Come sono nati i grandi magazzini, croce e delizia del periodo natalizio?

Stiamo entrando nel periodo dei grandi acquisti e  grandi magazzini , supermercati, ipermercati et similia diventano la meta preferita delle donne e l’ incubo dei mariti. A Londra esistono grandi magazzini dalle dimensioni esagerate e uno di questi è senz’ altro Selfridges, del quale mi è arrivata la storia tramite un’ amicizia di Facebook.

Ma qual è stato il primo vero grande magazzino ? E’ stato il “Bon Marche’ ” a Parigi. L’ idea di un nuovo sistema di vendite venne a un certo Aristide Boucicaut, che veva fatto il semplice commesso , poi si era messo in proprio a vendere scialli, ma quando la moda decretò la fine di questo accessorio, pensò di rinnovare il suo negozio: non più il vecchio bancone dietro cui sta il venditore cui solo spetta il diritto di prendere la merce e offrirla in visione ai clienti, ma sono i clienti che possono accedere liberamente alla merce, toccarla ed esaminarla.

Siamo alla metà del 1800 e la novità ha un grande successo, così il negozio viene ampliato e arricchito con vetrine dove la merce viene esposta ai passanti. Boucicaut inventa anche il prezzo fisso, i saldi periodici e la fiera del bianco.

E’ il momento in cui l’ abito non viene più confezionato solo su misura da artigiani più o meno abili, ma da industrie che inventano la standardizzazione delle taglie; allora il nostro eroe (Boucicaut, intendo) allestisce presso i suoi grandi magazzini delle sale d’ attesa o addirittura degli alberghi, in cui le clienti che richiedono degli adattamenti o delle riparazioni , possono tranquillamente aspettare che il vestito sia pronto . Ma non è finita: il nostro, ben coadiuvato dalla moglie, si inventa anche la vendita a domicilio e la vendita per corrispondenza tramite catalogo; inoltre consegna gli acquisti in buste che recano il nome dei magazzini per farsi pubblicità  e sapendo quale grande potere abbiano i bambini sulle madri, li attira con i suoi gadget appositamente studiati.

Un vero genio questo Boucicaut: più di 150 anni fa ha inventato un nuovo rapporto venditore/cliente e da allora tutto funziona ancora come lui l’ ha pensato. (Notizie tratte da una lezione della dr.ssa Cinzia Granata all’ UTE)

 

Moda tra 800 e 900.

'800: abiti molto impegnativi; da notare il color mauve, il primo colore sintetico nato per errore durante un esperimento finito male.

Gli abiti ottocenteschi  evidenziavano il vitino di vespa  per mezzo di tremendi bustini con stecche di balena e  avevano gonne amplissime sostenute dalla crinolina. Durante la Belle Époque si passò a poco a poco ad abiti  meno ampi, che tuttavia mettevano in grande evidenza i drappeggi posteriori per mezzo di un ‘ imbottitura detta “cul de Paris”.

Il perfezionamento delle macchine da cucire da parte di Singer, la scoperta dei colori sintetici in Inghilterra, la standardizzazione delle taglie e la diffusione dei grandi magazzini , diedero inizio alla moda prêt-à-porter , gli abiti fatti in serie. Essi presentavano forme  più semplici e linee morbide . Continuavano però a furoreggiare i cappelli: erano vistosi, importanti , quasi uno status-symbol cui solo le più povere rinunciavano.

Ai primi del secolo nascono il tailleur per il mattino, gli abiti per lo sport e i costumi da bagno.

Certo la grande nobiltà e i reali non potevano accontentarsi degli abiti dei grandi magazzini e nacque così l’ alta moda parigina con i grandi sarti  Worth, Poiret, Fortuny.

BOLDINI: La signora in rosa.

Son passati 50 anni…

E’ una foto scattata forse qualche minuto prima dei tragici spari che uccisero John Fitzgerald Kennedy. Ricordo quel giorno, i notiziari che ritrasmettevano i filmati dell’ attentato e il senso di sgomento che mi prese .  Avevamo riposto tutti molte speranze in quel giovane presidente dall’ aria simpatica , che parlava di nuove frontiere; ci piaceva la sua elegantissima moglie e ci piacevano i suoi figli da copertina. In quel momento sembrò spezzarsi un sogno , sembrò crollare la speranza in un mondo meno ingabbiato nei due blocchi in cui era stato diviso dopo Yalta.

