“Le guerre del futuro non saranno combattute per il petrolio o per i metalli rari…saranno guerre per l’acqua….. ”
Sapete cos’è il CETA?
Leggo sul sito “Mosaico di pace“…..
” Dobbiamo tutti mobilitarci perché questo Accordo non venga approvato. Il 5 luglio, al mattino, ci sarà un sit-in davanti al Senato e al pomeriggio una manifestazione indetta dalla Coldiretti davanti al Parlamento.
Per noi questo Trattato è “un gigantesco regalo alle multinazionali e un’ulteriore limitazione al ruolo e alle competenze di governi ed enti locali ai danni dei diritti e delle tutele di milioni di cittadini e consumatori”. Così lo definisce la deputata europea Eleonora Forenza.
Infatti, il CETA non prevede solo un’abolizione della quasi totalità dei dazi doganali (già molto bassi), ma soprattutto l’eliminazione di gran parte delle “barriere non tariffarie”, ovvero norme tecniche standard e criteri di conformità dei diversi prodotti di cui gli Stati si dotano per proteggere la salute, l’ambiente, i consumatori e i lavoratori. “Chi ha a cuore il futuro dell’agricoltura di piccola scala e della produzione alimentare di qualità-scrive Carlo Petrini – non può che sperare che l’Accordo venga rigettato.”
Informiamoci finchè siamo in tempo e facciamo sentire la nostra voce…
Se il sole diventa una minaccia…
E’ questa una torrida notte di inizio estate ….le temperature di questi giorni sono le stesse che qui in Brianza, fino a vent’anni fa, si registravano solo verso la fine di luglio, per una decina di giorni, e poi venivano i primi acquazzoni di agosto ad annunciare l’autunno incipiente.
Questo caldo fuori stagione e la siccità conseguente, sono segni del cambiamento climatico in atto, che potrebbe portare, a breve, a dover affrontare parecchi inediti problemi derivanti da condizioni ambientali nettamente sfavorevoli. Il sole a cui si deve la possibilità di vivere su questo pianeta, pare stia diventando ora una minaccia….
C’è chi, come Trump, ignora bellamente il problema in nome di grette ragioni economiche, ma c’è anche chi cerca soluzioni anche apparentemente un po’ strambe per schermare le radiazioni solari e rallentare il processo di riscaldamento della Terra.
Si tratta di creare artificialmente, spargendo nell’atmosfera degli elementi diversi, lo stesso effetto che producono certe colossali eruzioni vulcaniche, in grado di modificare l’azione dei raggi solari.
L’idea pare difficilmente realizzabile, ma dice quanto sia preoccupante la situazione attuale ……
Non uccidete il mare….
E’ una moda che non tramonta quella di criticare sempre e comunque le tracce dei temi per l’esame di maturità, ma la poesia di Caproni che hanno proposto quest’anno mi pare una scelta condivisibile.
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra»
L’uomo creato per essere custode delle cose belle della Terra è invece l’unico tra i viventi a metterne in pericolo l’equilibrio e la stessa sopravvivenza, solo per inseguire un miope profitto.
Siccità.
Al telegiornale si comincia a parlare di siccità e di incendi…… da troppo tempo le piogge sono molto scarse anche in questa zona della Brianza un tempo nota per la sua piovosità….speriamo di non dover arrivare alla situazione descritta qui di seguito da Carlo Sgorlon.
Tre operai di un cantiere si pigliarono l’insolazione lavorando tutto il giorno su un tetto, e passarono una settimana nel letto, l’occhio spento come quello del pesce pescato da dieci giorni.
Entrare in camera la sera faceva lo stesso effetto che ficcare la testa in un forno scaldato.
Anche il letto veniva subito a noia perché non si riusciva a dormire, e si passavano le ore a rigirarsi nell’umido del proprio sudore.
Appena giorno tutti correvano a spalancare le finestre per vedere se vi fosse qualche segno di pioggia vicina.
Macché. Il cielo era pulito come un vetro lucidato, e fin dal mattino tutto sbiadiva nella caligine della calura stagnante.
Poi la maledizione della mancanza d’aria cessò, e cominciò quella di un vento secco che spazzava via le speranze della pioggia.
La gente provò qualche refrigerio, ma per la campagna fu una novità micidiale.
Il grano-turco ingiallì completamente e la pannocchia appena creata si striminzì da stringere il cuore. La terra arsa si screpolò come il fondo di un lago prosciugato.
Tutti giravano per casa con gli occhi spiritati, la bocca spalancata, come giganteschi ranocchi che bramavano la pioggia nel pantano di uno stagno disseccato.
Le bestie sudavano e smagrivano nelle stalle.
Respiravano asmatiche, sdraiate sulle lettiere, e riacquistavano un filo di vitalità soltanto quando un famiglio le portava a bere alla fontana, sotto sera.
