A proposito di “ius scholae”.

Si sta discutendo di “ius scholae”, cioè della possibilità di poter ottenere la cittadinanza italiana se si è compiuto un ciclo di studi in Italia.

Io credo che se un bambino o una bambina  frequenta regolarmente la scuola, cresce insieme ai nostri ragazzi, impara la nostra lingua, conosce la nostra cultura e la accetta, ha tutto il diritto di sentirsi italian/a e di essere trattato/a come tale.

In caso contrario questi nuovi cittadini  cresceranno sentendosi sempre degli estranei, dei fuori posto, degli emarginati e può covare in loro un senso di ribellione verso la società che li tratta da “diversi”, col risultato di avere poi tra noi dei giovani arrabbiati e ribelli.

La nostra è una società che invecchia sempre di più ( nascono sempre meno bambini ) e poter contare sull’apporto di giovani contenti di contribuire al benessere comune può solo essere un bene per tutti noi.

Per saperne di più sui contenuti della proposta di legge,  cliccare QUI

Bambini deportati.

La guerra è un orrore da qualunque punto di vista la si consideri: è terribile pensare ai giovani militari e ai civili disarmati caduti sotto i bombardamenti, è altrettanto terribile pensare alle sofferenze e alle privazioni di chi  vede la propria casa e tutti i propri averi distrutti da bombardamenti insensati, ma fa rabbrividire ancora di più quello che si dice in questo articolo di “Avvenire”.

Il fatto di vivere in un paese in guerra toglie ai bambini ogni possibilità di andare a scuola, di giocare all’aperto, sono spaventati dalle distruzioni, dal fragore delle bombe e degli allarmi, devono affrontare la scarsità di cibo per l’interruzione dei rifornimenti e tutto questo è terribile anche se vissuto vicino ai propri cari.

Ma la deportazione dei bambini dai territori occupati in orfanatrofi russi ha per me qualcosa di diabolico. Non posso immaginare cosa sia per i bambini deportati sentirsi sradicati da ogni relazione affettiva: genitori, familiari, amici, casa, i propri giochi e le proprie abitudini, la propria lingua….

Credo che un tale crimine possa essere concepito solo da uno Stato totalitario, senza nessun rispetto per i diritti umani, diretto da persone  spietate.

Passeggiata mattutina sul lungolago di Lecco.

La mattina l’aria in riva al lago è più fresca e di questi tempi profuma di tiglio, inoltre c’è qualche posto in più per parcheggiare e i vialetti non sono così affollati come nel pomeriggio.

IMG-20220706-WA0002E’ perciò stata una bella passeggiata quella fatta insieme a Davide, impressionante però il livello dell’acqua del lago: credo sia più di un metro sotto il livello degli altri anni; affiorano scogli mai visti  e le spiaggette si sono moltiplicate, ma sono spiaggette cosparse di rifiuti in parecchi punti.

Facevo proprio questa considerazione ad alta voce, quando è passata lì accanto una distinta signora dall’aspetto gentile: anche lei ha espresso la sua tristezza e la sua preoccupazione per lo stato di salute del lago. Da lì abbiamo cominciato a chiacchierare e così abbiamo riscontrato che abbiamo una conoscenza in comune e da questo ho desunto che fosse stata un’insegnante:  era proprio quella la sua professione, che però ha dovuto abbandonare anzitempo per gravi problemi al ginocchio, già operato due volte. Per questo viene a passeggiare sul lungolago, dove le numerose panchine consentono frequenti pause e io la capisco bene …anch’io ho fatto molte pause durante la passeggiata…

 

Concerto d’estate.

E’ stato forse un brevissimo quanto violento temporale (proprio all’ora di inizio dell’evento) a trattenere in casa gli Erbesi ieri sera.

La tanto agognata pioggia ha infatti inzuppato mio nipote Davide e me mentre dal parcheggio ci recavamo al Teatro Excelsior. Il contrattempo però non ci ha impedito di goderci il bellissimo concerto offerto da ben tre scuole di musica diverse dirette ottimamente da una direttrice, di cui mi sfugge il nome.

Erano tanti ragazzi di età diverse, ma sembravano “navigati” professionisti e i brani di musica classica eseguiti (Mozart, Salieri, Delibes, Bartok ..) non erano certo semplici.

Gli applausi entusiastici del pubblico (come già detto piuttosto scarso per l’importanaza dell’evento) hanno sottolineato il gradimento e l’apprezzamento dei presenti per un momento veramente piacevole, che fa ben sperare per il mondo della musica.

Davanti a noi erano sedute due bambine di forse 8/9 anni: hanno seguito il concerto con grande attenzione: mi hanno detto che anche loro suonano uno strumento e che sperano presto di poter salire anche loro su un palco e suonare insieme a tanti amici.

 

Polemiche? Quando mai…

Il Giornale di Erba ha ripreso il mio post sugli auguri alla vicesindaco neo eletta, dicendo che ha fomentato una serie di polemiche e di commenti; smentisco categoricamente: il post ha avuto certo più di 200 visualizzazioni, ma due soli commenti su facebook: uno che condivide gli auguri alla città, astenendosi da altri commenti e uno di un’esponente della maggioranza che, dopo aver criticato la mia posizione (del tutto rispettosa per la persona, sottolineo), ha però poi messo un like alla mia replica in cui chiedevo di integrare il CV pubblicato dal Comune con le  modifiche intervenute eventualmente nel tempo.

