Italica saggezza? Almeno una volta, sì…

Vi ricordate i dibattiti interminabili di qualche anno fa su “nucleare sì” “nucleare no”?

centrali-nucleari-tedescheDopo il disastro di Fukushima che ancora tiene in scacco i pur intraprendenti Giapponesi, nessuno parla più di costruire nuove centrali, anzi la Germania pensa di spegnerle tutte nel giro di qualche anno.

E ricordate quando si diceva che noi avevamo fatto la scelta sbagliata quando con un referendum ci siamo opposti alla produzione di energia nucleare? Si diceva che tanto le centrali sono tutte sui nostri confini  e che intanto gli altri ne traevano grandi vantaggi economici e dividevano con noi l’inquinamento che ne derivava?  E’ vero, i paesi vicino a noi si sono avvantaggiati economicamente per l’energia a poco prezzo, ma ora vorrei che la Germania rendesse pubblici i costi dello smantellamento delle centrali e della costruzione del sito  per custodire (per milioni di anni) le scorie radioattive.

Sarebbe interessante poter calcolare costi e benefici nei tempi lunghi e lunghissimi …… Sarà un caso che ora non si dice più che le rinnovabili non potranno mai sostituire le fonti fossili?

Noi Italiani siamo sempre biasimati come popolo pasticcione, ma devo dire che per una volta, con quel referendum, ci siamo mostrati saggi e lungimiranti.

La città che muore.

Ieri  sulla pagina Facebook de “Il Dieci”, giornale di informazione gratuito cittadino, è stata pubblicata una foto di un complesso di stabili in grave stato di abbandono a commento di un articolo che parla di Erba come città che muore . La foto ritraeva uno scorcio di un comune in provincia di Trapani, ma nessuno dei moltissimi visitatori della pagina si è chiesto  che angolo di Erba fosse ritratto in quell’immagine, nemmeno io, che la attribuivo a una viuzza vicino alla stazione.

Questo significa a mio avviso che molti erbesi vedono ogni giorno lo stato di degrado di molte aree dismesse,  anche nel centro cittadino, e  hanno dato per scontato che da qualche parte ci fosse proprio quel complesso di edifici cadenti che la foto mostrava.

Forse  ci stiamo abituando a vedere la nostra città in stato di abbandono  e non ci chiediamo nemmeno se sia possibile cambiare questo stato di cose. Erba che può vantare un passato glorioso come meta preferita dell’élite milanese, che può vantare una posizione geografica che la pone al centro di un territorio di grande bellezza, non può essere lasciata morire nell’indifferenza di tutti.

Mi chiedo: se un immobile abbandonato diventa col tempo un pericolo potenziale per la comunità, non può essere espropriato? Quali mezzi ha la collettività per tutelarsi?

La tecnica non è mai solo tecnica.

Stamattina a Eupilio nella sede dei Padri Barnabiti, si è tenuto il solito incontro organizzato dal GRANIS di Erba per l’inizio dell’Avvento.

Il tema proposto è più che mai interessante ed attuale, anche se trae spunto dall’enciclica di Papa Benedetto XVI “Caritas in veritate” pubblicata dieci anni fa (con due anni di ritardo rispetto al previsto, perchè lo scoppio della crisi ha indotto il Papa a ripensare l’argomento tenendo conto della nuova situazione).

Il pensiero espresso in questa enciclica si richiama al concetto di Paolo VI di sviluppo integrale della persona e al concetto di ecologia integrale  di Giovanni Paolo II, tema quest’ultimo che verrà poi approfondito da Papa Francesco.

L’argomento su cui si è incentrato l’incontro odierno, “La tecnica non è mai solo tecnica”, ci interpella sul modo di interpretare lo sviluppo  da parte della Chiesa e dei cristiani: non c’è altro modo che rifarsi a come Gesù ha vissuto la carità, fondamento dell’azione ecclesiale.

Nel mondo attuale, dati i moderni mezzi di comunicazione che enfatizzano gli eventi, si corre il pericolo di lasciarsi trascinare dalle emozioni, che durano un attimo, senza però concretizzare azioni veramente efficaci.

Senza Dio l’uomo non sa dove andare e questo è vero anche in campo economico e sociale: se ci pensiamo come soli autori dello sviluppo, siamo destinati a fallire. L’approccio cristiano al tema dello sviluppo riconosce il valore del dono e della gratuità: la fraternità ha bisogno dell’economia del dono.

Il modello del consumismo come strada per la felicità è ampiamente fallito ed è piuttosto evidente che “La vita economica ….ha bisogno di leggi giuste e di forme di redistribuzione guidate dalla politica e inoltre di opere che rechino impresso lo spirito del dono”.

Anche grandi dirigenti di impresa oggi asseriscono che  non si può continuare perseguendo solo il massimo dei profitti: così facendo le ricchezze si concentrano sempre più in mano a pochissime persone e cresce l’ingiustizia sociale.

E’ necessario invece avere responsabilmente cura  delle persone e del creato:  tutto è creato da Dio e dobbiamo trovare Dio in tutto il creato.

Lo sviluppo è strettamente legato al progresso tecnologico, che libera l’uomo dalla fatica e migliora le condizioni di vita, ma la tecnica non è mai solo tecnica: essa esprime il desiderio dell’animo umano di superare i condizionamenti materiali, ma si corre il rischio di intenderla come elemento di libertà assoluta, senza limiti, come nuova ideologia. Spesso lo sviluppo dei popoli è inteso solo come problema tecnico ed è forse per questo che non si sono ottenuti risultati apprezzabili. Gli algoritmi e la robotizzazione non potranno risolvere tutti i problemi

Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune” (Caritas in veritate, 71).