L’acqua del pozzo si abbassò di parecchi metri e fu necessario allungare la corda.
Non pioveva ormai da cinque o sei mesi.
Già due tagli d’erba erano andati perduti e il foraggio scarseggiava e costava carissimo.
I contadini più facili a scoraggiarsi cominciarono a far macellare gli animali, temendo di non sapere presto che cosa buttargli nella greppia.
Così le macellerie straboccavano di carne a basso prezzo, ma era un’abbondanza più triste di un funerale.
L’allarme, lo scoraggiamento dilagavano.
Ogni giorno si sentiva parlare di boschi incendiati, e di notte si vedevano le linee del fuoco avanzare e divorare i fianchi delle montagne.
Una sera con Neri.

Giampiero Neri, ieri sera, ad Arcellasco ha letto alcune sue composizioni che potremmo definire prosa poetica o poesia senza schemi espressivi. Il temaconduttore è quello della memoria dei luoghi in cui l’autore ha trascorso la prima parte della sua vita: Erba, i paesi vicini, i personaggi della sua infanzia.
Neri è infatti solo uno pseudonimo: il suo vero nome è Giampietro Pontiggia, nato a Erba, in via Majnoni, un giovedì di mercato del 1927. Ha la bellezza di novant’anni!!!!
La lettura dei versi è stata intervallata da brani musicali eseguiti da Marco e Dafne Colombo; la voce di quest’ultima è veramente splendida e Dafne sa modularla con sensibilità e bravura … peccato che a tratti il suono degli strumenti (in un locale dall’acustica non certo perfetta) sovrastasse la voce di Dafne, impedendo di apprezzarne in pieno le sfumature.
Molto divertente è stato il dibattito che è seguito alle letture: Neri, erbese di nascita, confessava di non sentirsi affatto milanese, nonostante i quasi 70 anni di permanenza in quella città, mentre tra il pubblico un anziano nato a Milano, ma residente a Erba, ricordava la sua milanesità. Ciò conferma quello che io stessa ho sperimentato: i luoghi in cui si vivono gli anni giovanili lasciano in noi un “imprinting” indelebile, che ci caratterizza per tutta la vita.
Come era prevedibile, le presenze allo spettacolo sono state davvero poche: ad Arcellasco la poesia non è molto seguita, nè apprezzata…. Peccato!
Spazio Aperto: Rinascita ( di Piera B.)
Da un paio di giorni non controllavo la cassetta delle lettere: tanto ormai anche le bollette arrivano via internet e non ci trovi altro che pubblicità. Ieri sera però ho dato un’occhiata e ho trovato una piacevolissima sorpresa! La mia cara amica Piera mi aveva lasciato un biglietto con una poesia deliziosa che trascrivo qui sotto.
Filo d’erba // sottile // brillante // tenero // fresco nel mio cuore, // meraviglia nei miei occhi.// Rinascita. // Enigma. // Solleciti i miei perchè // senza risposta.
Carissima Piera,
ti ringrazio per il bellissimo dono che mi hai fatto e ti ringrazio anche per aver saputo esprimere con parole semplici, ma con intensità e profondità, i sentimenti che provo anch’io, ogni anno, di fronte al risveglio della natura e soprattutto al pensiero di come la vita sia forte, tenace e allo stesso tempo così fragile. Credo sia una grande fortuna avere amiche che ti regalano poesie che sgorgano dall’anima. Ti abbraccio . Diana
I pericoli dell’ecologia!!! :-)
Stando qui a Londra (Greenwich), mi sono sempre chiesta come funzioni qui la raccolta dei rifiuti. Nei condomini c’è un locale in cui sono sistemati dei cassonetti e in alcuni c’è la scritta “riciclabili”; questi ultimi sono quasi sempre vuoti, mentre gli altri sono strapieni di sacchetti contenenti di tutto.
Ho letto che qui gli inceneritori sono dotati di sistemi meccanizzati per la separazione dei materiali riciclabili, ma quanto materiale riciclabile arriva ai punti di raccolta? E l’umido?
Ieri, spinta da un irrefrenabile impulso ecologista mi sono riproposta di tenere separati vetro, carta e plastica per gettarli nell’apposito cassonetto. Mentre ero intenta nell’operazione, due inquiline sono entrate per disfarsi di alcuni cuscini di un salotto; terminata l’operazione, io me ne sono andata, ma dopo pochi passi ho sentito che, dall’interno del locale una voce gridava: “Hello! Hello!”. Una delle due donne era rimasta chiusa nel locale dei cassonetti e non poteva più uscire!!!!!
Solo per un puro caso la stessa sorte non è capitata a me e ora capisco perchè tutti gettano con un lancio mirato i loro sacchetti stando sull’ingresso: per comportarsi da ecologisti bisogna avere qualcuno che ti tenga la porta aperta…..