Quindi nessuna polemica e soprattutto il PD non c’entra per nulla: il post è un’iniziativa di nonna on line e basta e il mio obiettivo non era una persona ma un modo di gestire le cariche: si va più per amicizia che per competenze?

P.S. per evitare coinvolgimenti del PD ho rassegnato le mie dimissioni dal direttivo del Circolo di Erba.

 

Poesia: Di Luglio (G. Ungaretti)

Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.

Pare proprio la descrizione di questa estate così arida che “beve” i nostri fiumi trasformandoli in nastri sassosi cosparsi di detriti mai rimossi  e rifiuti vilmente abbandonati. Solo qua è là una mesta pozzanghera offre rifugio a rane solitarie.siccità 2

BREVE STORIA DEGLI ORATORI PARROCCHIALI

Come ho già avuto modo di scrivere, stiamo allestendo una mostra sulla storia dell’oratorio di Arcellasco, ma mi è sorta una domanda: come sono nati gli oratori? Ecco la risposta di Wikipedia opportunamente sintetizzata.

Inizialmente gli oratori erano piccoli luoghi di culto dove i fedeli si riunivano a pregare (il termine deriva appunto dal latino orare, pregare).

Il primo oratorio nel senso moderno fu creato da san Filippo Neri intorno al 1550, con l’intento di creare una comunità di religiosi e laici unita in un vincolo di mutua carità sullo stile degli apostoli. Le finalità dell’oratorio di San Filippo Neri (primo oratorio) erano quelle della preghiera, coinvolgendo uomini comuni e di cultura nella lettura della Bibbia, e dell’educazione dei ragazzi.

Sulla scia di Filippo Neri, nacque l’idea di Giovanni Bosco.

Nel 1841 incontrò dei giovani nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino per il primo di una serie di incontri di preghiera. La sua passione educativa per i giovani lo portò ad avvicinare sempre più ragazzi, tra i quali Domenico Savio. I primi affollati incontri non avevano un posto fisso. Solo nel giorno di Pasqua del 1846 l’Oratorio si stabilì sotto una tettoia con un pezzo di prato, la tettoia Pinardi a Valdocco.

Dall’esempio di Don Bosco, l’Oratorio è diventato sempre più luogo di aggregazione e formazione, sia religiosa sia umana. Le strutture si sono attrezzate e ingrandite, oltre a diffondersi per tutta Italia, con maggior diffusione nel Settentrione. In particolare l’arcivescovo di Milano card. Andrea Carlo Ferrari promosse la creazione di un oratorio maschile e di un oratorio femminile in ogni parrocchia.

Dal 2001 una serie di provvedimenti legislativi nazionali e regionali ha riconosciuto la «funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori parrocchiali», promuovendo quindi la costruzione e la ristrutturazione delle strutture oratoriali.

Nel 2013 la CEI ha pubblicato la nota pastorale del valore e la missione degli oratori nel contesto dell’educazione alla vita buona del Vangelo dal titolo Il laboratorio dei talenti, primo documento nazionale del suo genere sul tema degli oratori in Italia

Nella nostra diocesi gli oratori sono coordinati nella F.O.M. (Federazione oratori Milanesi) guidata da don Stefano Guidi che ci ha onorato della sua presenza il 17 giugno scorso.

Da “Furore” di Jhon Steinbeck: La siccità.

Nie notiziari di questa mattina imperversa il tema della siccità, che sta disseccando fiumi e laghi con gravi ripercussioni sulle attività agricole e, in prospettiva, sulla vita di tutti noi.

Nel romanzo “Furore” di Steinbeck, la siccità è uno dei fattori (assieme al sistema bancario senza anima) della rovina della famiglia Joad. Ecco come lo scrittore americano la racconta:

“….verso la metà di giugno le nuvole del cielo, alte, pesanti, gravide di pioggia, si mobilitarono nel Golfo ed iniziarono la loro marcia di invasione nel Texas. Gli uomini nei campi levavano gli occhi verso di esse e annusavano l’aria e rizzavano dita bagnate di saliva per ragguagliarsi sulla provenienza del vento. Le nuvole passando lasciarono cadere parte del loro contenuto e s’affrettarono ad invadere altre contrade, lasciandosi alle spalle il cielo pallido come prima e il sole feroce, e nella polvere crateri pieni d’acqua, e nei campi di granturco chiazze rinverdite.

Passate le nuvole arrivò un venticello che, sospingendole verso settentrione, faceva mormorare sommesso il granturco annaffiato. Passò un giorno e il vento aumentò di intensità e di costanza. La polvere s’alzò dalle strade e coprì le ortiche dei fossi e si spinse anche addentro nei campi di granturco.

Il vento si fece impetuoso e si accanì nel rodere la crosta lasciata dall’acqua nei campi. A poco a poco il cielo si oscurò, perchè il vento continuando a raschiare la crosta metteva in libertà la polvere e se la portava via, insieme con frotte di foglie morte e fili di paglia. Il sole splendeva rosso nell’aria oscura e fredda. Una notte il vento impazzò, zappò furiosamente la terra attorno alle radici del granturco, e il granturco si mise a lottare per difesa contro il vento agitando le sue foglie indebolite, ma nella lotta le radici risultarono denudate dalle zolle di terra protettrice e ogni pianta risultò inclinata nella direzione del vento.

Da Furore di John Steinbeck.