Cartoline Brianzole: Cesano Maderno e il Palazzo Arese Borromeo.

Avevo sempre visto solo una parte periferica della città di Cesano Maderno e la giudicavo una città anonima e grigia; stamattina invece ne ho potuto vedere il centro e soprattutto ne ho potuto ammirare il parco pubblico , già splendido giardino all’ italiana del Palazzo Arese-Borromeo, che lo domina in tutto il suo splendore.

Cliccando Qui potrete trovare ogni notizia utile in caso voleste visitarlo: orari di apertura e brevi cenni storico-artistici.

Gemellaggio ROLO-COGLIATE: una bella festa!!

Dopo i 19 gradi di tre giorni fa, oggi nel primo pomeriggio qui il termometro segnava 5 gradi, soffiava un vento gelido e pioveva a dirotto. Nonostante ciò è stata una bellissima giornata e vi racconto perchè.

A Cogliate, un piccolo centro della Brianza, oggi si celebrava il gemellaggio con Rolo, il paese in cui sono nata e in cui ho trascorso i miei primi 23 anni. Non potevo perdermi l’ occasione di incontrare mia figlia , tutta la sua bella famiglia e anche qualche vecchia conoscenza. E’ così che guidata dal Tom-tom sono arrivata in quel paese che non avevo mai sentito nominare prima. Ho faticato un po’ a trovare il grande tendone in cui ospiti e ospitanti stavano consumando allegramente il pranzo , ma alla fine ci sono riuscita. Ho potuto lì incontrare e abbracciare i miei nipotini e i loro genitori, poi ci hanno raggiunto anche mio figlio, mia nuora e il piccolo Giovanni , ma il tempo era veramente terribile in quel momento e la loro visita si è in breve conclusa.

Mentre si protraeva il pranzo, il maltempo ha concesso una breve tregua e i bambini si sono potuti sgranchire le gambe sul piazzale del santuario lì vicino. E’ stato lì che ho incontrato alcune vecchie conoscenze, che, devo dire, io ho riconosciuto immediatamente, mentre loro hanno stentato un po’ (può darsi che ciò sia dovuto al fatto che son passati quasi cinquant’ anni?…Mah!!). Grazie a una di queste vecchie amiche, ho avuto modo di conoscere anche il sindaco attuale di Rolo: una donna molto stimata da tutti i suoi amministrati ed ho avuto anche il piacere di scoprire che è una lettrice di  questo mio blog!!!! Ne sono molto lusingata.

Il momento clou della giornata è stata la premiazione dei disegni eseguiti dai bambini delle scuole primarie dei due paesi gemellati. Anche Davide è stato chiamato a salire sul palco per essere premiato: ha stretto la mano al sindaco di Cogliate e poi ha tenuto ben in mostra  il suo pacco-dono con aria trionfante. E’ stato un momento di grande gioia per tutti noi.

A riscaldare ulteriormente l’ ambiente , già cordialissimo, ci ha pensato il trio rolese dei “Cantabali” . Quando li ho visti esibirsi mi pareva che almeno due di loro non fossero facce nuove, ma non riuscivo a mettere a fuoco i miei ricordi; quando però ho sentito i loro soprannomi ecco che si è squarciato il velo che mi offuscava la memoria: erano Sardèla e Giuben!!! Il primo abitava poco distante da casa mia quando ero una bambina e l’ altro era nientemeno che il mio primo compagno di giochi, quello che la mattina in estate mi veniva a chiamare per andare a giocare “sòta ai pom”. Era proprio Erminio!!! Ora , invecchiato anche lui  come me, canta in questo brillantissimo trio musicale; il  repertorio è fatto di canzoni italiane  ever-green , di canzoni dialettali e di divertentissimi scherzi musicali . La loro esibizione ha riscosso un vero meritatissimo successo. Bravi Cantabàli!

A questo punto era ormai tardi , io ho dovuto riprendere la via del ritorno e , mentre guidavo, mi sentivo presa da un senso di gratitudine per i Cogliatesi , che avevano saputo organizzare una così bella festa.

Cime ineguali…..innevate.

E’ stata una giornata strana oggi: stamattina una gran nebbia come se ne vedono di rado da queste parti; poi oggi pomeriggio un sole splendido ha messo in risalto il colore del cielo limpido contro cui si stagliavano le cime dei monti, qui attorno, tutti con le cime coperte di neve. Era una vera meraviglia.
Se qualcuno stava sorvolando in aereo questa zona, avrà certamente potuto godere di una vista simile a quella della foto.

UTE: Ozanam e Petrarca.

Ore 15: Ozanam (soc. di S. Vincenzo) don Ivano Colombo.

“*Bisogna quindi formare un’associazione di mutuo incoraggiamento per i giovani cattolici, dove si trovi amicizia, sostegno ed esempi, dove si possa trovare un simulacro della famiglia religiosa nella quale si sia stati nutriti. Il legame più forte è la carità: e la carità non può esistere nei cuori di più senza espandersi all’esterno. La fede e la virtù non hanno bisogno dell’associazione per conservarsi, ma solamente per svilupparsi. Occorre che ci siano contatti più frequenti, che ci diano una lodevole emulazione per il bene, e che ci rendano comunque la gioia dei successi di ciascuno. (A Leonce Curnier, 4 novembre 1834, p. 41).
*La carità non deve mai guardare dietro di sé, ma sempre avanti poiché il numero delle sue buone opere passate è sempre troppo piccolo e perché infinite sono le miserie presenti e future, che essa deve alleviare. (A Leonce Curnier, Parigi, 23 febbraio 1835, p. 48).”

