La storia che ha raccontato Marco meritava tutta l’attenzione possibile e per questo non ho voluto appesantirla con le considerazioni, che questa storia mi suggerisce.
Quante donne morivano allora di parto per le scarse cure e per le troppe fatiche? E che infanzia avranno vissuto Santo, il suo fratellino e la sorellina appena nata, dopo la morte prematura della mamma?
Ma l’infanzia durava ben poco allora, se a 11 anni si andava in fabbrica o a lavorare nei cantieri, così come durava poco l’adolescenza.
Oggi a 19 anni i ragazzi sono ancora impegnati negli studi, a progettare il loro futuro, protetti ancora (e spesso troppo) dalla famiglia. Santo invece ha dovuto indossare una divisa, impugnare delle armi, pensare a uccidere per non essere ucciso, lottare contro i disagi più atroci: il freddo delle steppe russe, la fame, la stanchezza mortale che ti induce a fermarti, ma sai che fermarsi vorrebbe dire la fine di tutto. E Santo ce l’ha fatta, ma solo per essere deportato nuovamente e poi la “scelta” di raggiungere i partigiani. Certo erano scelte dettate dalla necessità incombente di schierarsi, non si poteva restare neutrali e il coraggio te lo dovevi far venire per forza.
Ecco, riflettendo su storie come questa, sembra quasi impossibile che la gente non voglia più sentir parlare di Unione Europea: se i giovani di oggi possono viaggiare liberamente da un paese all’altro, se possono studiare e vivere la loro gioventù senza l’incubo che un qualsivoglia contrasto fra paesi europei scateni una guerra sanguinosa, lo dobbiamo a questi 60 anni di percorso verso l’UE che rendono anacronistico e impensabile (almeno si spera) un ricorso alle armi per risolvere problemi tipo Brexit.
La forzata inattività porta inevitabilmente con sé anche disturbi nel ritmo del sonno e la notte appena trascorsa è stata veramente interminabile….. trascinare una gamba ingessata e dolorante in infinite evoluzioni tra le coperte in cerca di un posizione “comoda” è cosa che non induce a pensieri rosei.
E’ così che ho passato la notte con la sgradevole compagnia dei fatti più incresciosi riportati ieri dalle cronache: ho rivisto centinaia di volte il gesto profondamente vigliacco e crudele di quel triestino (vicesindaco?) che gettava in un cassonetto le coperte di un clochard e accompagnava questa sua prodezza con un tweet carico di disprezzo. Mi dispiace non aver studiato diritto: a quest’ora saprei se quel prode cittadino potrebbe essere denunciato per appropriazione indebita o furto o qualche altro capo di imputazione…..
Un’altra immagine che mi ha perseguitato è stata quella della stazione di Roma in cui erano state allestite 30 brandine per ospitare i senzatetto vista la notte particolarmente gelida, ma solo alcune erano state occupate. Fuori premevano per entrare alcuni immigrati, ma qualcuno ha impedito loro di entrare in stazione e le brandine vuote sono state smantellate….Nella città di Roma!!!!!! Cose così non si erano mai viste…..
E da ultimo è venuto il battibecco virtuale con un onorevole leghista che ha pubblicato su Facebook degli slogan, attribuendone falsamente uno al PD: non c’è nulla che mi irriti di più di chi attribuisce ad alti intenzioni e pensieri mai espressi…..è così che allo slogan leghista “prima gli Italiani” ho commentato parafrasando un altro slogan: Primo: restare umani. Si è così innescato un breve battibecco da tastiera in cui alla fine ho fatto presente che l’ esibizione muscolare della Lega di questi giorni pare spropositata: alla fine dei conti rappresenta poi solo il 17% dei votanti…fino a nuove elezioni…
Facebook di questi tempi poi mette a nudo una umanità talmente sconvolgente nella sua ottusità che penso di starne alla larga stasera … forse la prossima notte potrò chiudere gli occhi almeno per un po’…
Segnalo questo articolo che meglio di tante manifestazioni esteriori rappresenta il vero Spirito del Natale.
In Bosnia-Erzegovina, la guerra atroce, che più di venti anni fa ha seminato morte e distruzione, ha lasciato tracce evidenti di un odio che persiste: ogni etnia ha programmi scolastici diversi, testi diversi, studia in lingue diverse e anche le stesse strutture scolastiche sono divise in aree separate da reti metalliche.
