Mio padre è nato il 2 agosto 1906 e oggi voglio ricordare il suo compleanno parlando di lui.
A lui sono grata per le tante volte in cui, da piccola, mi ha tenuto sulle ginocchia mentre faceva qualche solitario con le carte o quando, la sera dopo cena, faceva qualche partita a briscola con i vicini.
In quelle occasioni, spesso , parlando del più e del meno, si arrivava a raccontare episodi della guerra finita da poco e, in tutto il dolore che affiorava da quei racconti, arrivava sempre il punto in cui mio padre e uno dei vicini, per alleggerire un po’ l’atmosfera, parlavano di un episodio da loro vissuto direttamente.
Era l’Aprile del ’45 e per punire non so quale azione di sabotaggio c’era stato un rastrellamento. Mio padre e il nostro vicino, insieme ad altri, erano stati costretti a seguire una pattuglia armata che li portava verso Fabbrico. Mio padre e il vicino dovevano portare insieme anche una cassa molto pesante; mentre camminavano, mio padre sentiva battere contro la sua spalla qualcosa che non gli piaceva e che non lo faceva stare tranquillo: era la canna del mitra di uno degli uomini della pattuglia. Sudava freddo al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere e quando non ne potè più disse al vicino: – Severino, questa cassa è molto pesante e mi fa tanto male la mano; cosa ne dici di scambiarci di posto?-
A quella richiesta tanto candida, Severino non poteva certo dire di no, ma ben presto ne capì il vero motivo !!!
Fortunatamente di lì a poco arrivò l’ordine di rimandare tutti a casa.
Poi si seppe che quel giorno era stato compiuto l’eccidio della Righetta: la sorte li aveva graziati !
Mio padre raccontava spesso anche un altro episodio, legato al suo daltonismo, che non gli permetteva di distinguere il colore rosso.
Quella mattina, prestissimo, era ancora buio, si era preparato per andare al mercato; aveva chiesto a mia madre una camicia pulita e se l’era infilata di fretta. Arrivato a destinazione e sistemata la sua mercanzia, si accorse ben presto di essere fatto segno di un’ attenzione insolita da parte dei frequentatori della piazza: si sentiva un po’ a disagio e non sapeva capacitarsi di quella situazione …. Finalmente un conoscente gli si avvicinò dicendogli : – Catlàn, ma t’a ghè propia un bel curag ….! ! – Mio padre ancora non capiva; chiese perchè mai gli avesse rivolto quelle parole e gli fu risposto che, in un tempo in cui imperversavano le camicie nere, ci voleva un coraggioso o un incosciente a esibirsi pubblicamente in camicia rossa !!!
Mio padre aveva creduto di indossare una camicia verde…