Sperpero del denaro pubblico: regole da cambiare?

Leggendo questo articolo di Luca Meneghel su “La Provincia di Como” viene da chiedersi con quale logica vengano spesi i soldi pubblici.

L’unico criterio parrebbe essere che, visto che sono arrivati dei soldi, bisogna comunque spenderli, non importa come, non importa se viene realizzata una cosa inutile …

Forse sarebbe bene cambiare la mentalità che guida le scelte dei nostri amministratori e cambiare forse, prima ancora, le regole con cui vengono erogati e spesi i soldi pubblici per ottimizzarne l’impiego nel rispetto dei cittadini che pagano regolarmente le tasse.

Si vis pacem …

“Si vis pacem, para bellum” dicevano i Romani al tempo in cui dominavano il mondo con la forza del loro esercito e della loro organizzazione politica. La pace voleva dire per loro reprimere i tentavi di ribellione dei popoli sottomessi direttamente con la forza delle armi o con il potere deterrente della propria forza militare.

Ma sono passati duemila anni e nel frattempo qualcosa è cambiato nel diritto internazionale; da qualche parte nel corso dei secoli si è fatta largo l’idea che i popoli hanno il diritto ad autodeterminarsi, che tutti gli uomini hanno gli stessi diritti alla vita, alla salute, alla casa … e forse queste idee dovrebbero poter valere anche per i Palestinesi nella striscia di Gaza.

Netanyahu invece vuole negare ai Palestinesi la possibilità di avere un proprio Stato in nome del diritto di Israele di continuare ad esistere, ma forse è creando e alimentando sempre di più l’odio che Israele troverà la pace e la sicurezza? Io non me ne intendo, ma so che la violenza genera violenza, che l’odio genera odio, che la sopraffazione genera voglia di vendetta ed è questa la strada che si sta percorrendo nel Medio Oriente.

Credo che l’antico detto dovrebbe essere cambiato nel modo seguente: “Se vuoi la pace, opera con giustizia nel rispetto dei diritti di tutti”

Poesia: Che farmene delle stelle… (Jannis Ritsos)

Che farmene delle stelle, 
di questo vento leggero che mi accarezza la sera, 
che farmene di una finestra spalancata sul mondo, 
sull’orizzonte, se tu non ci sei? 
Tutto ha una luce diversa se sei qui con me. 
Tutto ha senso solo se posso raccontartelo.
Il mondo è semplicemente nel tuo abbraccio.

Bella questa poesia di Jannis Ritsos, poeta greco contemporaneo. Ogni cosa acquista il suo significato solo accanto alla persona amata; la lontananza toglie la capacità di godere anche delle cose più belle.

Letture

In questo periodo di inattività del blog, ho letto alcuni libri di cui ora dirò tre parole:

“Lo squalo”: è un romanzo di  Peter Benchley che ho trovato nella piccola biblioteca di Sala Argento. E’ proprio quel romanzo da cui è poi stato tratto il film omonimo diretto da Spielberg. Leggo su Wikipedia che in America ottenne un enorme successo. E’ senz’altro un libro avvincente per l’argomento trattato e per la suspence che riesce a creare e perchè mette in evidenza come, di fronte alle leggi del guadagno anche il valore della vita umana viene messo in secondo ordine. In definitiva è stata una lettura piacevole.

Ho poi acquistato in offerta al supermercato “Codice a zero” di Ken Follett insieme a “Che la festa cominci” di Niccolò Ammanniti.

Il primo è una spy-story ambientata al tempo della guerra fredda (1958) che prende spunto dal ritardo (dato reale) con cui è stato lanciato il primo missile spaziale americano. La lettura è appassionante, ricca di colpi di scena e di storie che si intrecciano abilmente tra passato e presente; il tutto è arricchito da notizie tecniche sui preparativi per il lancio di un missile .

Il secondo dovrebbe essere un romanzo umoristico, quindi non è del genere che prediligo. Troppo surreali le vicende e troppo sgangherati i protagonisti della storia : il palazzinaro multimiliardario, i protagonisti della movida capitolina e una banda di miserabili satanisti…il tutto prelude a un finale apocalittico da cui si salveranno pochi personaggi. Vengono messi alla berlina la boria di chi si sente onnipotente in forza dei suoi soldi, la vanità, l’egoismo e il cinismo di chi ha come unico scopo il successo e il proprio tornaconto.

Prima di tutti questi avevo letto “Una risposta dal cielo” scritto dalla mia cara amica Maura Rusconi. E’ un’autobiografia scritta a più voci: ogni protagonista ha modo di spiegare i suoi sentimenti, le sue paure, le sue incertezze, perciò le vicende narrate vengono viste da diverse angolazioni spesso con deduzioni contrastanti. Quanto è difficile volersi bene!! A volte capita di ferire proprio le persone che amiamo di più per non riuscire a comprenderne fino in fondo i comportamenti e la sensibilità. I miei complimenti a Maura: leggendo il suo libro ho capito di più certe sue malinconie, la sua sensibilità così fine e la sua bontà d’animo, che me l’ha sempre fatta apprezzare come collega e come amica.

A volte ritornano …

Questo blog è stato pressoché inutilizzabile per parecchio tempo: questioni legate alla privacy consentivano solo a me di accedere a qualche pagina.