Ora sono i ragazzi stessi a chiedere di abbattere questi steccati per costruire una società multiculturale capace di convivere pacificamente.
Questo è davvero un segno di speranza: forza ragazzi!
Ieri sera alla riunione del PD erbese sono venuta a conoscenza di cose molto interessanti, come ad esempio lo strano contratto che lega la municipalità ai gestori del centro sportivo Lambrone e come si intendano costruire altri centri commerciali ….
Proprio ieri leggevo che negli Stati Uniti i grandi centri commerciali ora sono tutte aree dismesse…sono vuoti, non ci va più nessuno e sono stati chiusi.
Il mondo cambia in fretta e le vendite via internet hanno costretto al fallimento i grandi magazzini che noi vogliamo costruire ora e che fra qualche anno non serviranno più a nessuno….pensarci prima non guasterebbe…
Un po’ di tempo fa scrivevo questo post in cui esprimevo il disagio di certi viaggi in treno e me ne sono ricordata stasera andando alla conferenza sui trasporti nell’erbese.
In questa conferenza ho potuto constatare che la situazione non è affatto migliorata, anzi forse si è aggravata per il disinteresse della regione che forse ritene marginale il nostro territorio. Basti dire che da mesi i pendolari usufruiscono di uno sconto sull’abbonamento per i continui ritardi dei convogli dovuti ai motivi più disparati: solo un treno su quattro arriva in orario
Ho imparato questa sera che esiste un’Agenzia per il TPL (Trasporto Pubblico Locale) che si occupa di monitorare tutta la rete dei trasporti ferroviari e su strada della zona Como, Varese, Lecco. Da questa agenzia vengono alcune proposte che mi sono parse interessanti, tra queste l’attivazione di una linea ferroviaria Erba-Merone-Como, che potrebbe togliere traffico automobilistico dalla statale sempre troppo intasata con tempi di percorrenza biblici per fare pochi chilometri.
E’ stata una serata ben riuscita: c’era parecchia gente (e, incredibile a dirsi, anche molti giovani!!!) e ci sono stati anche numerosi e interessanti interventi da parte del pubblico presente. Speriamo che le proposte presentate possano andare a buon fine e non restino solo parole al vento….
Vivere in una piccola città ha molti vantaggi per quel che riguarda la qualità della vita: tutto è più a misura d’uomo…. Ma c’è anche il solito immancabile altro verso della medaglia: in una grande città i servizi pubblici ti consentono spostamenti più veloci e capillari, qui a Erba e dintorni, se non hai l’auto ti trovi troppo spesso in grosse difficoltà. Ne sanno qualcosa i numerosi pendolari che si servono delle Ferrovie della Nord o gli studenti che devono raggiungere Como o Lecco, per non dire Cantù…
E’ proprio per affrontare queste problematiche che si è pensato a una conferenza su questo tema spinoso. Vi attendiamo numerosi!!!
L’incontro promosso dal Granis di Erba come ogni anno all’inizio dell’avvento, inizia con la lettura di una serie di brani tratti dalla “Populorum Progressio”: il tema dell’incontro è infatti la figura di Papa Paolo VI, recentemente elevato agli onori degli altari.