Col tempo abbiamo poi capito che quel giovane presidente non era così perfetto come ci era apparso, che la sua famiglia non era così unita come voleva apparire davanti alle telecamere, che si poteva pure pensare che fosse in qualche modo coinvolto nel “suicidio” della diva più ammirata di Hollywood . Così il ricordo di J.F.K si è un po’ appannato, offuscato come tanti sogni di gioventù.

Ascoltando la radio.

Le mattine in cui resto in casa, mi piace ascoltare la  radio mentre mi occupo delle faccende domestiche. La radio è una compagna discreta, che ti lascia la libertà di fare ciò che ti necessita senza pretendere di tenerti inchiodata nelle sue vicinanze, come fa invece la TV. Da qualche tempo c’ è per me un’ attrattiva in più nelle mattinate radiofoniche: il noto giornalista Giovanni Minoli , sfrattato dalla TV pubblica, prima intervista i protagonisti dell’ attualità, poi ripresenta i personaggi più significativi della nostra storia repubblicana attingendo al vasto repertorio da lui accumulato in tanti anni di gloriosa carriera giornalistica. Qualche giorno fa ha riproposto un bel ritratto del “sindaco santo” di Firenze: Giorgio La Pira. Quelle che seguono sono sue parole pronunciate quando dovette giustificare la requisizione di case sfitte per alloggiare degli sfrattati:

« Ebbene, signori Consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia!

Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città -e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina- dalla mia coscienza di cristiano: c’è qui in giuoco la sostanza stessa della grazia e dell’Evangelo! Se c’è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi con tutti gli accorgimenti che l’amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta per un Sindaco in genere e per un Sindaco cristiano in ispecie non c’è! »

Sono parole che vorremmo sentir pronunciare ancora oggi dai nostri politici. La sua azione non si limitò ai confini della sua città adottiva (lui era siciliano), ma si estese in campo internazionale cercando di promuovere azioni per porre fine alla guerra in Vietnam, per promuovere la pace ad ogni livello e soprattutto per costruire rapporti di amicizia e di collaborazione fra tutti i paesi mediterranei.

Chi volesse saperne di più può leggere QUI e credo che ne valga la pena per  ricordarci che la politica non è necessariamente “sporca”, come purtroppo siamo indotti a pensare ai nostri giorni.

UTE:cinema : Chéri.

E’ una storia ambientata nella Belle Époque, agli inizi del 1900. Léa è una  “escort” (diremmo oggi) di alto livello , ancora bellissima; ormai ricca, è decisa  a ritirarsi a vita privata. Charlotte, una sua collega più anziana, le affida il figlio diciannovenne dedito a una vita dissoluta. Léa, che conosce il ragazzo fin dalla nascita e che lo ha soprannominato CHERI, dapprima crede di poter controllare, come sempre ha fatto nella sua vita, questa relazione : la prende come un gioco; poi però , incredibile a dirsi, si innamora ricambiata e i due vivono insieme per ben sei anni.

Charlotte a questo punto rientra in scena per dirigere la vita del figlio verso il matrimonio con una giovane, figlia di un’ altra prostituta sua amica. Chéri, obbedisce di buon grado anche se non è ancora innamorato della  fidanzata.

Léa dissimula con eleganza la sua disperazione , poi lascia la sua casa e fa perdere le sue tracce. Intanto Chéri scopre di non poterla dimenticare  e lascia la sua giovane sposa per ritornare alla vita dissoluta di un tempo. Léa , saputa la notizia della crisi matrimoniale dei due giovani, ritorna  nella sua casa e il ragazzo si precipita da lei per rivederla , ma dopo una notte di passione intensa e disperata , Chéri appare titubante di fronte alla decisione di Léa di partire insieme…..si è accorto di preferire l’ amore fresco e ingenuo della moglie. Léa capisce e finalmente riesce a superare il proprio egoismo e spinge il ragazzo verso un futuro che lei non può dargli : è troppo vecchia e se non può essere per lui la compagna di una vita, può però fare per lui un gesto da madre e lasciarlo andare. La voce narrante conclude il film dicendo che di lì a poco Cheri andrà soldato , combatterà nella Grande Guerra, sopravviverà all’ ecatombe, ma non riuscirà poi a sopravvivere al fallimento della sua vita, quando si accorgerà di aver abbandonato l’ unica donna che avesse veramente amato.

