In questi giorni ho ritrovato i contatti con due ex-compagne di scuola superiore. Entrambe ricordavano una mia partecipazione a uno spettacolino di fine anno organizzato da una brava insegnante di musica. Eravamo provenienti da diverse classi dell’ Istituto magistrale C. Sigonio ; c’ era chi suonava il panoforte , chi suonava la chitarra e chi le percussioni e poi c’ erano alcuni che cantavano le canzoni in voga in quel momento. Non ricordo però i nomi dei ragazzi che hanno partecipato con me a quell’ evento, che non si è più ripetuto negli anni successivi. Ricordo che la palestra era gremita quel giorno e che avevo una gran paura; lo spettacolo è stato poi replicato in una parrocchia di Modena, ma quell’ esperienza non dev’ essere stata troppo esaltante se quella è stata l’ unica volta che sono salita su un palco.
Pubblico la foto dei partecipanti allo spettacolo scolastico. Io sono quella vicino alla prof. Benzi (non sono sicurissima, ma credo che quello fosse il suo cognome) in ultima fila in alto. Chissà se qualcuno riconosce gli altri ragazzi e ragazze che compaiono nella foto…..
Shoah: infanzia rubata.
Oggi sono andata all’ inaugurazione della mostra fotografica intitolata “Shoah infanzia rubata” nella sala mostre della biblioteca comunale di Erba. All’ allestimento hanno contribuito i ragazzi della scuola media statale.
Mi è parsa un’ ottima idea coinvolgere i giovanissimi in questa iniziativa:è in loro che dobbiamo mantenere viva la memoria di quegli anni terribili , che videro il verificarsi di una tragedia immane.
Due ragazzi hanno illustrato il tema e l’ impostazione della mostra, poi lo scrittore Pietro Arienti ha presentato il suo libro sulla shoah dal titolo “Dalla Brianza ai lager del Terzo Reich” e così i numerosi presenti (la sala era al completo)sono venuti a conoscenza dei nomi dei tanti che 70 anni fa qui in questa città furono arrestati e deportati per non tornare più.Dagli archivi comunali è emersa una verità che, a volte, si tende a minimizzare: la persecuzione degli ebrei e la confisca dei loro beni fu opera dei fascisti italiani ben prima dell’ occupazione tedesca.
La mostra sarà aperta al pubblico per tutta la prossima settimana e consiglio a tutti di andare a visitarla portando con sè i propri bambini.
Classe seconda G.
Ieri si è compiuta una di quelle magie che solo le moderne tecnologie consentono : una mia compagna delle scuole superiori è riuscita a rintracciarmi e dopo quasi 50 anni abbiamo ripreso il dialogo con la gioia di ritrovarsi a parlare degli avvenimenti e delle persone che hanno reso belli quegli anni. Ringrazio molto la mia amica Giliola per avermi cercata e per farle cosa gradita provo a pubblicare qui la foto della nostra classe: eravamo in seconda magistrale.
Io sono la seconda da destra in prima fila in basso e la mia amica Giliola è quella al centro nella fila più in alto.
Allora andavano di moda i capelli cotonati e lo si capisce bene dai nostri ciuffi così abbondanti….
(Non so ancora modificare bene le foto e il risultato è sempre scadente, ma mi riprometto di migliorare….)
Epifania del ’56.
Era l’ Epifania di 58 anni fa….quanto tempo è passato! Eppure ricordo di quel giorno il corteo con i magi e i pastori che partiva dall’ oratorio femminile e si dirigeva alla Chiesa dove erano ad attendere i personaggi principali del presepe vivente e tanti angeli vestiti di bianco, con ali rese luccicanti da ornamenti dorati.
Uno dei personaggi più importanti di quel presepio vivente era impersonato da una delle mie prime lettrici, mia sorella che mi segue dalla Thailandia. Chissà se riuscirà a riconoscersi in questa foto che la mia imperizia ha reso sbiadita e poco leggibile. Lei impersonava S. Giuseppe, forse perchè era una delle più alte ragazzine dell’ oratorio e la sua migliore amica impersonava la Madonna.Gesù Bambino era interpretato da un improbabile biondissimo bambino, paffutello e roseo ….