Note biografiche: Giovan Battista Montini nasce nel 1897 a Concesio, un piccolo centro vicino a Brescia, da una famiglia benestante; il papà è avvocato e viene eletto deputato nel Partito Popolare. Cresce in un ambiente di sicura osservanza cattolica e di culura elevata, ma ha salute cagionevole e per questo non sarà chiamato alle armi durante la Grande Guerra. Nel 1920 viene ordinato sacerdote e ben presto viene inviato nella Nunziatura di Varsavia. Tra il 1924 e il 1933 è alla guida della FUCI (prima quella lombarda e poi quella nazionale) ed è in questo periodo che si rende conto della necessità di formare laici preparati culturalmente e politicamente. Si scontra col fascismo per le continue ingerenze nelle università e nella cultura. Viene costretto a dimettersi dalla FUCI per contrasti con alcuni membri della Curia Romana, poco propensa alle innovazioni. Nel 1937 viene nominato sostituto alla Segreteria di Stato vaticana e qui comincia la sua collaborazione col futuro papa Pio XII. Nel 1954 viene nominato Vescovo di Milano ed è qui che impara a conoscere la realtà vissuta dalla gente comune, la povertà degli immigrati e la vita difficile degli operai: visiterà più volte Sesto San Giovanni, che veniva allora definita la Stalingrado d’ Italia; dà il via al “Piano Montini” per la costruzione di nuove chiese nelle zone di recente urbanizzazione e indice una missione che vede impegnati 1288 sacerdoti, per contrastare la crescente scristianizzazione della società. Nel 1963 viene eletto Papa col nome di Paolo VI e porta avanti il Concilio Vaticano II indetto dal suo predecessore Papa Giovanni XXIII. E’ il primo papa che parla all’ONU dove fa risuonare alto il suo grido “MAI PIU’ LA GUERRA!!!”. E’ il primo papa che viaggia per il mondo per sottolineare l’universalità della Chiesa di Cristo e da questi suoi viaggi deriva la consapevolezza degli squilibri inaccettabili tra popoli ricchi e popoli poveri, consapevolezza che ispira la sua enciclica “Populorum Progressio”.
Qui si conclude la prima parte della biografia di Paolo VI (la seconda parte verrà ripresa nell’incontro del prossimo 17 marzo) e si procede a commentare l’enciclica al centro di questo incontro.
Pope Paul VI leaves the Basilica of the Annunciation in Nazareth after celebrating a mass, on January 05, 1964, during his visit to the Holy Land. It is the first visit ever of a pope to the Holy Land (Jordan, Israel, Jerusalem and the Palestinian territories).
In essa si afferma con forza il concetto che lo sviluppo non può essere solo economico, ma deve essere uno sviluppo integrale; si afferma che la sfida non è avere di più, ma promuovere la capacità di pensiero, lo sviluppo solidale dell’umanità fondato sul dialogo, sulla giustizia, sulla pace, sulla fraternità: i popoli più avanzati devono prendere per mano quelli più poveri e accettare di destinare un po’ delle loro ricchezze a favore di chi è nel bisogno. Negli appelli finali si afferma che il mondo soffre per mancanza di pensiero.
A questo punto il nostro relatore, Don Walter Magnoni, interrompe la sua riflessione e ci pone una domanda su cui soffermarci durante il breve intervallo: -Cosa dice Paolo VI al mondo di oggi?
Nella seconda parte del convegno, ci sono molti interventi dei presenti volti a sottolineare diversi punti della riflessione mattutina: la necessità di ritornare a formare le coscienze, di abituare i ragazzi delle scuole a pensare, a rendersi conto che , oltre ai diritti, abbiamo anche dei doveri cui non ci possiamo sottrarre; l’esempio di coraggio datoci da Papa Montini nell’affrontare la solitudine delle decisioni difficili e nel rompere consuetudini consolidate, coraggio che dovremmo dimostrare anche noi oggi di fronte a situazioni inaccettabili (come la chiusura del centro di accoglienza di Como); l’attualità della figura di Paolo VI. L’ultimo intervento, quello di Enrico Ghioni merita di essere ripotato più ampiamente: “Paolo VI, ha detto Enrico, è il punto di svolta per capire il nostro tempo. La povertà dà fastidio, disturba le coscienze e da ciò dipendono le distorsioni cui assistiamo oggi in campo sociale e politico. L’avarizia, si legge nella Populoruma progressio, è forma di sottosviluppo morale e le politiche di discriminazione di oggi sono una forma meschina di avarizia. Nella gestione della cosa pubblica non si può improvvisare e invece oggi ogni proposta di riforma è frutto di improvvisazione ed ha il solo fine di vincere la prossima tornata elettorale; si procede per slogan e non per logica riflessione”.
Il relatore, dopo aver commentato i vari interventi, si è soffermato su come la pastorale sociale della Diocesi di Milano è stata portata avanti dai vescovi del dopoguerra fino ad oggi. E’ sempre più necessario trovare il tempo per pensare, valutando bene le conseguenze anche a lungo termine delle decisioni prese.
Questo incontro del Granis è stato tra i più interessanti cui io abbia partecipato, per cui agli organizzatori e al validissimo relatore va il mio più sentito ringraziamento.