La storia ha forse qualche forzatura, ma la fotografia è stupenda e l’ ambientazione accuratissima. Ci sono immagini di una bellezza mozzafiato sia nelle scene girate all’ esterno  sia in quelle girate in ambienti che riproducono con grande fedeltà il gusto e le atmosfere dello stile liberty. I costumi poi sono di un’ eleganza raffinatissima ed esaltano in modo mirabile la bellezza di Michelle Pfeiffer ,  che interpreta il suo personaggio con estrema sensibilità e verità.

Il mondo dorato della Belle Epoque, in cui si privilegiavano l’ apparenza e la spensieratezza , finirà col franare rovinosamente sotto l’ impeto della Grande Guerra, questo è forse quanto ci vuole dire il regista inglese Stephen Frears.

UTE: Medicina : l’ influenza – Storia: Belle Epoque : contraddizioni .

ore 15: Medicina : l’ INLUENZA (dr. Alberto Rigamonti)

Sapevate che il virus della famigerata SPAGNOLA veniva dall’ America e che fu portato in Europa dalle truppe statunitensi? ( Che beffa!!! l’ entrata in guerra degli USA fu auspicata da molti per far cessare una guerra sanguinosa e gli USA ci fecero vincere il conflitto, ma la “spagnola” provocò decine di milioni di morti, molti di più di quanti fossero caduti combattendo nella Grande Guerra).

Sapevate che il virus della “spagnola” era molto meno “agguerrito” dei virus influenzali attuali? Se fanno meno danni è solo perchè le condizioni igieniche e un’ alimentazione più ricca e varia ci hanno resi più capaci di contrastarli , oltre al fatto che anche le medicine di cui disponiamo ora sono molto, molto più efficaci di quelle di cento anni fa.

Dopo queste notizie storiche, il docente è passato a spiegarci chi sono le persone a rischio durante un’ epidemia influenzale, quali sono i sintomi classici, come si contrae il contagio e come si arriva alla diagnosi. Non dobbiamo demonizzare la febbre , che è una reazione del nostro corpo all’ attacco dei virus , i quali muoiono a una temperatura intorno ai 38° C..

Quest’ anno sono in arrivo 3 tipi di virus e si pensa che l’ influenza non sarà molto” pesante”, ma colpirà la metà della popolazione. Cosa si può fare per evitare il contagio? la misura più efficace è l’ igiene scrupolosa delle mani (ho letto che una volta i veicoli principali dei virus erano le cornette dei telefoni pubblici, ora sono i manici dei carrelli della spesa); la vaccinazione poi previene la malattia nelle persone più esposte a rischi di complicazioni e i medici di base e le ASL sono in grado di fornire il vaccino a chi ne faccia richiesta.

Vi siete ammalati nonostante le precauzoni? Allora ricordate: niente antibiotici, qualche tachipirina per controllare la febbre, riposo e dieta equilibrata.

Se dopo il terzo giornola febbre è ancora alta , allora conviene chiamare il medico , che provvederà a prescrivere qualche antibiotico per combattere un’ evidente complicazione.

Alla fine della lezione, particolarmente attuale, vista la stagione, alcuni dei presenti hanno posto domande riguardanti il tema trattato e poi un lungo applauso ha salutato il docente.

________________________________________________________________ore 16 : Belle Époque: le contraddizioni di un secolo al tramonto. (dr. Cossi)

Proseguendo il discorso della lezione precedente, riguardo al fatto che la Belle Époque fu realmente bella solo per pochi privilegiati, il nostro docente  ci ha parlato della grande carestia che nel 1877/78 colpì l’ estremo Oriente provocando 20 milioni di morti in Cina e 5 milioni in India, allora sotto il dominio inglese. Di fronte all’ assenza di qualunque intervento dell’ Inghilterra in favore della popolazione , si ebbe un primo movimento di ribellione non violento nella popolazione indiana.