Di quel giorno io ricordo anche la chiesa strapiena, le ali luccicanti degli angioletti sistemati sulla balaustra dell’ altare maggiore e l’ incenso che rendeva l’ atmosfera un po’ irreale, come se facesse parte di un sogno, ma soprattutto ricordo come mi sentivo importante : c’ era mia sorella al centro di quella rappresentazione e tutti la stavano guardando…
S. Lucia.
Santa Lucia , la notte più lunga che ci sia…recita un proverbio un po’ bugiardo. Questo detto è forse legato al fatto che in quella notte molti bambini aspettano i doni e si sa che l’ ansia dell’ attesa fa sembrare le ore interminabili.
Quand’ ero piccola, la sera del 12 dicembre era sempre molto particolare: nella notte, S. Lucia sarebbe venuta col suo asinello a portare i doni ai bambini e tutti dovevamo dormire presto. Allora non scrivevamo la letterina a S. Lucia, perché sapevamo che bisognava accontentarsi di quello che ci sarebbe toccato. Certo non ci sarebbero mancate le idee per fare le nostre richieste, ma non ci era concesso il diritto di esprimerle.
Quella sera io andavo a letto con una certa smania addosso: chissà cosa avrei trovato la mattina seguente ai piedi del letto…..non era mai capitato di trovare doni eccezionali, ma il mistero che avvolgeva quella notte mi faceva venire le formiche nello stomaco. Alcune mie amiche dicevano di mettere sul davanzale della finestra un po’ di acqua e un po’ di paglia per l’ asinello, ma io credo di non aver fatto mai nulla del genere.
Al mattino seguente i miei genitori mi svegliavano di buon’ora e io con gli occhi ancora assonnati vedevo il luccichio delle carte delle caramelle e dei cioccolatini (una manciata appena) in fondo al letto e mi pareva una cosa straordinaria. Tra i dolcetti c’ era sempre un gioco o un libro e poi due o tre mandarini, qualche fico secco o qualche dattero e un pupazzetto di zucchero.
Allora quella era l’ unica occasione in cui si ricevevano regali e anche se erano molto modesti, venivano accolti con grande festa.
Ora i bambini hanno troppo di tutto e S. Lucia e Babbo Natale sono spesso in difficoltà nella scelta dei doni da portare….
Ho cercato di capire come mai in terra di Emilia la tradizione abbia affidato a una santa siciliana il compito di portare doni ai bambini, ma non ho trovato niente altro che la sua storia; se volete potete leggerla anche voi QUI
UTE: Erba: i suoi treni e le sue stazioni.
Oggi è stata una giornata particolare all’ UTE: Alberto Ripamonti e la prof. Alberta Chiesa ci hanno illustrato il libro” Erba, i suoi treni e le sue stazioni”. E’ un libro nato dalla passione di un ragazzo per la storia della sua città e per la storia dei treni, passione che lo ha spinto a ricercare documenti, fotografie e mappe , a studiarli e riordinarli. Riuscì a realizzare il sogno di pubblicare un libro “Cento anni fa…la tramvia Como-Erba”, ma poco dopo Stefano muore improvvisamente lasciando la famiglia nello sconforto.
Papà Alberto, per amore di Stefano, ha continuato il suo lavoro di ricerca ed ora ha pubblicato “Erba: i suoi treni e le sue stazioni”.
Molto interessanti le foto e i documenti ( risalenti alla fine dell’ 800/primi del ‘900), che ci mostrano la nostra città quando era divisa in tanti piccoli comuni , spesso in concorrenza tra loro. Vedere un sentiero sterrato in aperta campagna e rendersi conto che quella oggi è la principale via del centro città , ti dà la misura degli enormi cambiamenti che sono intervenuti in poco più di un secolo.
Tutti i presenti hanno seguito con particolarissimo interesse e con molta emozione la presentazione di un libro costruito con rigore scientifico e scritto col cuore.