A questo primo commento dell’enciclica è seguita una breve pausa e una discussione interessante su come realizzare concretamente i dettami dell’enciclica, sul modo migliore di coinvolgere anche i giovani nell’approcciare i problemi del mondo d’oggi, su come porre fine a logiche di sfruttamento ancora presenti nel mondo del lavoro, sulla mancata cooperazione coi paesi poveri. Ci si è poi soffermati sulla necessità che i cristiani si sentano impegnati a cambiare stile di vita nel rispetto dell’ambiente, senza aspettare che tutti lo facciano; ognuno di noi deve sentirsi impegnato in prima persona, senza alibi.

La Grande Muraglia Verde.

Noi che temiamo il cambiamento climatico e l’invasione dell’Europa da parte degli Africani (di questo qualcuno vuole convincerci, saremo forse “salvati” da entrambi questi incubi proprio dagli Africani?

grande-muraglia-verdeParrebbe di sì. Se in Asia troviamo la Grande Muraglia Cinese, unica costruzione umana visibile dallo spazio, in Africa stanno costruendo la Grande Muraglia Verde: una fascia di terra ai confini della zona desertica in cui vengono piantati da anni milioni di alberi e dove vengono coltivati ortaggi per l’alimentazione delle popolazioni locali. Si tenta così (e pare con successo) di fermare l’avanzata del deserto che costringe tanta gente a migrare verso terre più ospitali.

Questa opera sta creando posti di lavoro  e potrà produrre effetti benefici anche sul clima globale, contribuendo a diminuire la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera e quindi anche a ostacolare l’aumento dell’effetto serra.

Nell’articolo linkato sopra si dice che la Grande Muraglia Verde  è stata realizzata solo al 15% fino ad ora per mancanza di fondi; se davvero vogliamo fermare le migrazioni, cerchiamo di finanziare questo progetto e gli Africani, potendo vivere dignitosamente a casa loro, si guarderanno bene dal venire a farsi schiavizzare qui da noi.

Il Lago Che Non C’è.

In questi giorni di piogge intense ecco che riappare il lago fantasma di Via Lecco: il Lago Che Non C’è (nelle carte geografiche).

Si forma da qualche anno (probabilmente da quando una colata di cemento ha chiuso le vie di drenaggio sotterranee), quando le piogge diventano più abbondanti e subito accorrono le anatre selvatiche a popolarlo e a fare man bassa (forse si dovrebbe dire “becco basso”) di quanto il laghetto può  offrire.  Se arriverà presto il gelo, potremmo avere una seconda pista di pattinaggio sul ghiaccio proprio di fronte a casa.

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Poesia: Ottobrata.

ottobrataRidono tutte in fila le linde casette
ne’l dolce sole ottobrino,
quale colore di rosa,
qual bianca, come tante comari vestite
de’l novo bucato a festa.
 Su le tegole brune riposano enormi
zucche gialle e verdastre,
sembianti a de’ crani spelati,
e sbadiglian da qualche fessura
 uno stupido riso a ‘l meriggio.
Seduto su un uscio
un vecchietto sonnecchia
pipando, e un gatto nero gli dorme
tra i piedi.
Galline van razzolando intorno;
si sente il rumor de la spola
e d’una culla a ‘l ritmo
di lenta canzone; poi voci
fresche di bimbi, risa di donne;
 poi brevi silenzi,
Il bel vecchietto russa,
 inclinato su l’omero il capo
bianco, ne il sole. lo guardo
 la placida scena e dipingo.  (G. D’Annunzio)

Ho trovato questa poesia, che non conoscevo, e . che viene attribuita a D’Annunzio. E’ certo un D’Annunzio minore quello che avvertiamo in questa composizione  descrittiva: accanto all’attenzione per i particolari della scena, non si avverte nessun coinvolgimento emotivo dell’autore e quindi nemmeno chi legge prova emozioni. Per me non è vera poesia.

Se il clima che cambia non dipende da noi umani…

Bisogna sempre dare ascolto agli scienziati, perchè sono loro che studiano i fenomeni e cercano di spiegarceli.

orso-polare-cambiamenti-climaticiStamattina ho sentito un ambientalista spiegare che non si è ancora arrivati a dimostrare l’influenza dei comportamenti umani sui cambiamenti climatici: il clima terrestre infatti ha subito molte variazioni nel corso dell’esistenza del nostro pianeta, anche quando non era abitato da miliardi di esseri umani come ora. Potrebbe dipendere dal sole o da altri fattori non ancora individuati…  E se lo dice la scienza, dobbiamo crederci ….

Ma se le balene o le tartarughe muoiono con lo stomaco pieno di plastica, o se il petrolio devasta le coste del Brasile, o se siamo sopraffatti da montagne di rifiuti, non è certo colpa del sole.

La  bellissima manifestazione di ieri se non potrà fermare lo scioglimento dei ghiacciai, dovrà però indurre tutti noi ad adottare comportamenti più compatibili con l’equilibrio  ecologico del pianeta ….ricordiamocelo ….e ricordatelo anche voi ragazzi!

Greta e gli altri.

E’ opinione comune che i giovani non si occupino dei problemi del mondo che li circonda, ma, stando alle cronache che raccontano le manifestazioni per il clima svoltesi in tutto il mondo, verrebbe da dire che questo non è vero o almeno non è più vero.

Forse è questione di temi e quello dei cambiamenti climatici è indubbiamente  un tema di grande interesse soprattutto per i giovani: ne va del loro futuro, della possibilità di continuare a vivere su questo pianeta e il problema li riguarda da vicino.

Onore a Greta, che ha sollevato il problema e che ora sta costringendo i potenti del mondo a riflettere e a prendere finalmente dei provvedimenti concreti: il tempo stringe e non è più possibile  limitarsi a esporre belle intenzioni.