Ora, mio figlio Paolo è riuscito a sistemare le cose e tutto è tornato a funzionare come succede da quasi 15 anni. Scrivere su questa pagina è diventata per me quasi una terapia: poter esprimere qui pensieri e considerazioni varie in libertà mi rilassa e mi fa sentire bene.

Ringrazio perciò mio figlio e saluto quelli che avranno voglia di passare di qui e riporto qui una frase che ho trovato su google:

A VOLTE RITORNANO PERCHE’ NON AVEVANO FINITO DI ROMPERTI LE SCATOLE!!!!

Nonni e nipoti: dono reciproco.

Ormai da parecchi anni, la ricorrenza della festa patronale vede il gruppo culturale della parrocchia impegnato nell’allestimento di una mostra. Abbiamo cercato di mettere a fuoco diversi temi: le vecchie foto di famiglia, gli hobbies di artisti e collezionisti, il modo della scuola, documenti della prima guerra mondiale, le attività dell’oratorio nel centenario della sua istituzione …. e quest’anno, in sintonia con i tanti interventi di Papa Francesco su questo tema, abbiamo raccolto foto che ritraggono nonni e nipoti insieme.

E’ stato difficile reperire il materiale, che poi abbiamo suddiviso in diversi gruppi tematici: tenerezza, gioia, orgoglio della nonnitudine, vacanze, insieme è bello fare… Una sezione a parte è stata dedicata alle foto più antiche, spesso talmente piccole da dover essere scansionate e ristampate.

Una cosa che balza immediatamente agli occhi confrontando foto vecchie e recenti è il grande cambiamento socio-culturale intervenuto negli ultimi decenni. Dalle foto più datate si percepisce una certa rigidità nei rapporti: le persone sono in posa, spesso con gli abiti della festa e con espressioni molto austere: nessun sorriso! Le foto più recenti ritraggono atteggiamenti spontanei, informali, che mettono in risalto le emozioni vissute nel momento fermato dalla macchina fotografica.

I visitatori hanno manifestato gradimento e apprezzamento e ora non resta che il lavoro di smantellamento di quanto è stato fatto in un mese di lavoro.

Ricordo.

ERa arrivata mia sorella suora dalla Thailandia e tutto il parentado si era ritrovato a casa dei miei. Giovanna era l’ultima nata. Ecco cosa scrive Grazia sotto questa foto pubblicata su Facebook:

Graz RapGuardando questa foto mi mancano i nonni e gli zii e tutti i cugini. Sarebbe bello tornare indietro nel tempo per uno di quei pranzi della domenica tutti intorno al tavolo coi tortellini in brodo fatti in casa, il pollo in padella e l’insalata di radicchio fresca dall’orto. Per non parlare del pane arrotolato e della crostata di marmellata o del budino di uva che ai tempi ci sbafavamo ignare del glutine maledetto. E il lambrusco con l’ acqua? E poi le giocate a carte nel soggiorno coi mobili rosa Big Buble? Essendo sempre stata un po’ a disagio con il rumore della gente che parlava in casa (rimbombava) mi ricordo che facevo spedizioni solitarie fuori in giardino, dopo la tenda il sole cocente di mezzo giorno e l’afa non me le potro’ mai scordare. Andavo anche in ‘bugadera’ a spiare i canarini e poi scappavo perche’ mi facevano paura. O andavo di sopra e aprivo la porta della stanza da letto dei nonni che ho sempre sentito proibita. Mi piaceva l’odore di pulito e di naftalina che veniva dalle lenzuola e dai mobili. Per non parlare della stanza della bisnonna tutta piena di scatole e robe vecchie. Ecco ho condiviso la mia parte di felicita’.

E la risposta di Giovanna:

Erano i tempi in cui bastava dire”mamma” e tutto si risolveva.

E io aggiungo: Erano i tempi in cui potevo proteggere le mie bimbe (Paolo non era ancora nato), fare il possibile per farle sentire al sicuro …. poi ” la vita separa quelli che si amano” (parole tratte da “Les feuilles mortes) e una mamma può solo soffrire in silenzio, da lontano per le fatiche e le difficoltà che inevitabilmente i figli vivono.

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Non si può vivere con il rancore …

“Non si può vivere con il rancore e l’odio dentro di sé, è come rimanere per sempre incatenati. Per un certo periodo l’ho fatto, ma mi rendevo conto che continuavo a portare quelle catene, che in qualche modo ero ancora imprigionata da quel pensiero, da quel tormento, da quella voglia di vendetta. No, non si può vivere così. E allora ho detto: “Dio , dammi la forza di perdonare” … (Il perdono) mi ha reso una persona libera, non più prigioniera di niente e di nessuno. Ho goduto della libertà vera.

Sono parole di Ines Figini, una donna internata nei lager tedeschi solo per aver pronunciato parole di solidarietà con i compagni di lavoro; non era ebrea e non era impegnata politicamente. La sua è stata una prigionia durissima, in cui ha sofferto il freddo, la fame, la paura, i maltrattamenti comuni a tutti coloro che hanno vissuto quella terribile esperienza. Ines è riuscita a tornare a casa e a riprendere a vivere proprio perché ha saputo perdonare. Non ha dimenticato, anzi ha testimoniato fino alla fine dei suoi giorni l’orrore dei campi di concentramento, ma lo ha fatto non per spirito di vendetta, ma perché nessuno dimentichi a cosa può portare il desiderio di sopraffazione.

La storia di Ines è raccontata in un libro: Tanto tu torni sempre” di G. Caldara e M. Colombo.