7 Dicembre: S. Ambrogio.
Oggi a Milano si festeggia S. Ambrogio. Mi è venuta la curiosità di rivedere la sua storia e chi volesse fare altrettanto può cliccare QUI.
Mi hanno colpito due episodi : il popolo di Milano vuole eleggerlo vescovo della città, ma lui rifiuta e , viste le insistenze della cittadinanza che lo amava per la sua fama di uomo giusto, arrivò anche a fuggire , perchè non era ancora battezzato e non si riteneva degno di tale carica. … Prima riflessione : quanti oggi aspirano a cariche di cui non sono degni e fanno carte false per accedervi…..
A un certo punto Ambrogio cede, si fa battezzare e dopo una settimana viene nominato vescovo. Per prima cosa vende la maggior parte dei suoi beni e la distribuisce ai poveri, ai quali dedicherà sempre tutte le sue attenzioni. …. Seconda riflessione: Ambrogio ha vissuto il Cristianesimo con estrema coerenza e, lungi dall’ intendere la sua investitura come un’ occasione per arricchirsi , si è messo al servizio di coloro che lo avevano eletto…..
A 1.500 anni e più dalla sua scomparsa , lo ricordiamo ancora e il suo esempio è oggi un messaggio più che mai vivo e attuale.
UTE: Montparnasse
Quando, all’ inizio del ‘900 , Montmartre diventa meta di turisti in cerca di mondanità, gli artisti che vi avevano vissuto fino a quel momento, si trasferiscono sulla riva sinistra della Senna e si stabiliscono a Montparnasse, il cui nome rievoca il monte Parnaso, su cui, secondo gli antichi Greci , abitavano le Muse.
Il luogo in cui si incontrano e dove lavorano gli artisti è La Ruche, una strana costruzione circolare, al centro della quale si trova una grande sala e tutt’ attorno vi sono dei minuscoli locali che vengono affittati a poco prezzo ai pittori. Vi è un gruppo di pittori ebrei, fuggiti dalle loro terre, perchè la pittura è proibita dalla religione ebraica.
Il più famoso tra di loro è Marc Chagall. E’ un tipo molto riservato, solitario, di grande spiritualità e poesia. Non si lascia influenzare dalle correnti artistiche del suo tempo , anche se in un suo autoritratto è evidente il riferimento allo stile di Picasso. Caratteristica inconfondibile della sua pittura è l’ atmosfera di sogno: i colori non sono aderenti alla realtà; compaiono sempre simboli ebraici e personaggi che popolavano il mondo della sua prima giovinezza nelle campagne russe; in molte tele compaiono gli sposi che volano spinti dal loro amore. Accanto a ciò che ricorda il suo passato, sullo sfondo non manca mai qualche elemento che ricorda Parigi.
A Montparnasse vivono poi due grandi amici, molto diversi tra loro, ma stranamente in grande sintonia: Soutine e Modigliani. Il primo, ebreo, trae da un’ infanzia molto difficile una personalità contorta : vive nella miseria più nera, nella sporcizia e la sua pittura esprime una forza rabbiosa. Modigliani invece , pur essendo povero, è sempre molto curato ed elegante, e sta sempre vicino all’ amico Soutine che aiuta in moli modi. Entrambi resteranno sempre molto indipendenti e non aderiranno mai ad alcuna corrente artistica. Modigliani in un primo tempo si dedica alla scultura ispirandosi all’ rte primitiva dell’ Africa e dell’ Asia, poi però una malattia polmonare lo costringe ad abbandonare la scultura e si dedica alla pittura, nella quale però porta la stessa eleganza e la stessa stilizzazione delle sue sculture.
La grande svolta dell’ arte, il Dadaismo, a Montparnasse arriva dopo la Grande Guerra, con Duchamp e Man Ray : anche gli oggetti comuni, tolti al loro uso quotidiano e reinventati in contesti diversi diventano opere d’ arte. Si afferma l’ idea che non è l’ opera d’ arte ad avere valore, ma l’ idea che l’ ha creata. Man Ray si dedicherà poi alla fotografia.