entro i termini di legge…..

Il solito modo italiano di cambiare tutto, perchè tutto resti uguale….

Non è mai troppo tardi?

Alberto Manzi si commuove

Qualche giorno fa, un’ amica ha pubblicato su facebook il video linkato sopra. Vi si vede il maestro Manzi in una delle sue lezioni per adulti analfabeti che andavano sotto il titolo “Non è mai troppo tardi”. Nel video il maestro mostra i progressi nella lettura conseguiti da alcuni anziani alunni e si commuove.

La visione di questo vecchio documento mi ha suscitato diverse riflessioni: prima di tutto l’ ammirazione per il bravissimo maestro che con pazienza e con grande chiarezza e semplicità di linguaggio riusciva a farsi capire anche da chi ancora non conosceva bene nemmeno l’ italiano; altro aspetto da non trascurare è come in quel momento la TV abbia veramente svolto un servizio di pubblica utilità ; e poi una nota di costume: le donne che compaiono nel video sembrano vecchissime e il modo di vestire e di acconciarsi pare voler accentuare la loro condizione di anziane; se le confronto con le ottantenni e oltre che frequentano la nostra UTE , quelle del video sembrano le loro madri!!!

C’ è poi un risvolto autobiografico in questa vicenda. Avevo una zia, scomparsa da pochi anni; era la sorella minore di mia madre. Era nata appena finita la Grande Guerra e suo padre trentatreenne era da poco morto di spagnola, quando aspettava il congedo dal servizio militare.

Possiamo ben immaginare la situazione di mia nonna che a 31 anni si ritrovava vedova e con 5 figli da mantenere. La figlia più piccola ebbe così a risentire pesantemente della difficoltà in cui si dibatteva la famiglia e non fu mai mandata a scuola, a differenza dei fratelli più grandi. Crebbe analfabeta e ricordo che quando si seppe della trasmissione di Manzi, mia madre spesso le aveva ripetuto di approfittare di quell’ occasione e si sarebbe sentita più sicura in tante situazioni che da analfabeta la vedevano in difficoltà. La zia però era troppo poco convinta delle sue capacità e non ci provò: per lei era invece troppo tardi ormai….

A volte ripenso a lei che  spesso veniva a casa nostra usando i mezzi pubblici e mi chiedo come riuscisse a districarsi in stazione con gli orari dei treni , con gli avvisi, con l’ acquiso dei biglietti e sento che deve comunque essere stata una donna coraggiosa.

 

Fevrèr curt curt..

Febbraio era il mese più temuto dai nostri vecchi, lo testimoniano i tanti proverbi che circolano oggi sulla rete , come:

* “febbraio , febbraietto corto e maledetto”,

* “febbraio corto e amaro”  (Puglia) ,

* “febbraio è d’ ogni mese il men cortese” segnalato dall’ amica Giuliana,

* “fevrèr curt curt l’è pess ch’n turc” come dicevano i miei …(e qui salta anche fuori la paura antica delle scorribande dei pirati saraceni).

Perchè tanta avversione? mi son chiesta… e ho pensato che forse a febbraio cominciavano a scarseggiare le scorte alimentari fatte per sè e per gli animali domestici nella stagione precedente .

Forse cominciava a mancare anche la legna, quindi bisognava usarla con parsimonia  ed era più difficile contrastare il freddo ancora molto intenso.

Le galline, tutte prese a difendersi dal freddo nei loro pollai gelidi, non facevano le uova nella stagione invernale e quelle conservate nella calce venivano utilizzate solo per fare la pasta o i dolci e probabilmente erano ormai agli sgoccioli.

Nell’ orto c’ era ormai ben poco da raccogliere ed era una fortuna se ancora c’ era qualche prosciutto o qualche salame in dispensa…

Oggi con i moderni mezzi di conservazione dei cibi e con i mezzi di trasporto superveloci, possiamo trovare nei negozi qualunque tipo di alimento in ogni stagione, ma una volta tutto questo non c’ era e non lo si poteva nemmeno immaginare…

Sulla scia dei ricordi…

E’ una foto di circa 35 anni fa. Ricorda una festa in parrocchia in occasione di una visita di mia sorella suora di ritorno dalla Thailandia e rivedo tanti visi amici che hanno accompagnato la mia giovinezza .

Ci sono i miei genitori, mio marito, i miei figli ancora piccoli, mio fratello maggiore, mia sorella Ilva, i nipoti e tanti amici… era stata una bella festa.

Foto di famiglia di un secolo fa.

foto dei nonni paterni e famigliaEcco una foto che risale a più di cento anni fa. Vi compaiono i miei nonni paterni: il nonno Vincenzo coi suoi bei baffoni, l’ aria piuttosto imponente e austera, la catenella dell’ orologio che esce dal taschino e la nonna Carolina con l’ aria un po’ provata  (e ne aveva ben donde visto  che aveva da poco avuto il piccolo che tiene sulle ginocchia , ultimo di una schiera nutrita)

Ci sono poi lo zio Ettore accanto al nonno, mio padre in piedi accanto alla nonna , la zia Bruna , unica femminuccia, in piedi sulla sedia e lo zio Bruno sulle ginocchia della sua mamma.

E’ interessante notare come il fotografo abbia disposto le persone : è un’ impostazione  pittorica direi ( potrei dire a piramide?) perchè la si ritrova in molti quadri ; nel tempo in cui la pittura risentiva dell’ influenza della fotografia, la fotografia mimava la pittura.

Mio padre raccontava che suo padre aveva fatto il carabiniere e che una volta gli aveva salvato la vita: lui correndo per casa era caduto nella pentola che stava sul focolare e suo padre, rapidamente gli aveva strappato di dosso tutti i vestiti, limitando il danno delle ustioni, di cui portava alcune cicatrici mai scomparse del tutto.

Il nonno morì di poòmonite sul finire della Grande Guerra e la nonna rimase da sola coi quattro figli già nati e col quinto in arrivo.  Si può ben immaginare che la sua non sia stata una vita facile.

 

 

Anno 1957.

Anno 1957 - classe quinta

Anno 1957. Classe quinta.
Fino ad allora le classi miste erano state una eccezione e forse, se non ricordo male, ci finivano spesso i pluriripetenti.
Da quell’ anno invece le classi miste divennero la norma e la nostra sezione, rigorosamente femminile per tutti gli altri quattro anni precedenti fu unita alla classe maschile parallela.
Da notare l’ abbondanza di fiocchi: bianco nei capelli delle bambine, azzurro per allacciare il colletto bianco dei maschietti e fiocco rosa al colletto delle femmine. Bianche dovevano essere anche le calze delle bambine.
Di rigore erano il grembiule o la blusa nera.
La nostra maestra era all’ avanguardia per quei tempi. Ricordo che ci aveva fatto imparare una canzone che aveva come testo una poesia di Pascoli …
“Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. Senti una zana dondola pian piano, ecc. ecc.”
Fiorello con la sua “La nebbia agli irti colli..” non aveva inventato proprio niente.

Ricordo quasi tutti i nomi di quei miei compagni di scuola, ma qualcuno è stato inghiottito dalla nebbia del tempo .