Tra la fine dell’ 800 e i primi anni del ‘900 si verificarono dei conflitti anche tra Cina e Giappone, e poi tra Russia e Giappone per contendersi il nord della Cina e la penisola di Korea. Quando lo Zar , dopo aver perso la guerra contro i Giapponesi, aumentò pesantemente le tasse, per ripianare le casse dello Stato, la popolazione si ribellò , invase le piazze e lo zar ordinò di sparare sulla folla. Ne seguirono violente manifestazioni e lo Zar fu costretto a concedere delle riforme che, almeno apparentemente, davano l’ illusione di una democratizzazione dell’ ordinamento statale. Fu così che nacquero i Soviet, i consigli di fabbrica (1905), e l’ anno successivo fu istituita la DUMA col compito di controllare l’ operato del governo e dello zar, ma non aveva in realtà nessun potere.

In Italia la figura più di spicco fu Giolitti; gli avvenimenti che più contraddistinguono quell’ epoca sono lo scandalo della banca di Roma, che travolse anche lo stesso Giolitti , almeno momentaneamente e la guerra di Libia, guerra imperialista, razzista e nazionalista, ma sostenuta e appoggiata dalla gran parte della popolazione .

In Francia dilaga l’ antisemitismo col caso Dreyfus, a difesa del quale  si schierò lo scrittore Émile Zola col suo famosissimo “J’accuse”.

Nella vita quotidiana l’ invenzione più importante fu certo l’ elettricità che consentì una vra rivoluzione nelle abitudini della gente. Anche l’ introduzione di tram e metropolitane cambiò drasticamente la vita nelle città. L’ automobile rimase a lungo un bene di lusso consentito a pochi, ma è in quegli anni che nascono la Ford e la FIAT.

A conclusione della lezione il docente ci ha letto uno spassoso racconto: una famiglia francese decide di fare una gita sulla nuovissima auto dello zio; le manovre per la messa in moto richiamano curiosi da ogni dove, vista la loro complessità, poi la vettura si mette in moto e il papà la segue su un velocipede per poter raccattare i pezzi che via via  quel trabiccolo rumoroso e traballante perde strada facendo .

 

Halloween all’ italiana…

Nonno Pippo raccontava: in  Sicilia, erano i morti a portare i doni ai bambini. La mia mamma i giorni precedenti il 2 Novembre, continuava a ricordarmi di fare il bravo altrimenti i morti non mi avrebbero portato nessun regalo e la sera del 1° Novembre poi mi raccomandava di dormire presto e di non svegliarmi, perchè se i morti venuti a portare i doni mi avessero trovato sveglio mi avrebbero portato con sè nel loro regno freddo e buioi.Io perciò ero combattuto tra  ansia di ricevere i doni (e a quei tempi non c’ erano tante altre occasioni per averne) e  terrore .

Uno dei primi regali che ricordo era un bel carrettino di legno, che mi piacque molto e ci giocai felice; ma dopo un po’ di ore non lo trovai più e mia madre mi disse che i morti erano venuti a riprenderselo. Ci rimasi molto male.

L’ anno seguente per la festa dei morti ecco ricomparire il fantomatico carrettino che puntualmente scomparve prima di sera …..La storia si è ripetuta per parecchi anni .

Sarà per questo che non mi è mai piaciuto visitare i cimiteri?

Una vecchia foto.

Ho rivisto una foto di tanti anni fa.

Ci sono i miei tre figli. allora piccoli, in un cortile piuttosto squallido, dove la speculazione edilizia non aveva lasciato spazio neanche per un filo d’ erba.
Paolo appare come un tenero orsacchiotto biondo, dalle guanciotte paffute; Giovanna,  coi capelli a caschetto e la frangetta, ha la solita aria scanzonata in un viso dolcissimo  e Grazia ha un sorriso appena accennato e un atteggiamento quasi materno verso Paolo, mentre i soliti riccioli ribelli le ricoprono la fronte.

Le giornate allora non erano mai abbastanza lunghe, tante erano le cose da fare. Ricordo che mi affacciavo dal balcone per controllare che fossero ancora lì tutti e tre coi loro amichetti e subito riprendevo il lavoro. Non erano momenti facili, ma li avevo tutti vicini e sapevo che avrei fatto qualunque cosa per essere loro d’ aiuto in caso ne avessero avuto bisogno.
Ora ho tanto tempo, ma loro sono lontani  e l’unico aiuto che posso dare è una parola detta al telefono e una visita di tanto in tanto…