Sono due citazioni tra le tante che si possono trovare su Wikipedia alla voce ” Frederic Ozanam – citazioni”.
Ozanam è il fondatore delle Società di S. Vincenzo ancora oggi molto diffuse. Era nato a Milano nel 1813, dove la sua famiglia era arrivata al seguito di Napoleone, ma tornò ben presto in Francia dove studiò legge e letteratura. Giovanissimo cominciò a interessarsi delle condizioni di vita degli abitanti delle periferie e cercò di organizzare gruppi di giovani che potessero dedicarsi a sollevare le sofferenze dei più poveri. Aveva capito che la Chiesa ufficiale continuava ad arroccarsi in difesa di privilegi ormai fuori dal tempo e non si accorgeva dei cambiamenti che si stavano verificando nelle società in seguito all’ industrializzazione . Ozanam si proponeva di fare da anello di collegamento tra la società del suo tempo e la Chiesa.
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Ore 16: “Il Canzoniere” di Petrarca. (Prof. Galli)

Unica opera del Petrarca in lingua volgare, il Canzoniere è frutto di un lavoro di revisione e di perfezionamento che durò tutta una vita, sempre alla ricerca della perfetta armonia delle parole e del loro ritmo. Al centro di quest’ opera non è Laura, ma il tormento interiore del poeta. Egli trae la sua fonte di ispirazione dall’ antica letteratura classica:infatti studiò a lungo Orazio, Tibullo, Catullo, ma anche la Bibbia e S. Agostino. Usa un linguaggio letterario ed elegante, che resterà per secoli il modello per i poeti italiani ed europei. Anche Leopardi che pure rivoluzionerà il linguaggio poetico risente della sua influenza, così anche Saba.

Ricopio qui uno dei sonetti più famosi del Petrarca , con relativa breve spiegazione.

SOLO E PENSOSO…

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human la rena stampi

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve6 sappian7 di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so, ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.

In questo sonetto (il trentacinquesimo del Canzoniere) scritto da Petrarca prima del 1337, la solitudine è descritta come la situazione più congeniale al tormento amoroso del poeta: egli rifugge lo sguardo altrui, al quale il proprio sentimento risulterebbe manifesto, e, prediligendo l’immensità della natura, cerca invano un riparo alla propria passione

UTE: Erba: i suoi treni e le sue stazioni.

Oggi è stata una giornata particolare all’ UTE:  Alberto Ripamonti e la prof. Alberta Chiesa ci hanno illustrato il libro” Erba, i suoi treni e le sue stazioni”. E’ un libro nato dalla passione di un ragazzo per la storia della sua città e per la storia dei treni, passione che lo ha spinto a ricercare documenti, fotografie e mappe , a studiarli e riordinarli. Riuscì a realizzare il sogno di pubblicare un libro “Cento anni fa…la tramvia Como-Erba”, ma poco dopo Stefano muore improvvisamente lasciando la famiglia nello sconforto.

Papà Alberto, per amore di Stefano, ha continuato il suo lavoro di ricerca  ed ora  ha pubblicato “Erba: i suoi treni e le sue stazioni”.

Molto interessanti le foto e i documenti ( risalenti alla fine dell’ 800/primi del ‘900), che ci mostrano la nostra città quando era divisa in tanti piccoli comuni , spesso in concorrenza tra loro. Vedere un sentiero sterrato in aperta campagna e rendersi conto che quella  oggi è la principale via del centro città , ti dà la misura degli enormi cambiamenti che sono intervenuti in poco più di un secolo.

Tutti i presenti hanno seguito  con particolarissimo interesse e con molta emozione la presentazione di un libro costruito con rigore scientifico e scritto col cuore.

Risveglio autunnale.

Dalla mia finestra

Mi risveglio in una mattinata tipicamente autunnale: una pioggia leggera e insistente cade silenziosa e monotona, mentre una nebbia sottile offusca il panorama.

Questa nebbia ha uno strano effetto tridimensionale: mette in evidenza la distanza degli elementi del paesaggio, infatti dagli strati bassi, più densi, affiorano le cime degli alberi e delle case in modo che quelli più vicini appaiono  come ombre più nette e più scure mentre le altre sagome diventano via via più sfumate man mano che la distanza si fa più marcata.

Il tagete solitario.

Nell’ orto restano malinconiche piantine di pomodoro con  frutti che non matureranno mai e nel giardino un tagete gigante, seminato forse troppo tardi, si  ostina a mostrare l’ unico fiore, che è riuscito a sbocciare, e tanti boccioli, da giorni in vana attesa di un raggio di sole che li convinca a  fiorire. Lì accanto le belle di notte, ingannate dalla mancanza di luce, non si sono ancora chiuse.

E’ già mattino inoltrato, ma in casa è buio e dovrò decidermi ad accendere le luci….. siamo ormai in pieno autunno, stagione che amo nelle giornate di sole per i suoi colori , ma che in giornate come questa fa venire un po’ di malinconia.

Cartoline Brianzole: Lago di Garlate.

“Quel ramo del lago di” ….Lecco , una volta passato sotto i ponti che danno accesso alla città, ridiventa fiume Adda, ma subito dopo, quasi non sopportasse il restringersi del suo letto, si allarga a formare quello che viene chiamato Lago di Garlate.  Sulla sua riva sinistra corre una nuova pista riservata ai pedoni e ai ciclisti e lì ieri ho camminato a llungo chiacchierando piacevolmente con un’ amica. E’ stata una bella giornata , visto che il tempo era bellissimo e il panorama incantevole.